di Emilio Renzi
Emilio Renzi |
Una lettera aperta di Emilio Renzi a Fulvio Papi.
Unire i tanti “granelli di sabbia”.
Carissimo Fulvio,
ho letto con grande interesse il tuo scritto “Il
granello di sabbia” apparso sulla prima pagina di “Odissea” ieri 30 gennaio.
Parto "dal fondo": la tua affermazione di
non sottovalutare "i germogli", il "germoglio".
È una metafora importante. A Milano e certamente in
tutto il Nord e il Centro, chissà anche nel Meridione, le formazioni, le
raccolte, gli interventi, le attività, che io da vecchio olivettiano
chiamo "comunità concrete", come le chiamò e ne scrisse Adriano, sono
numerose. Molte fanno più o meno parte dell'arcipelago cattolico oggi semisommerso
nella confusa ricerca di un referente politico-istituzionale - e va benissimo.
Sarebbe anzi interessante un'inchiesta che verificasse in maniera credibile
quante sono le sezioni (pardon, i "circoli"!), della sinistra che
trova la propria identità nel Pd all'opera sul terreno. Temo che i risultati
sarebbero deludenti, irritanti. Ti risulta che - salvo poche eccezioni - ci siano
circoli che abbiano in bacheca un avviso del tipo, "qui lezioni di
italiano per migranti, gratuite, nel tal giorno nelle tali ore, account eccetera"?
Meglio non fare domande sbagliate e proseguire a
ragionare.
"Germoglio", leggo nella Treccani:
"fig., letter. Ciò che ha origine immediata da qualche cosa, frutto (in
senso fig.): i primi g. della sua intensa attività; con sign.
attivo, ciò che dà origine a qualche cosa (in questo senso, meno com. di germe):
germogli di mutamenti sociali."
Ci siamo - e non confondiamoci con iskra/scintilla di
Lenin... nessuno deve più accendere fuochi, in ogni senso letterale e
metaforico della parola.
Il Partito dei Lavoratori che Filippo Turati e i
compagni fondarono a Genova aveva proprio questo fine: chiamare a raccolta
(altro termine di matrice botanica!...), le tante comunità di lavoratori delle
campagne, delle officine metallurgiche, dei cenacoli intellettuali, perché
uniti forse si vince - disuniti certo si perde.
La copertina del libbro |
Nel mio "Persona"
ho cercato di tracciare una sintesi e proposta di "Socialismo
comunitario". Scusa se cito me stesso: "La dimensione comunitaria è il giusto mezzo tra l'atomistico
individualistico e la cattiva infinità della globalizzazione".
Sorge qui un duplice ordine di problemi. Il primo è
che anche le comunità possono cadere in una prassi atomistica: ognuno fa la
propria parte ma le diverse parti non si conoscono fra loro. Come se il miglior
violinista e il miglior contrabbasso non si sintonizzassero. Qui soccorre la
vituperata Rete. La Rete - la Tecnologia su cui si fonda e sviluppa con
progressioni sbalorditive - non è il Male Assoluto. Che persone irresponsabili
e prepotenti e forze organizzate che non vale la pena di nominare ne abbiano
fatto e facciano un uso malo,
significa soltanto che a suo tempo abbiamo sbagliato a storcere il naso, alzare
un sopracciglio. Conclusione provvisoria è sfruttare la Rete con segno
algebrico diverso anzi opposto. Personalmente non ce l'ho ancora fatta a
visitare i siti della Lega o 5 Stelle, ma prima o poi lo farò. Intelligence,
si chiama...
L'altro problema che mi sembra tu sfiori nel senso di
non commettere antichi errori - cave sul quale sono del tutto d'accordo
- senza però andare oltre l'indicazione di "mostrare l’eventuale
prospettiva del granello di sabbia. Ma forse, per oggi, è sufficiente riconoscerlo questo granello".
Bene, cominciamo con la conoscenza e il suo
approfondimento nella sociologia e nella storia. E accettiamo, nonostante i
venti e i marosi del tempo che è cattivo, il sommesso ma fermo invito a
lavorare - sempre di nuovo.
Fraterni saluti,
Emilio