di
Franco Astengo
Giorgia Meloni |
A
Giorgia Meloni autrice di un autentico epinicio alla memoria del fascista
Giorgio Almirante ci sarebbe da rispondere alla maniera di Giancarlo Pajetta:
“Con voi i conti li abbiamo chiusi il 25 aprile”, ma troppo acqua e passata
sotto i ponti e la memoria nel frattempo si è smarrita, confusa, deviata.
Nell’attualità
la risposta migliore sembra essere quella di rilanciare il nostro progetto
elaborato all’insegna del “Dialogo Gramsci-Matteotti”.
Un
dialogo avviato e da riprendere superata l’emergenza, per proporre la
ricostruzione di una forma politica di sinistra costituzionale.
Una
sinistra costituzionale che mantenga il proprio retroterra storico nella
preveggenza antifascista dei due grandi martiri, riprenda la realtà di un
Costituzione repubblicana che ha ancora bisogno di essere pienamente attuata e,
superando divisioni ormai del tutto anacronistiche, elabori unitariamente un
progetto all’altezza dei tempi di oggi e di domani come ha ben descritto
Vincenzo Vita sul “Manifesto” del 23 maggio.
È
necessario anche rispondere a questa inopinata ripresa di agiografia fascista
cercando di ripetere ancora una volta cosa ha rappresentato il Regime in oltre
20 anni di dittatura e ben oltre aver trascinato l’Italia nella tragedia della
guerra mondiale a fianco della bestia hitleriana.
L’aver
condotto l’Italia nella spirale mortale della guerra rimane la responsabilità
più grande del regime fascista ma si tratta di una responsabilità che discende
direttamente dal modo con il quale il fascismo assunse il potere, e di
conseguenza dalla marcia su Roma e non come molti altri pretendono
dall’emanazione delle “leggi fascistissime” promulgate nel gennaio 1925 in
conclusione della crisi innestata dal delitto Matteotti o addirittura
dall’emanazione delle leggi razziali nel 1938: il fascismo fin dall’inizio è
stato feroce interprete della repressione della democrazia.
Proprio
la consapevolezza di questo fatto portò l’insieme dell’Assemblea Costituente a
superare, almeno in misura considerevole, le concezioni di parte e le
esplicitazioni delle ideologie contrapposte, ricercando tutti a cercare, di là
da ogni interesse e strategia particolare un consenso comune.
Il
mantenere la memoria della “marcia su Roma” serve soprattutto a ricordarci come
il presupposto politico della Costituzione Italiana sia rappresentato ancora e
sempre dall’antifascismo.
Su
questo punto occorre essere chiari.
La
Costituzione italiana è una costituzione compiutamente antifascista, non perché
è stata scritta da antifascisti desiderosi di vendicarsi dei lutti subiti; al
contrario per voltare definitivamente pagina rispetto alla triste esperienza
del fascismo e della guerra.
I costituenti sentirono il bisogno e seppero farlo,
di rovesciare completamente le categorie che avevano caratterizzato il
fascismo.
Come
il fascismo era alimentato da uno spirito di fazione e assumeva la
discriminazione come propria categoria fondante (sino all’estrema abiezione
delle leggi razziali), così i costituenti hanno assunto l’eguaglianza e
l’universalità dei diritti dell’uomo come fondamento del loro ordinamento.
Come
il fascismo aveva soppresso il pluralismo, perseguendo una concezione
totalitaria (monistica) del potere, così i costituenti hanno concepito una
struttura istituzionale fondata sulla massima distribuzione, articolazione e
diffusione dei poteri.
Come
il fascismo aveva aggredito le autonomie individuali e sociali, così i
Costituenti le hanno ripristinate, stabilendo un perimetro invalicabile di
libertà individuali e di organizzazione sociale.
Come
il fascismo aveva celebrato la politica di potenza, abbinata al disprezzo del
diritto internazionale e alla convivenza con la guerra, così i costituenti
hanno negato in radice la politica di potenza, riconoscendo la supremazia del
diritto internazionale e ripudiando le nozze antichissime con l’istituzione
della guerra.
Gramsci e Matteotti |
I principi fondamentali della Costituzione sono
antitetici rispetto a quelli proclamati o praticati dal fascismo.
La
Costituzione non prevede “pieni poteri” oppure l’apertura del Parlamento “come
una scatola di tonno”: due formule che prevedono entrambe il salto
dell’intermediazione politica nella struttura sociale per aprire la strada
all’autoritarismo, magari mascherato dall’uno vale uno utilizzando il web.
Dobbiamo
continuare a respingere questi attacchi e queste pericolose tentazioni e,
proprio per queste ragioni, non smarrire mai il senso della memoria storica
come si è tentato di fare, da parte dei fascisti, nell’occasione del ricordo di
Almirante.
Il
rilancio del progetto del “Dialogo Gramsci-Matteotti” deve servire proprio a
questo oltre a fornire alla sinistra italiana un terreno avanzato di
discussione comune fra tutti i diversi soggetti che ne fanno parte e che
debbono trovare la via di un’intesa superiore misurata sulla capacità di
affrontare il modificarsi delle contraddizioni nella difficilissima realtà che
stiamo vivendo.