Carmine Scavello rievoca un rito antico
e delicato
Passano i
tempi, cambiano le mode, ma la letterina di Natale resiste imperterrita a
durare nel pensiero collettivo della fanciullezza di allora e di sempre. E’ un rito a cui non sfugge la
maggior parte dei bambini in rispetto della tradizione popolare. E’ un gesto di
affetto finalizzato da tempo memorabile per avere dal babbo una mancetta
straordinaria, oltre al regalo di Natale - o di Santa Lucia. C’è tutta una
preparazione accurata per rendere l’evento una felice sorpresa nel pensiero del
bambino. Deve sembrare un segreto che il genitore non deve sapere per non
togliere l’atmosfera calorosa che ruota intorno a quella tradizione radicata.
Apparecchiata la tavola, i bambini pongono con cura la letterina tra il piatto
del primo e quello del secondo del papà; in quella posizione non potrà non
attirare la sua attenzione. Infatti, egli si accorge che c’è qualcosa che non
quadra e guarda sotto il piatto del primo per togliere l’ostacolo, motivo di dubbia
instabilità. Grande sorpresa! Scopre che c’è una lettera indirizzata “Al mio
papà”. Dimostrando stupore, egli apre la busta e tira fuori la letterina; non la
legge, facendo finta di essere stanco, così prega il figlioletto di leggerla
lui al suo posto. Il bambino non si aspetta questa mossa imprevista in quanto è
grande l’emozione a leggere quando gli occhi di tutti gli sono puntati addosso;
però, non può tirarsi indietro; è in ballo e deve ballare, anche perché non c’è
una persona volenterosa che legga al suo posto per non rovinare l’effetto
psicologico. Vinto l’impatto emotivo e rischiarata la voce lo scrivente si
appresta a leggere la letterina e si merita, quindi, il doveroso applauso
finale. Sembra poco, ma è tanto per un bambino che si affaccia a relazionarsi
col mondo degli adulti ed esprime il suo primo pensiero augurale scritto. E’ un
augurio di benessere e di buona salute indirizzato al papà, compresa
naturalmente tutta la famiglia, in quanto egli rappresenta un punto fermo,
senza togliere nulla alla figura della mamma, che è un po’ complice di questa
sorpresa sceneggiata. La letterina è piena di buoni propositi e di promesse:
essere bravo; impegnarsi a scuola; aiutare in casa; conclude con: Vi voglio
tanto bene! Quelle promesse ricordano Pulcinella; però, in teoria sono fatte
col cuore, anche se la pratica è di tutt’altra natura. Si arriva alla
conclusione che tempi erano, tempi sono e tempi saranno fin quando ci saranno
una famiglia e una maestra che ricorderanno ai bambini di fare questa
bellissima esperienza di vita, che gli adulti hanno fatto prima di loro.