ROMA.
EX-LAVANDERIA
Tutta la
solidarietà di “Odissea” a chi lotta contro la deserificazione culturale e
sociale delle città
La ex-Lavanderia |
Noi non
ci spegniamo. Contro il buio della politica, in
risposta al distacco della corrente, per far luce su chi continua a lottare,
per un uso pubblico, sociale e culturale, dell’ex manicomio di Roma-S.Maria
della Pietà.
Cerchiamo di riassumere
quello che sta succedendo oggi in un luogo storico della nostra città, il Santa
Maria della Pietà (SMdP), l’ex manicomio provinciale della città di Roma. L’ex
manicomio più grande d’Europa situato in un parco pubblico che per varietà
botaniche è secondo a Roma solo all’Orto Botanico, un luogo scelto come sede
per il Municipio Roma XIV, destinato all’accoglienza del turismo giovanile e di
servizi al cittadino dal Piano Regolatore Generale della città di Roma.
Raccontiamo brevemente come le varie amministrazioni stiano demolendo tutto questo e come stiano facendo saltare una grande opportunità per il nostro territorio anche dopo avere investito lavoro, tempo e denaro.
Raccontiamo brevemente come le varie amministrazioni stiano demolendo tutto questo e come stiano facendo saltare una grande opportunità per il nostro territorio anche dopo avere investito lavoro, tempo e denaro.
Cosa abbiamo fatto in
questi anni?
Più
di venti anni di vertenza hanno visto migliaia di persone passare in questo
angolo di città per partecipare a centinaia di attività che hanno spaziato
dalla partecipazione alla pianificazione del territorio alle feste di
compleanno dei bimbi del quartiere.
L’atto
di disobbedienza civile del 2004 che ha visto l’occupazione del padiglione
31, ci ha permesso di salvare questo edificio, appena ristrutturato come centro
culturale, dal suo smantellamento illegittimo, permettendoci di portare avanti
la vertenza su tutto il SmdP attraverso: la presentazione di progetti
partecipati(Progetto Città Ideale), la presentazione di proposte di
Delibere al Comune (in due diverse occasioni) e di Proposte di Leggi
di iniziative Popolari alla Regione, la partecipazione a esperienze associative
territoriali o cittadine. Abbiamo rappresentato la memoria storica dell’ex
manicomio di fronte alle diverse amministrazioni che si sono avvicendate negli
anni.
Abbiamo
potuto essere un vero centro di servizi pubblici per il territorio
attraverso: la costruzione di eventi che vanno dall’Estate Romana alle
rassegne che ogni estate animano il parco, la costruzione di progetti
su mercato equo-solidale di respiro internazionale, su mobilità in
bicicletta con la ciclofficina o che hanno portato alla costruzione
di un teatro pubblico, che hanno visto le mamme del quartiere
risistemare aree bimbi abbandonate, ci sono stati concerti di gruppi
di quartiere e di grandi nomi, esposizioni collettive di tutte le possibili
forme d’arte, abbiamo ospitato serate di ballovedendo qui la nascita di
una delle più belle milonghe popolari di Roma, si sono svolti decine di
laboratori stabili che si sono avvicendati negli anni, ecc…
Una magnifica Milongua alla Lavanderia |
Tutto questo attraverso
l’attività volontaria di chi si è incaricato di gestire e ridare alla città
questo spazio, tutto questo ad offerta libera per tutti gli avventori in ogni
attività, lasciando aperto questo luogo ad ogni esigenza del territorio.
Oggi
la politica di palazzo che spesso si lamenta della scarsa partecipazione dei
cittadini, dopo la presentazione di una Proposta di Legge Regionale
firmata da più di 12.000 cittadini, dopo una delibera del Comune di Roma che
sostiene la nostra ipotesi di riutilizzo, cerca di chiudere la partita con
l’ennesimo processo dal quale ci siamo dovuti difendere.
Sposta
l’attenzione da una vertenza territoriale ad una semplice questione di
occupazione.
A quali regole ci
appelliamo?
