IL BUON SENSO E LA RAGIONE
La riflessione di un militante disarmista
di Giuseppe Bruzzone
Ho indossato una maglia rossa il 7 luglio... Ho
trovato giusto questo comportamento. C'era da indicare un problema immediato. Il
rifasamento delle politiche (!) europee verso la cosiddetta migrazione,
purtroppo vista da alcuni, finemente, come crociera che ha potuto arricchire il
Mare Mediterraneo di circa 33.000 morti in questi anni, non doveva riguardare,
perlomeno, le persone già in salvo presso i battelli delle ONG. Anche se sembra
che un centinaio, con vari bambini, alcuni con magliette rosse, siano annegate
per il rovesciamento del loro barcone nel tentativo di iniziare la loro
"crociera". È un problema enorme in termini personali, se ti senti
umano come loro sono umani e, politico in termini generali. So perfettamente
che sto scoprendo l'acqua calda. Come non chiedersi perché fuggono dalle loro
realtà? E noi cittadini italiani, francesi, inglesi, belgi, spagnoli, comunque
europei e occidentali non abbiamo responsabilità nei rapporti con quei Paesi da
cui molti fuggono? Le politiche agricole -industriali costruite per i nostri
interessi economici; i cambiamenti climatici con l'aumento della
desertificazione in vaste aree di quei Paesi provocate dal nostro modo di vita
(che comunque coinvolgono negativamente anche noi); le armi che vendiamo ai
vari signorotti locali; i soldi che forniamo loro perché "difendano"
determinati territori ricchi di minerali per l'industria elettronica e le
miniere di uranio. Non considerando la presenza ufficiale di distaccamenti
militari di diversi Paesi, tra cui il nostro. Tutto questo non riguarda la
realtà? E posso aggiungere un'altra realtà che sovrasta questa? Quella
nucleare, che imporrebbe un nuovo modo di pensare e considerare i problemi di
tutti comprese le varie migrazioni. Ce ne sono in tutto il mondo, di diverso peso.
Ci rendiamo conto che stiamo spendendo enormi capitali per una
"Difesa" che se venisse attuata sarebbe già la nostra Morte o di
grandissima parte di noi? E ha poi senso fare una guerra fra Stati quando anche
tutti gli altri Stati, che non c'entrano, sarebbero coinvolti? Vogliamo
accorgerci dell'imbecillità della situazione? Altro che "visione geo-
politica dei problemi". Salvo poi come il Direttore di Limes, Caracciolo,
dichiarare, in maniera certamente preoccupata, che una guerra nucleare verrà.
Considero questa, un'affermazione troppo comoda e decisamente pericolosa. A mio
parere non ci si può limitare a registrare quello che accade: siamo tutti
uomini e donne coinvolte nella vita, storici compresi, e ritengo non sia
accettabile una posizione di neutralità, soprattutto, penso io, per rispetto ai
propri lettori cui andrebbe segnalato, ricordato, tutto il contesto delle
azioni/reazioni di quello che accade nel rapporto tra Stati e se si vuole a
continuare a fare gli storici, e la scelta di Vita deve essere prevalente. È
vero o no che parlare di nucleare e dire no a questo, vuol dire riferirsi alla
"Razza Umana"? Perché oggi dobbiamo salvare i nemici, per salvare noi
stessi e le persone cui vogliamo bene, e non è mai successo nel passato. Ecco
la "novità" del presente che "fatichiamo" ad accettare. I
governanti, primariamente, che avrebbero la responsabilità della vita di
milioni e milioni di cittadini e dovrebbero parlare adesso dei pericoli di una
guerra, perché si è ancora in tempo.
E noi cittadini e governati timorosi di accettare, in proprio, la situazione,
che si potrebbe superare assumendosi la responsabilità della propria violenza
senza delegarla allo Stato. Stato-Uomo non più Volpe e Leone, Bestia. In modo
non-violento, collegati uno all'altro per il bene comune. Nessuno perderebbe le
proprie caratteristiche originarie ma ci si potrebbe riconoscere in quella
comune umanità per risolvere i problemi che la realtà ci pone.
Oppure
esercitare forti richiami ai propri Governi per azioni di Pace (non ci sono dei
Trattati che proibirebbero il possesso, il trasferimento, la trasformazione, la
minaccia d' uso delle armi nucleari?) Non andrebbero ratificati?
È
chiaro che occorrerebbe superare quella mentalità che permette di chiamare la
valigetta di comando presidenziale in questo caso, americana, per eventuali
azioni di guerra, offensiva o difensiva, football.
Qui non ci sono regole del gioco sportivo locale, né si parla di Giochi in
generale. Ci sono in ballo centinaia e centinaia di milioni, di persone,
americani compresi, che possono perdere la vita. Mai come oggi la vita delle
Nazioni non è un gioco in cui si vince o si perde. Altro che first. È sufficiente essere uomini o
donne. Già le formiche fanno la guerra ad altre formiche, come noi. Non diamoci
troppe arie e medaglie. Ma abbiamo la coscienza e l'intelligenza creativa che
loro non hanno. Verrebbe da dire che ci converrebbe usarle entrambe.