di Alfonso Navarra
Londra. Il vertice del 70ennale
della NATO, quello preceduto dalla sparata di Macron sulla “morte cerebrale”
dell’Alleanza, si è concluso ieri (4 dicembre 2019), ribadendo che il
militarismo transnazionale non chiude affatto i battenti, ma va avanti, incluso
nelle strategie di condivisione nucleare, oggi sicuramente più per inerzia che
per convinzione.
L’articolo 5, cuore del Trattato, viene riaffermato
nel comunicato finale emerso da Londra: “Riconfermiamo il duraturo legame fra
Europa e America del Nord e il nostro solenne impegno contenuto nell’articolo 5
del trattato di Washington che un attacco contro uno degli alleati debba essere
considerato un attacco contro tutti noi”.
Ma cominciano a rafforzarsi i dubbi sulla effettiva
volontà americana di volerlo rispettare in termini stringenti come ai tempi in
cui il problema centrale era il confronto globale tra i due
"sistemi": la libertà occidentale contro l'egualitarismo sovietico.
Chi scrive ritiene che il presidente francese abbia
colpito nel segno quando coglie la crescente divaricazione odierna tra gli
interessi strategici ed economici degli USA e quelli dell’Europa: ma la
soluzione non può essere quella, prospettata con molta retorica da Parigi, di
creare un pilastro militare europeo autonomo nell’Alleanza.
A latere del vertice imperversa infatti la guerra dei
dazi, con le ritorsioni USA alle tasse sulle grandi aziende digitali decise in
particolare dalla Francia.
Questo contrasto USA-Europa diventerà sempre più
profondo a partire dalle esigenze economiche dei complessi militari industriali
energetici: e questo potrà essere il motore della disgregazione di un “blocco”
occidentale che non esiste più in seguito alla fine, l’altro ieri, della Guerra
Fredda, e, ieri, dell’unipolarismo americano subentrato dopo il crollo del
comunismo sovietico. Di qui la centralità’ della questione del burden sharing:
l’obiettivo del 2% del PIL nelle spese militari che gli americani, ed in
particolare Trump, pretendono. E su cui hanno ottenuto impegni ulteriori dei
Paesi europei per ben 400 miliardi di dollari entro il 2025 (vedi sotto
dichiarazioni di Stoltenberg). Nel comunicato finale della NATO per la prima
volta si cita la “sfida” della poderosa ed opaca ascesa cinese, già seconda
potenza militare al mondo, in via di ulteriore espansione. Ma ancora, in questa
crescita, soprattutto dal lato economico, si riconosce una “opportunità” per
tutti. Ricordiamo che, assieme alle accuse sulle violazioni russe, la
modernizzazione nucleare cinese è stata presa a pretesto dagli USA per la disdetta
degli accordi INF sulle armi nucleari intermedie, gli euromissili smantellati
anche grazie alle lotte di Comiso, Greenham Common, Florennes, Woensdrect e
Mutlangen (la Rete internazionale del Cruisewatching).
L’Italia sulla questione cinese è sul banco degli
imputati perché è stato il primo paese occidentale ad aderire alla Via della
Seta, lo strumento di penetrazione economico-politica di Pechino. Né intende
rinunciare alla tecnologia cinese sul 5G di Huawei, che Washington considera
una minaccia alla sicurezza. Conte ha avuto, a latere, un incontro a due con
Trump e a questo proposito ha dichiarato: “Non è che l’Italia può sfilarsi da
una tecnologia. l’Italia applica tutte le misure di protezione e tutti i
controlli per assicurare la riservatezza dei dati”.
Conte con Trump ha anche parlato della Libia perché ha bisogno dell’appoggio USA al traballante governo ONU amico dell’ENI, mentre i capi di Berlino, Parigi e Londra si sono riuniti a parte per affidare l’ex colonia
italiana alla primaria influenza turca. Un risultato concreto del vertice
riguarda appunto il veto che Erdogan ha lasciato cadere al piano per rafforzare
le difese NATO nei Paesi Baltici contro la minaccia russa. La Turchia lo aveva
ventilato se gli alleati non le avessero manifestato maggior sostegno nella
campagna militare contro i curdi in Siria: ma alla fine ha ceduto senza vere
contropartite. Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, nel comunicato
finale la NATO parla di “azioni aggressive” di Mosca che costituiscono una
minaccia per la sicurezza. Quindi ancora sanzioni per la Crimea e l’Ucraina.
Nella conferenza stampa finale (che Trump ha disertato
come ripicca per il video in cui viene preso in giro da Macron, Trudeau e
Johnson), il segretario Stoltenberg ha detto che comunque la NATO è aperta al
dialogo per migliorare le relazioni con Mosca. Opinioni del sottoscritto: la
guerra non e' ghiacciata ma freddina, e comunque un certo ruolo di Putin in
Medio Oriente non è del tutto mal visto da una parte dell'Amministrazione USA,
nel momento in cui si sta operando un disimpegno strategico dall'area, anche in
considerazione del fatto che la superpotenza americana è ormai diventata
energicamente autosufficiente.
Da parte di chi lotta per il disarmo, la pace, il
futuro dell'umanità, le difficoltà e le contraddizioni interne all'Alleanza non
possono che essere accolte con piacere. Ma noi non dovremmo chiederne ancora
con più forza lo scioglimento perché "obsoleta", così come non ci
battiamo per il disarmo nucleare in quanto giudichiamo "obsolete" le
armi atomiche. Noi vogliamo sciogliere la NATO perché la riteniamo in contrasto
con uno spirito della Carta dell'ONU, nata per evitare ai popoli il flagello
della guerra e la corsa agli armamenti che ad essa inevitabilmente conduce...
La NATO istituzionalmente nel suo Statuto si propone
il rafforzamento delle capacità militari dei Paesi membri: e noi, nonviolenti con il sale in zucca e non cerebrolesi, nell'ordine fondato sulla forza del
diritto e non sul diritto della forza, dobbiamo andare verso una società'
internazionale disarmata e in pace con la Natura, combattendo una macchina
militare che spende molto di più di tutto il resto del mondo messo insieme.
Qui di seguito, dal sito ufficiale della NATO, ecco le
dichiarazioni del segretario generale Stoltenberg, che annunciano trionfalmente
gli aumenti delle spese militari: