FINZI E GUARRACINO
Vincenzo Guarracino |
Questo
libro dal titolo bellissimo e premonitore (Gilberto Finzi. Parole a guardia
del futuro) che porta in copertina la formula della semplice curatela,
avrebbe dovuto contemplare, a pieno titolo, il nome di Vincenzo Guarracino come
autore a tutti gli effetti. Suoi sono i saggi che introducono con la solita
maestria, con il solito acume critico, alcune delle raccolte poetiche prese in
esame; sua la scelta dei testi poetici riprodotti; suo l’agile e prezioso
itinerario culturale ed umano condito da notizie più private che molti di noi
ignoravamo; sua la documentata bibliografia, e sua, infine, la scelta delle “Testimonianze”
di amici ed estimatori del poeta mantovano, riprodotte a fondo volume. Quell’a
cura ci conferma, ancora una volta, la generosità e la modestia di uno dei
critici e letterati italiani fra i più attrezzati e duttili, e lo stile
di una “scuola” intellettuale, di una civitas, che da anni sono scomparsi
dall’orizzonte delle patrie lettere, e dunque il Cielo ce lo preservi a lungo.
Di Gilberto Finzi Guarracino è stato più che un amico. Credo che assieme a
Sanesi, costituissero una triade poetico-affettiva solidissima, cementata,
oltre che da comuni interessi, da un profondo sentire umano e civile; da una
assidua frequentazione e da una stima, come ora è difficile trovarne. Una
fedeltà verso i due amici, questa di Guarracino, che si è rivelata immediata
già all’indomani della loro scomparsa, e che è andata successivamente,
consolidandosi con la curatela di libri, convegni, incontri pubblici, scritti e
interventi vari, a Milano e fuori.
Quanto
Guarracino abbia penetrato a fondo il lavoro di Finzi ce lo mostrano un paio di
brevi passaggi compresi nel volume di cui ci stiamo occupando, e che consiglio
caldamente ai nostri lettori: “(…) la sua poesia ha attraversato tutti gli
umori culturali e la ricerca poetica del Novecento, avendo come punto di
riferimento Salvatore Quasimodo (…) e Antonio Porta, con uno
spirito particolarissimo: con una lucida e acuta visione critica che si
trasmette su cose e persone (…) con una carica di forte
indignazione e di sferzanti invettive”. E ancora: “Un ‘formalista’ che
ama la novità della parola e del verso e non teme di sfidare la ‘qualità
de’ tempi’, il magma delle cose e degli eventi, entro cui si gioca non solo
ogni storia ma anche ogni ‘progetto’ di futuro…”.
È
lungo questo solco che Guarracino ci invita a seguire l’avventura di
scrittura di un poeta certamente non facile al primo impatto, anzi, come ben
scrive Guarracino, facitore di una versificazione “ardua, inamabile, a tratti
ostica, umorosa e umorale, perseguita in solitudine per tutta quanta la vita”.
In questa sequela precisa di aggettivi non c’è solo l’essenza più vera della
poesia di Finzi; c’è anche l’uomo Finzi, l’intellettuale rigoroso ed esigente,
ipercritico, verso se stesso e incontentabile verso gli altri; c’è, infine, il
suo carattere scontroso perché forgiato sulla convinzione che su un terreno tanto
arduo non è possibile barare, non ci sono scorciatoie. Vale per lui e vale per
gli altri. E soprattutto perché consapevole che l’arte della parola, resta una
delle più insidiose e fallaci: e bisogna prenderne atto. La sua coerenza e il
suo rigore sono ancora lì, ad ammonirci.
[A.
G.]
La copertina del libro |
GILBERTO
FINZI
Parole
a guardia del futuro
A
cura di Vincenzo Guarracino
Puntoacapo
Ed. 2020
Pagg.
134 € 15,00