ALESSANDRIA
di Laura
Margherita Volante
La
mia città fra piazze e strade larghe,
il
Duomo, l'orologio della Libertà e
quello fiorito ai giardini del parco
davanti
la stazione.
La
nebbia, la neve e poi le zanzare
scandivano
le stagioni del tempo,
che
fu breve tra le tue braccia e
i
tuoi vicoli dove ancora sento
il
profumo del pane nelle nari dell'anima.
Quella
nebbia attraversata, in fretta
di
tornare nel tepore della casa,
accanto
a ombre sconosciute.
Non
c'era la paura,
era
una nebbia tranquilla,
trasparente
di buono...
Poi
la neve spalata ai bordi delle vie
per
giocare e mangiarla sotto
per
il fresco candore.
Poi
il profumo dei mandorli in fiore e
le
merende sui prati cercando
il
quadrifoglio o fingendo di averlo trovato,
dividendo
un petalo gridando: eccolo!
E
l'estate bruciante assolata piena
di
zanzare e le ciabattate sul muro...
Poi
la nascita del suo naturale
carattere
malinconico: l'autunno,
i
ricci, le nocciole e il profumo dei muschi
alla
ricerca del porcino più grande
a
gara dei cercatori.
E
che dire avendo ancora negli occhi
il
colore delle viti e dei vigneti, il cui rossore
è
la timida passione dell'alessandrino,
ripiegato
nel suo silenzioso pudore.
Alessandria
la bella città del sud
da
forme sinuose, che nel suo ventre
ha
portato i geni modesti dei grandi.