ELEZIONI POLITICHE,
REGIONALI LOMBARDE E LAZIALI:
QUALCHE ANNOTAZIONE
SULLE CIFRE
di Franco Astengo
Domenica 4 marzo 2018 non si è
votato soltanto per le elezioni legislative generali ma anche per l’elezione di
due Presidenti e altrettanti consigli regionali: Lombardia e Lazio.
Si è votato, tra l’altro, con una
formula elettorale diversa tra un’elezione e l’altra: non essendo permesso,
nelle elezioni politiche il voto disgiunto tra un candidato al collegio
uninominale e una lista diversa da quelle comprese nello schieramento che lo
sosteneva; operazione invece consentita al riguardo del voto relativo al
Presidente di Regione. Inoltre si sono avute, tra gli schieramenti politici
presentatisi al giudizio di elettrici ed elettori nelle due Regioni interessate,
difformità di schieramento che analizzeremo comunque nel dettaglio. Ci
occupiamo come di consueto esclusivamente delle cifre espresse in valori
assoluti e non in percentuale: l’alto grado di astensione e di volatilità
impongono di lavorare in questo senso, al fine di offrire un quadro più chiaro
della quantità di scostamento che si è verificato tra un’elezione e l’altra per
le liste e i candidati.
LOMBARDIA
Il primo
raffronto da eseguire riguarda la partecipazione al voto. Analizziamo nel
dettaglio essendo difforme il numero degli aventi diritto.
Per le
elezioni regionali risultavano iscritte 7.882.639 elettrici ed elettori.
I candidati
presidenti (7 in totale) hanno ottenuto 5.614.481 voti validi, le liste che li
appoggiavano si sono fermate a 5.240.859. In sostanza 373.622 lombardi hanno
espresso la loro preferenza soltanto per un candidato presidente, senza
suffragare alcuna lista di sostegno.
Sono rimasti
completamente al di fuori, non recandosi al seggio oppure lasciando nell’urna
scheda bianca o nulla 2.268.158 persone,
pari al 28,77%.
Per le
elezioni politiche gli aventi diritto assommavano a 7.496.491, i voti validi
sono stati 5.592.469 . Di conseguenza non sono stati espressi validamente
(astenuti, bianche, nulle) 1.904.022 possibili suffragi, pari al 25,39.
L’astensione quindi è salita in occasione delle regionali del 3,38%.
Passiamo all’analisi delle
candidature e delle liste.
L’ex-
sindaco di Varese Fontana è stato eletto Presidente ottenendo sulla propria
candidatura 2.793.370 voti: 106.760 in n più delle liste che componeva la
coalizione di centro destra alle Regionali.
Rispetto
allo schieramento presentato alle elezioni politiche lo stesso centrodestra
contava su tre liste in più: quella personale dello stesso Fontana, Energie per
l’Italia facente capo a Stefano Parisi nella stessa giornata candidato alla
presidenza della Regione Lazio e una lista Pensionati. Queste tre liste hanno
raccolto complessivamente 124.875 voti.
Alle
elezioni politiche nelle quattro circoscrizioni lombarde i candidati
nell’uninominale della coalizione di centro destra hanno ottenuto 2.622.199
voti ( 171.171 in meno di quelli raccolta dalla candidatura Fontana alla
presidenza della Regione: che si è così dimostrata davvero molto forte).
Esaminiamo il comportamento dei
singoli partiti.
La Lega Nord
ha ottenuto alle elezioni politiche 1.577.205 voti, calati alle Regionali a
1.553.798, quindi in flessione di soli 23.407 suffragi.
Forza Italia
ha avuto alle politiche 776.007 voti (circa la metà di quelli ottenuti dalla
Lega) e alla Regionali 750.746 con un meno 25.601.
Fratelli
d’Italia alle politiche ha realizzato 226.159 voti e alle regionali 190.834, un
calo di 35.325 superiore quindi a quello registrato da Lega e Forza Italia.
È salita invece la quota di voti ottenuti da “Noi per l’Italia –
UDC) da 52.827 alle politiche a 66.357 alle regionali. Sul versante del centro
sinistra la candidatura Gori ha realizzato 1.663.367 suffragi con un voto
personale di 248.693, essendosi le liste comprese nella coalizione di sostegno
fermatesi a 1.414.674 voti.
Anche nel
caso della candidatura Gori erano presenti liste d’appoggio non comprese tra
quelle in lizza per le elezioni politiche: una lista intestata allo stesso Gori
poi Autonomia Lombarda e una lista Progressista ispirata all’esperienza
dell’ex-sindaco di Milano Pisapia. Queste liste hanno ottenuto assieme 241.575.
Esaminiamo allora l’andamento dei
partiti presenti sia alle elezioni politiche, sia a quelle regionali.
Il PD ha
avuto alle politiche 1.180.184 voti e alle regionali 1.008.602 con un calo di
171.592 voti (la lista Gori, per la precisione ne ha ottenuto 158.691).
