e divieto di
espressione
di Patrizia Cecconi
Palestina. La regione del mondo in
cui si sperimenta sui corpi vivi di una popolazione occupata, la possibilità di
uccidere in violazione di ogni norma etica e giuridica senza perdere il
rispetto dei governi democratici e la tolleranza delle Istituzioni
Internazionali e sovranazionali.
Numerosi
video girati clandestinamente arrivano tramite la rete a far conoscere
l’incredibile, ma sembra che il loro contenuto sia visibile solo agli attivisti
per i diritti umani e sfumi nelle nebbie dell’indifferenza senza raggiungere la
vista di chi dovrebbe fermare lo Stato più “deliberatamente assassino in
assenza di guerra” che questo secolo e il precedente abbiano conosciuto.
L’ultimo
video in proposito mostra un ragazzo disarmato, circondato da cinque o sei
militari israeliani che dopo averlo schernito per un po’, decidono di sparargli
a freddo uccidendolo, così, senza motivo. Non è il primo video del genere e
quei militari sanno che al pari dei tanti loro commilitoni che hanno fatto la
stessa cosa con uomini, ragazze e addirittura bambini, non subiranno alcuna
punizione e quindi possono spezzare la noia del loro servizio “di sicurezza”
ammazzando il palestinese di turno.
A
Gaza uccidono chi chiede la fine dell’assedio, e a farlo sono tiratori scelti
assoldati ad hoc. Bombardano edifici del governo locale suggerendo ai media
l’espressione ormai consolidata di “colpite postazioni di Hamas” come fosse
normale e, anzi, come ci fosse una guerra la quale, se realmente ci fosse,
autorizzerebbe le forze militari gazawe a “colpire postazioni di Israele”. Ma
la logica lascia il posto alla coazione a ripetere basata su una sola semplice
e vincente parola d’ordine: Israele ha diritto alla sicurezza.
Mentre
oggi, nel 42° venerdì della “Grande
marcia” per la rottura dell’assedio, le milizie israeliane hanno seguitato a
prendere di mira ambulanze e giornalisti in totale disprezzo del reato di
crimine di guerra, facendo numerosi feriti tutti inermi e uccidendo Amal
Mustafa Taramsi, una donna di 43 anni; mentre l’aviazione ha bombardato alcuni
edifici governativi riducendoli in macerie; mentre in Cisgiordania in questi
giorni è stata “inaugurata” una strada divisa in due da un alto muro per separare
i palestinesi dai coloni ebrei e impedirgli di raggiungere Gerusalemme e di
viaggiare liberamente nella propria terra, praticamente applicando in forma
assolutamente indiscutibile l’ apartheid, sebbene col cartellino ad usum delphini e valletti di “sicurezza
per Israele”, mentre tutto questo e molto altro, quali arresti arbitrari,
ferimenti, violenze e mortificazioni gratuite seguitano a tormentare la
Palestina, nell’ America di Trump si è arrivati alla farsa del servo che per
compiacere il padrone lo supera in zelo.
Parliamo
del ritiro del premio “Fred Shuttlesworth” per i diritti umani attribuito alla
docente universitaria Angela Devis dal Birmingham Civil Rights Institute
dell’Alabama. Il premio, già assegnato, è stato revocato, come dichiarato dal sindaco
di Birmingham, Randall Woodfin, su richiesta della comunità ebraica locale a
causa del sostegno di Angela Davis ai diritti dei palestinesi. Non importa che
la docente sia stata molto attiva nella lotta all’antisemitismo come forma di
razzismo nel suo paese, il sostegno ai palestinesi privati del godimento dei
diritti umani è considerato dalla comunità ebraica locale - evidentemente longa manus del razzista Stato ebraico
dell’apartheid - un delitto che non ammette premi. A questo punto ci si torna a
chiedere da dove nasce tanto potere, capace di asservire i rettori delle
università italiane (come verificatosi in diverse occasioni), di tacitare
istituzioni che dovrebbero avere la “democrazia” quale loro garanzia di libertà
di espressione, di far vincere premi ad hoc e addirittura di revocare premi già
attribuiti riducendo la dignità della giuria a melma accondiscendente priva di
ogni autorevolezza. Possibile che le lobbies ebraiche abbiano davvero tanto
potere? Possibile che opporsi al loro arbitrio comporti rischi tali che solo
chi possiede una dignità ferrea e inattaccabile sia disposto a correre? Tutto
questo ci porta ad osservare che mentre quel che succede ogni giorno in
Palestina riguarda i palestinesi e solo in secondo luogo riguarda tutti gli umani
sensibili all’ingiustizia, al pari di quel che succede in altre disgraziate
parti del mondo, quello che riescono a fare le lobbie ebraiche va invece oltre
e, come dice Angela Davis, è un attacco “contro lo spirito stesso
dell’indivisibilità della giustizia” e in quanto tale ci riguarda davvero
tutti, almeno tutti quelli che credono nella democrazia e in uno dei suoi
pilastri: la libertà di espressione.