anche alle Cayman. Basta coi
delinquenti
di Massimo Angelini
Il
professor Massimo Angelini, filosofo, storico ed editore a Genova, che mi onora
della sua affettuosa amicizia e collaborazione, ha scritto un post su Facebook
che potrebbe essere uno spunto per il solerte ministro dell’Interno, Matteo
Salvini, affinché vada fino in fondo nella sua idea di fare centri diffusi
d’identificazione per fermare gli immigrati e stanare, identificandoli, i
delinquenti per poi espellerli immantinente dal nostro sacro suolo patrio con
procedura d’urgenza. Metodo eccellente da applicare su scala mondiale. Scrive Massimo Angelini, il quale mi
autorizza a pubblicare integralmente.
[Paolo Farinella, sacerdote]
Bene: prendendo spunto da
una lettera di padre Mauro Armanino, mi sono convinto che i centri di identificazione
e le piattaforme di sbarco ci vogliono,
ci vogliono per tutti, perché è giusto identificare i veri motivi per i quali
si va in un altro paese: per lavorare o per delinquere? Cos’è questa storia
della libera circolazione delle persone, neanche fossero merci? Bisogna bloccare
alla frontiera gli italiani, i tedeschi, gli americani che vanno in Thailandia,
a Cuba, in Brasile, trattenerli in un centro temporaneo di identificazione, e
prima di farli entrare (o rispedirli a casa) bisogna sapere se vanno a lavorare
oppure a portare un turismo rispettoso o se invece ci vanno per fottere bambine
e bambini. Ci vogliono centri di identificazione alle frontiere della Svizzera,
di Lussemburgo, delle Isole Cayman e di tutti i covi fiscali per trattenere
qualche giorno chi porta denaro e, prima di farlo entrare, sapere se è frutto
di riciclaggio o evasione. Ci vogliono alle frontiere dei paesi centrafricani
per essere certi di non fare entrare avventurieri, bracconieri, trafficanti.
Ci
vogliono alle frontiere di tutti i
paesi in via di occidentalizzazione (sissignori: non sono paesi in “via di
sviluppo” ma di occidentalizzazione) per bloccare, giorni o settimane, solo
quanto sia necessario e non di più, chi arriva dall’Europa, dalla Russia, dagli
Stati Uniti, dalla Cina, dal Giappone e, senza farsi sviare dagli abiti e dai
modi così belli e puliti, controllare che non sia un mediatore o un trafficante
di denaro, di droga, di persone, di armi, di terreni, di risorse, di scorie e
rifiuti tossici, di minerali e materiali preziosi (senza i quali i cellulari e
i computer con i quali scriviamo veleno sul mondo rapinato dal quale sono
estratti non funzionerebbero) uno speculatore finanziario, un giocatore di
risiko sulla pelle del mondo più povero, un monopolista, uno spacciatore di
semi sterili o di iniziative pseudo-umanitarie, un corruttore di governi, un
accaparratore di giacimenti di pesce o di petrolio (che chi ci abita non potrà
più pescare o estrarre perché non gli appartengono più, come la terra su cui
poggia i piedi, e ringrazi la nostra democrazia umanitaria che permettiamo che
ci cammini sopra)… Il ragionamento è chiaro e ora la faccio breve: sono a favore dei centri di identificazione,
mi piacciono, li desidero in ogni aeroporto, comprese le Maldive e le
Seychelles: è ora di finirla di fare circolare liberamente i delinquenti, i
nullafacenti palestrati e gli stupratori.