Netta dal
canto suo la flessione tra voto politico e voto regionale per la lista +Europa
scesa da 187.554 voti a 108.755. Probabilmente, in questo calo, ci stanno i
20.040 voti acquisiti dalla lista “Lombardia Progressista”. Aumenta invece i
proprio suffragi la liste “Più Europa Insieme” attestata alle politiche su
27.959 voti saliti a 35.074 alle Regionali. Quasi inalterato invece il trend
della Lista Civica Popolare:
Politiche 20.469, Regionali 20.668.
Forte calo,
invece, nel passaggio tra le elezioni politiche e quelle regionali per il M5S,
a conferma del fatto che si tratta in prevalenza di un voto di opinione
inserito in un quadro di forte volatilità. Nelle quattro circoscrizioni
lombarde il M5S ha totalizzato 1.195.814 voti scesi a 974.984 sulla candidatura
Violi (meno 220.380) e a 933.346 alla lista del Movimento: un calo di ben 262.468 unità. Raccoglieva molto interesse la
candidatura Rosati per Liberi e Uguali sulla quale si era appuntata
l’attenzione dei sostenitori di un “voto disgiunto” da rivolgersi alla
candidatura Gori allo scopo di fermare i centrodestra. L’obiettivo è stato fallito, ma in una certa misura – se
pure modesta – il “voto disgiunto” è stato applicato da elettrici ed elettori.
Infatti la candidatura Rosati è stata l’unica che ha fatto registrare una minor
quota di voti al candidato rispetto alla lista. Rosati infatti ha raccolto
108.407 preferenze, mentre la lista di LeU ha ottenuto 111.306 voti ( un
differenziale di 2.899 voti a favore della lista). Netto, invece, lo scarto tra
i voti ottenuti dalla liste LeU alle elezioni politiche, 160.563 rispetto alle
regionali. Lo scarto, a favore del voto ottenuto alle politiche è stato di
49.257 voti.
Casa Pound ha presentato alle Regionali la
candidatura De Rosa che ha ottenuto 50.368 voti, mentre la lista della
“Tartaruga frecciata” ne ha avuti 43.416. Superiore la quota raggiunta dalla
lista in occasione delle elezioni politiche: 57.948.
All’insegna
di “Sinistra per la Lombardia” è
stata presentata la candidatura Gatti, cui facevano riferimento le liste che,
alle elezioni politiche, si erano raggruppate sotto l’insegna di “Potere al Popolo”.
La candidatura Gatti ha ottenuto 38.194 voti, mentre la lista di appoggio ne ha
avuto 35.716. Anche in questo caso si registra uno scostamento negativo con il
risultato ottenuto dalla lista alle politiche: si è trattato di 48.307 voti,
10.000 in più circa di quelli conseguiti alle Regionali.
Da
ricordare, infine, che era presenta anche la candidatura Arrighini con la lista
Grande Nord: la lista ha ottenuto 13.791 voti, saliti a 15.791 (2.000 in più)
nel voto destinato al candidato.
LAZIO
La partecipazione
elettorale nel Lazio si è così articolata nella doppia elezione di domenica 4
marzo: alle elezioni politiche risultavano iscritti nelle liste 4.392.976
aventi diritto. I voti validi sono stati 3.078.067 . Sono quindi rimasti senza
espressione di suffragio (astenuti, bianche, nulle) 1.314.905 unità pari al
29,93%.
Nelle liste
per le elezioni regionali gli iscritti assommavano a 4.785.096 (occorre notare
che le liste per le elezioni regionali comprendono un maggior numero di
cittadini rispetto a quelle per le politiche in quanto includono anche i
residenti all’estero). Sono stati espressi 3.078.067 voti validi. La somma
degli astenuti, schede bianche e nulle è stata di 1.707.029 pari al 35,67%.
Il quadro
degli schieramenti in lizza per la Regione Lazio differiva da quello presente
nelle elezioni politiche e quello sottoposto al giudizio di elettrici ed
elettori alla Regione Lombardia.
Nello
schieramento a sostegno della candidatura del presidente uscente Zingaretti
infatti era presente la Lista di Liberi e Uguali che alle elezioni politiche
non faceva parte della coalizione di riferimento al PD e alla Regione Lombardia
aveva presentato un proprio candidato: percorso inverso, invece, per la lista
Civica Popolare presente con un proprio candidato Presidente alle regionali del
Lazio e inserita nelle liste d’appoggio alla candidatura Gori in Lombardia.
È necessario far notare come il successo della candidatura
Zingaretti abbia assunto un forte connotato di affermazione personale.
Il
Presidente Zingaretti ha ottenuto, infatti, 1.018.736 voti distanziando
nettamente il totale dei voti raccolti dalle liste schierate a suo sostegno che
si sono fermate a 867.393 ( per Zingaretti un più 151.343).
