di Valentina Tatti Tonni
Non insegnate ai bambini era
una canzone scritta e interpretata nel 2003 dal cantautore Giorgio Gaber che
auspicava nei fanciulli la coltivazione di valori e non vecchie illusioni.
Il
miraggio di una mafia buona da difendere può rientrare in un antico credo. Nella
corte criminale dei territori avvelenati dalle mafie resta alto il pericolo di
insegnare ai bambini un tipo di cultura amorale che distorce la realtà nei suoi
significati originari. È per questo che il messaggio di legalità che sempre più
persone si stanno prendendo in carico di portare avanti è fondamentale.
Parlarne, scriverne. Non isolare né aiutare con il silenzio il costante
tentativo di delegittimazione di giornalisti, cittadini, magistrati e
imprenditori che, in divenire, stanno lottando. Giornalisti come Paolo
Borrometi, “solo un ragazzo” che per inseguire il sogno di un giornalismo libero e
democratico vive da cinque anni sotto scorta, il regime di tutela imposto dallo
Stato che garantisce l’incolumità e la non-vita a chi semplicemente con il
proprio lavoro ha scelto di non voltarsi dall’altra parte. La guerra di questi
combattenti armati di penna e inchiostro non ha ancora trovato il suo epilogo.
Dall’ormai tristemente noto periodo delle stragi avvenute negli ultimi
trent’anni del Novecento che ha lasciato sulla strada centinaia di cadaveri, lo
Stato, nel sangue sgomento, ha compreso troppo tardi la gravità del fenomeno
mafioso e altrettanto troppo tardi ha reagito. Il libro Un morto ogni tanto è allora sinonimo di possibilità, ci consegna
nelle mani una storia e l’idea che tutto possa ancora essere cambiato anche
attraverso le scuole, in cui l’autore si reca spesso a portare la sua
testimonianza.
Se dal
bagno penale di Favignana i codici della maffia
non sono mutati, lo è però la maschera dietro la quale essa si cela per
potersi meglio infiltrare negli affari dell’economia legale. Ha riposto la
coppola e la miseria, ma non la violenza che ne contraddistingue le gesta. Si è
dotata di colletti bianchi per transazioni sempre più sofisticate e con il
ricatto, la beffa, la minaccia e il pizzo tiene in pugno quegli amministratori
locali e quelle genti troppo spaventate per denunciare il malaffare ovunque esso
si trovi. Borrometi lo sa e cavalca l’onda delle ingiustizie contro "Cosa nostra".
La sua ricchezza sta nel trasformare la paura che è oltraggio alla libertà in forza,
rifuggendo le etichette eroiche non per modestia ma perché ritiene come ogni
uomo integro della propria coscienza che la legalità non è un concetto astratto
e che il giornalismo è un dovere. La sua forza è il sentimento che chiunque gli
sia accanto ispirato sente di dover fare proprio, al riparo da chi sostiene
ancora contro tutte le evidenze che la mafia non esista. Con una scrittura
semplice e incisiva, il giornalista ragusano spinge il lettore oltre il velo di
Maya di ciò che ha reso la sua battaglia “invisibile”, ripercorrendo quelle
inchieste causa delle condanne a morte che uomini senza onore gli hanno
promesso. Inchieste per cui è stato ed è tuttora minacciato, pezzi di giornale
che raccontano le verità nascoste e scomode del mercato ortofrutticolo di
Vittoria, e poi Pachino, Scicli, Noto, Siracusa. Nella speranza che si continui
a parlarne e a scriverne, come ultima forma di disobbedienza civile e per allontanare
da sé l’idea che il libro possa fungere da testamento. Il titolo del libro
riporta le parole, intense e feroci, intercettate dagli inquirenti nell’aprile
scorso in cui Giuseppe Vizzini, braccio destro del capomafia di Pachino
Salvatore Giuliano e alleato del clan catanese dei Cappello, mostrava incurante
il desiderio di uccidere il giornalista in un attentato. Un morto ogni tanto vedi che serve. Non uno qualunque, proprio lui,
come si evince dall’ultima minaccia ricevuta proprio ieri, 23 gennaio 2019. È stato
recapitato in busta chiusa alla redazione romana di Tv2000 in cui Borrometi
lavora da qualche mese, un messaggio composto con ritagli di giornali: “Picca
nai”, ti è rimasto poco tempo, in siciliano. Un’intimidazione a tutti gli
effetti in cui resta lo spettro del murticeddu
avvisato.
Paolo
Borrometi
Un
morto ogni tanto,
Ed. Solferino-RCS Media Group Milano
2018,
Pagg. 264, euro 16.