di
Angelo Gaccione
Max Hamlet "La musa consola il poeta" (particolare) 2020 |
Alla
grande quantità di medici, operatori sanitari, esponenti di organizzazioni volontarie,
e a quanti, nelle forme più diverse, hanno sacrificato generosamente la loro
vita per garantirla ad altri.
Molte cose abbiamo imparato da
questa esperienza del coronavirus, e non sono di poco conto. Non voglio
scomodare il principio di falsificabilità di Popper e tanto meno le critiche
alla teoria della conoscenza di Paul Feyerabend, ma una cosa appare evidente a
tutti noi:
1.- Che quella che chiamiamo scienza
ha mostrato un alto grado di approssimazione,
e che i suoi officianti si sono divisi in sette dogmatiche, come e più, delle
sette religiose. Distinguere il grano dal loglio è stata impresa disperata:
abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. I cosiddetti esperti hanno
proceduto per tentativi, offrendo uno spettacolo ridicolo e tragico insieme.
Ergo, non si può concedere ad essa alcuna illimitata fiducia.
2.- Che la medicina è completamente
subalterna e non è in grado di opporsi alle grandi lobbies farmaceutiche, e
dunque, la chimica la fa da padrone sulla fisiologia. La medicina si fa ridurre,
molto spesso, ad una semplice funzione somministrativa.
3.- Che avendo abdicato al suo ruolo
critico, la categoria dei medici si è condannata all’irrilevanza intellettuale.
Pochissimi medici sono oramai capaci di tenere testa, senza paura, agli Ordini
di categoria e ai gruppi di potere.
4.- Che come
sempre avviene, la non conoscenza di un fenomeno, porta in auge riti e pratiche
fideistiche e parareligiose, scatena credulità irrazionali, come nei tempi più
bui.
5.- Che Stati e Governi si sono
mostrati colpevolmente impreparati in ogni dove, e che alla loro criminale
efficienza militare, non corrisponde alcuna efficienza sanitaria. E poiché la
stragrande maggioranza dei morti si deve alla loro incuria, alcuni capi di
Stato e di Governo andrebbero processati dai loro popoli come i gerarchi nazisti
lo furono a Norimberga.
Max Hamlet "La musa consola il poeta" 2020 |
6.- Che l’Organizzazione Mondiale
della Sanità si è resa colpevole di omissione, non avendo condotto alcuna
ispezione in Cina per capire le dinamiche della diffusione del virus.
7.- Che ben 430 sono stati gli
incidenti da laboratori denunciati da Patrick Berche dell’Institut Pasteur
lunedì 4 maggio durante la trasmissione televisiva di Rai3 “Report”. Berche si
è domandato perché i virologi rendano ancora più letali virus già di per sé
pericolosi. Ha definito questa pratica degli scienziati mostruosa, come quella
del protagonista del romanzo di Stevenson Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.
Ha detto che non è affatto impossibile che chi lavora in questi laboratori non
possa essere contagiato e portare all’esterno, seppure involontariamente, un
qualunque virus. Si è domandato inoltre, perché l’OMS non abbia chiesto agli
Stati uno stop su queste pericolosissime ricerche. Come possiamo fidarci di
queste ricerche segrete di cui i popoli sono tenuti all’oscuro? Siamo arrivati
alle conclusioni che c’è d’aver paura più degli Stati, e dei loro scienziati
folli, che dei terroristi.
8.- Che mai come in questa occasione,
i cosiddetti Social hanno dato sfogo ad una discreta quantità di esibizionisti,
narcisisti, deliranti malevoli e al più vasto e stomachevole mercato di notizie
volutamente false, ingannevoli, meschine, in grado di vanificare ogni loro
credibilità. Si sono dimostrati manipolabili strumenti ad alta diffusione di menzogna,
ragion per cui occorre essere molto vigili e munirsi, nei loro confronti, di
una salutare diffidenza.
9.- Che nessun mezzo artificiale può
sostituire il dialogo diretto fra gli uomini, come è apparso evidente dalle
nostre vite “separate”. Il dialogo, con il suo necessario confronto
intellettuale, si è rivelato un bene prezioso per ciascuno di noi: un bene indispensabile,
incommensurabile. Uno dei beni che fanno la vita degna di essere vissuta.
10.- Che accanto a sciacalli e
speculatori fra i più diversi, sempre pronti ad approfittare dei cadaveri (non
mancano in nessuna sventura), il genere umano ha creato degli anticorpi di
solidarietà, generosità, altruismo, fino al sacrificio della propria vita; ed è
quanto ci aiuta ancora a sperare, e a riconoscerci parte di questa infame e
magnifica specie.