Egualmente
inferiore alla quota raggiunta dal Presidente rieletto quella ottenuta dalla
somma dei candidati nei collegi uninominali del Lazio appartenenti alla stessa
coalizione (ricordiamo che alle elezioni politiche LeU era schierata
autonomamente): 703.944 ( meno 151.343).
Nella
coalizione presentata alle Regionali erano presenti anche una Lista di diretto
riferimento a Zingaretti e una lista denominata Centro Solidale: la somma dei
voti di queste due liste è stata di 158.962 unità.
Questa l’analisi del risultato
dei partiti.
Il PD ha
totalizzato alle Regionali 539.131 voti, in flessione di 20.977 voti rispetto
alle Politiche dove i voti erano stati 560.108.
La
presentazione di LeU nello schieramento d’appoggio a Zingaretti non è stato
ben accolto dall’elettorato: alle
Politiche infatti LeU si è attestato sui 112.795 voti scendendo a 88.416 in
occasione delle Regionale (meno 24.379).
Tra
politiche e regionali netta la caduta di + Europa da 94.541 a 52.451 (meno
42.090, praticamente + Europa da una scheda all’altra ha perduto metà delle sue
elettrici ed elettori) .
Assolutamente
positivo il percorso di Insieme che sale dai 15.084 voti delle Politiche ai
28.443 delle Regionali.
Civica
Popolare che alle Politiche era presente nello schieramento d’appoggio del PD
ha praticamente dimezzato i voti presentando autonomamente la candidatura
Touadi: da 14.291 voti alle politiche, a 7.819 voti per il candidato e 6.073
alla lista.
Scenario
opposto, rispetto alla candidatura Zingaretti,
sul versante della candidatura Parisi.
I candidati
ai collegi uninominali nelle politiche appartenenti alle liste che, in
occasione delle Regionali, hanno appoggiato hanno raccolto 1.089.816 voti: alla
candidatura Parisi alle Regionali sono andati, invece, 964.418 voti ( meno
125.398) e ancor meno alle liste collegate
con 922.664 voti.
In sostanza
dal punto di vista del peso delle candidature personali Zingaretti ha
distanziato Parisi di oltre 100.000 preferenze. Se le elettrici e gli elettori
(rimarchiamo che si è trattato di elezioni svolte in contemporanea) delle liste
che hanno appoggiato Parisi alle Regionali avessero confermato il voto delle
Politiche il candidato sarebbe stato eletto.
Un dato che si arguisce
facilmente leggendo i dati dei singoli partiti.
Parisi
disponeva di una propria lista d’appoggio denominata Energia per l’Italia
(movimento da lui stesso fondato) che ha ottenuto 37.043 voti e non era
presente alle elezioni politiche.
Forza Italia
è scesa dai 401.579 voti alle Politiche ai 371.155 delle Regionali (meno
30.424); La Lega ha accusato una pesante flessione : dai 406.217 voti delle
politiche ai 252.772 delle Regionali ( meno 153.445: si evince in questo caso
un problema di personale politico). Scende anche FdI, nonostante il forte
radicamento territoriale: da 247.448 a 220.460. In controtendenza invece Noi
per l’Italia – UDC salita da 25.462 voti a 41.234 alle Regionali ( più 15.772).
Una parte
dei voti perduti all’interno dello schieramento d’appoggio a Parisi è stato
senz’altro recuperato dalla candidatura autonoma del sindaco di Amatrice
Pirozzi. La sua candidatura ha ottenuto, infatti, 151.476 voti mentre le due
liste di sostegno hanno sommato 97.385 voti, a testimonianza di un rilevante
grado di popolarità dello stesso Pirozzi. Naturalmente non sono possibili
raffronti con le elezioni politiche.
Raffronti
che invece si possono sviluppare a proposito di altre due candidature, con
l’analisi delle quali si conclude questo schematico tentativo di comparazione
tra i due tipi di elezione svoltesi in Lombardia e nel Lazio.
La
candidatura Antonini per conto di Casa Pound ha ottenuto 60.131 voti: un
rilevante successo personale considerato che la Lista ha avuto alle Regionali
42.609 voti (meno 17.522) e 50.142 alle politiche ( meno 9.989).
La
candidatura Canitano per Potere al Popolo invece ha avuto invece 2.772 voti in
meno rispetto a quanto realizzato dalla Lista alle elezioni Politiche ( 46.667
alle Politiche, 43.895 alla candidatura Canitano alle Regionali). Più marcata
la flessione tra Politiche e Regionali per quel che riguarda la lista di PaP:
alle Regionali 33.372 voti, meno 13.295.
Questa
comparazione è sicuramente servita a dimostrare come anche in occasione di
elezioni in contemporanea possono rilevarsi scostamenti anche all’interno delle
singole forze politiche: una causa è sicuramente quella del diverso corpo
elettorale ( elettori all’estero: modalità che falsa sicuramente le percentuali
, ma in misura minore i voti assoluti) ma non è la sola: contano gli
schieramenti, conta la personalizzazione e la vicinanza dei problemi da
affrontare tra istituzioni e cittadini.