di Felice Besostri
Lo stato compassionevole della sinistra italiana è
sotto gli occhi di tutti e non si colgono segni di miglioramento. Uso
l’espressione sinistra per comodità, perché a mio avviso significa ormai
soltanto dove si sta negli emicicli parlamentari, quindi una posizione statica,
quando la sua crisi è che non sa in quale direzione andare, manca di una
dinamica. Quando si dice sinistra italiana non c’è nemmeno accordo sulla sua
composizione: in particolare alcuni mettono in dubbio se il PD, ne faccia
parte. Altri obiettano che senza il PD, o almeno i suoi elettori, la sinistra
sarebbe irrilevante, se la sua consistenza fosse pari alla forza, pur sommata
algebricamente, ma non politicamente, di LeU, PaP e PC, 4,85%, alle elezioni
politiche del 2018. Già essere di sinistra è difficile in Italia, era opinione
anche di Fidel Castro, a causa della lingua, gli aggettivi “sinistro”
o sinistrorso” per designare chi faccia parte dell’area sono
anche di significato/suono o malaugurante o foneticamente sgradevole.
Nella nostra lingua “una sinistra sinistra”, è altro che dire in tedesco “eine
linke Linke”. In nessun’ altra lingua, tra quelle europee che conosco, il
sostantivo per designare la sinistra, che sia LEFT, GAUCHE, IZQUIERDA, ESQUERDA,
ESQUERRA (le tre versioni iberiche) e LINKE, si associano con una direzione, ma
mai con un segnale di negativo auspicio. Alle elezioni 1946 per la Costituente
socialisti, comunisti e azionisti erano il 33,74% degli aventi diritto al voto
e il 41,06% dei voti validi. Alle prime elezioni politiche del 1948 socialisti
e comunisti uniti nel Fronte Popolare erano il 27,94% degli aventi diritto e il
30,97% dei voti validi, pagando la scissione socialdemocratica molto di più del
7,07% della filogovernativa Unità Socialista. Settanta anni dopo nel 2018 la
sinistra larga da PD a PC è il 23,33%, quella larghissima con Ferrando e
Chiesa/Ingroia 23,46%. Per ricostruire la sinistra non si può semplicemente
ripartire dall’esistente, si deve percorrere un’altra strada che abbiamo voluto
designare come Dialogo Gramsci Matteotti scelti come simboli delle due
tradizioni maggiori, ancorché non esclusive della sinistra italiana, quella
socialista e quella comunista. Le altre accoppiate Turati-Bordiga,
Nenni-Togliatti o Craxi-Berlinguer, senza entrare nel merito dei singoli
personalmente presi, non contenevano come accoppiata un messaggio di speranza unificatrice.