Alla
Legge Basaglia (Legge 180) che prevede l’esclusione di strutture psichiatriche
all’interno degli ex manicomi e un loro riutilizzo per sostenere economicamente
le comunità di reinserimento ed assistenza nel territorio cittadino esterno,
leggi entrambe non rispettate qui al S. M. della Pietà.
Al
Piano Regolatore Generale di Roma che prevede la delocalizzazione dei servizi
nelle periferie e che individua nel S. M. della Pietà una di queste Centralità
Urbane, in un quartiere privo di strutture per i cittadini, se non quelle
ospedaliere (S. Filippo Neri, Gemelli, Columbus, ecc…).
A varie leggi (rimandiamo alla lettura del Libro Bianco) che dal 1997 ad oggi hanno spostato la proprietà del comprensorio dalle ex Unità Sanitarie Locali alla Regione Lazio, unico ente assieme al Comune di Roma responsabile della sua pianificazione.
A varie leggi (rimandiamo alla lettura del Libro Bianco) che dal 1997 ad oggi hanno spostato la proprietà del comprensorio dalle ex Unità Sanitarie Locali alla Regione Lazio, unico ente assieme al Comune di Roma responsabile della sua pianificazione.
Ma in realtà di cosa
stiamo parlando realmente?
Del
valore di 600 milioni di euro di capitale immobiliare distribuiti su 41
padiglioni, di 130 ettari di terreno interno al comprensorio oggi parco
pubblico, di una vastissima area di terreni esterni non edificabili perché
sotto vincolo paesaggistico. Di
20 miliardi di lire spesi nel giubileo del 2000 in ristrutturazioni e poi
andati in fumo. Roma ad oggi è l’unica capitale europea senza ostelli della gioventù, qui ne
avevamo ben 5 dopo poco smantellati assieme ad una mensa pubblica. Stessa sorte
stava capitando al centro culturale, la ex lavanderia, fortunatamente salvato
con l’occupazione da parte degli abitanti e delle associazioni della nostra
città. Parliamo di una pianificazione scellerata del territorio che toglie
a Monte Mario, in cui scarseggiano servizi, la sua Centralità Urbana e che
pianifica la costruzione di un terzo polo ospedaliero tra S. Filippo Neri e
Gemelli nei padiglioni oggi ristrutturati, quando ci sono molte altre zone in
questa città prive di strutture sanitarie di prossimità. Parliamo di buchi di
bilancio dell’amministrazione pubblica ormai insanabili, che mai verranno
chiusi dalla ricapitalizzazione degli immobili, ma che serviranno a
giustificarne la svendita di ciò che ad oggi non è stato ristrutturato ma che è
ancora di proprietà pubblica.
Ex-Lavanderia |
Chi ci rimetterà?
In
una realtà dove amministratori politici del nostro territorio e dirigenti della
nostra ASL Roma 1, anche responsabili del destino del SMdP, sono stati in
questi anni indagati e condannati per vari crimini, chi pagherà per la sentenza
di un giudice saranno inizialmente i responsabili dell’occupazione che da
anni utilizzano i loro nomi per tutelare ciò che è di tutti. Poi pagheranno
tutti quelli che non potranno più portare avanti le proprie attività
all’interno del padiglione 31. Ma quelli che pagheranno veramente le politiche
autoritarie e vendicative di questi nostri amministratori saranno
i cittadini del quartiere e di Roma che si troveranno privati per
l’ennesima volta di una risorsa pubblica.
Cosa vi chiediamo?
La
partecipazione, ad ogni livello e sotto ogni forma, iniziando dalla
sottoscrizione di questo appello. Vi chiediamo di starci vicini oggi
perché la possibilità di uno sgombero del padiglione 31, che si manifesta come
atto giuridico, può chiudere una storia vertenziale che in più di 20 anni ha
cercato, a volte riuscendoci, di fermare le manovre speculative che vessano la
nostra amata e odiata città. Vi chiediamo di convincervi che il vostro
contributo riuscirà a mettere un freno a chi vede nel bene di tutti solamente
una risorsa economica per pochi.