Una lettera della nostra lettrice e collaboratrice
Petronilla Pacetti
Roma. Caro
Angelo,
ho letto stasera, con commozione e partecipazione, il suo pezzo sul libro
di Deaglio, su piazza Fontana e su quello che ha significato e significa ancora;
parole che rievocano dentro di noi un'epoca terribile, ma nello stesso tempo
piena, soprattutto per noi, allora giovani e giovanissimi, di straordinari
fermenti e consapevolezze che oggi non esistono più, se non in alcune persone,
come sprazzi di luce qua e là, in un buio assoluto. Sì, abbiamo vissuto
anni bui e nella coscienza che lo fossero; e ne abbiamo visto e ne vediamo le
conseguenze oggi e in un passato recente, in cui le nuove generazioni vengono
imbevute di "facili felicità" che sequestrano le loro menti e i loro
corpi, impedendo loro così di guardare e leggere il mondo come è stato, invece,
possibile per noi. Per questo, forse, per combattere questa anestesia ho scelto
di essere educatore nel modo in cui lo sono, perché solo la consapevolezza,
credo, può davvero salvare il mondo. E per questo è stato per me tanto
importante, attraverso "L'incendio di Roccabruna", aver
conosciuto Lei e il mondo (e il modo) in cui vive e agisce che, se mi è
concesso dirlo, sento profondamente vicino. E grazie per avermi permesso, in
qualche maniera, di farne parte. Un caro saluto
Petronilla