RAZZISMO COME
ESPRESSIONE DI UNA PROFONDA
CRISI ETICA
di Franco Astengo
Il calcio come metafora
della vita: un vecchio assioma tante volte adoperato e da molti considerato
sempre valido. Come, del resto appare sempiterno lo sfruttamento delle vicende calcistiche
da parte della politica e dei regimi. Questa volta l’esito di una partita di
calcio viene assunta anche come pietra di
paragone dell’espressione di un sentimento come quello razzista. Un
sentimento razzista che rappresenta davvero l’espressione profonda della crisi
etica che stiamo tragicamente vivendo senza che la nostra società riesca a
esprimere ragionevoli anticorpi sul piano culturale. Dimenticate tutte le
ragioni della storia al riguardo delle idee di uguaglianza proclamate proprio
dalla Rivoluzione Francese.
Cacciate
in un canto tutte le idee che hanno contraddistinto comunque una lunga stagione
della nostra convivenza sociale, nell’Italia di oggi emergono i segni di un
tragico imbarbarimento che, quando si leggono notizie come quella sotto
riportata, ci fanno sentire estranei a questa società percorsa da quelle
pulsioni primordiali che appaiono avanzare nella vita di tutti i giorni.
Per
quanto riguarda l’Italia da ricordare che tutto ciò si verifica a 80 anni dalla
promulgazione delle leggi razziali. Da aggiungere, infine: non ci sono ragioni
economiche di sorta, nessuna “guerra tra i poveri” solo odio espresso allo
stato puro. Si tratta infatti dell’ennesima espressione di quello che abbiamo
definito “arretramento storico”
Ecco
di seguito che cosa si legge in queste ore:
Razzisti
scatenati sui social: "Non ha vinto la Francia, ha vinto l'Africa" (afp)
Messaggi
contro i nazionali francesi, molti di colore e originari di molti paesi
africani.
I
social italiani sono invasi dai commenti contro la Francia campione del mondo.
No, non c'entra il rancore contro i cugini d'Oltralpe, qui c'entra il razzismo.
Da Facebook a Twitter, fino a Instagram (dove solitamente l'odio razziale non
si esprime così palesemente) nei primi minuti dopo la fine della finale di
Mosca il commento è uno: "Ha vinto l'Africa, mica la Francia".
Molti
i giocatori francesi di colore o naturalizzati, tipici di una cultura francese
(anche figlia del colonialismo, certo) che nello sport e nel calcio ha espresso
l'integrazione al suo più alto livello. Il calcio tocca così la politica e vi
si fonde, risuona nel razzismo dilagante dei giorni della salviniana lotta ai
migranti e alla presunta invasione dall'Africa. Sono neri quindi non possono
essere francesi è come ribadire che chi è nato in Africa o ha origini africane
non può e non potrà essere mai italiano.