di Angelo Gaccione
Carlo Cipparrone |
Due libri a distanza l’uno dall’altro
di pochi mesi: Teatro della vita,
pubblicato dalle Edizioni Alimena – Orizzonti Meridionali nel luglio del 2018
nella Collana Biblioteca di “Capoverso”, e La
poesia di Carlo Cipparrone: il canto di una vita a cura di Bonifacio
Vincenzi, pubblicato nel marzo di quest’anno (2019) come terzo dei trenta
volumi del progetto “Sud: I Poeti” in cui la Macabor Editore è impegnata. Il
primo si compone di 112 pagine e comprende 13 sezioni poetiche, da “I
trapianti” che apre l’antologia, a “Teatro della vita” che la chiude. In mezzo
sezioni come “Lo sperpero del sangue”, “L’assedio”, “Il fuoco”, “Versi
ospedalieri”, per citarne alcune. I testi riproposti vanno da quelli editi dal
1962 in poi, fino ai più recenti che giungono al 2018. Come è detto nel secondo
risvolto di copertina “Si tratta in prevalenza di poemetti di respiro
narrativo”; e del resto la citazione montaliana messa ad esergo è già una
traccia chiara per il lettore: “Un verso
che sia anche una prosa, è il sogno di tutti i poeti moderni da Browning in
poi”. Dunque in questi versi il ragionamento e la riflessione sono evidenti
ed apertamente dichiarati. E del resto Carlo Cipparrone ha concesso ben poco,
nel corso del suo itinerario di poeta, al lirismo e al canto. Si possono
scegliere blocchi di versi a caso per averne la prova immediata:
“(…) Dacché la storia ha memoria,
il popolo, anche quando vince,
resta povero, disperato.
Lo sperpero del suo rosso sangue
è il maggiore peccato del mondo”.
[Lo sperpero del sangue,
1984]
Cipparrone è
rimasto fedele al suo modo crudo e insieme ironico di usare il verso, e non ha
mai derogato da questo taglio comunicativo:
“E ti pareva, non poteva mancare!
Tra un’emorragia cerebrale
un ictus e un infarto fulminante,
qualche cellula impazzita
il meno che ti potesse capitare.
Il male lascia i segni sul corpo:
la pelle recisa dalla gamba
ha mutato posto – trapiantata
nell’osso del cranio, tra fronte
e cuoio capelluto – ora colma
il vuoto lasciato dal rimosso.
Come tatuaggi, rimangono le cicatrici
a testimoniare la manutenzione del corpo”.
Si tratta
del testo “Le cellule impazzite” del 2016 e Carlo combatteva da tempo contro la
sua tremenda malattia.
In La poesia di Carlo Cipparrone: il canto di
una vita di pagine dedicate al poeta cosentino ce ne sono 132. Contiene una
piccola antologia poetica su cui Carlo ha lavorato, assieme all’amico
editore-poeta Bonifacio Vincenzi, fino alla vigilia della morte. Non ha fatto
però in tempo a vedere il libro compiuto perché la morte lo ha impedito il 7
ottobre del 2018. Il volume, oltre alla citata miniantologia, si compone di una
bella e toccante Premessa dell’editore e da 11 testimonianze. Se si esclude la
mia paginetta di ricordi più personali, i contributi presenti, pur nella loro
variabile lunghezza, si presentano come veri e propri saggi critici. Sono vergati da Saverio Bafaro, Luca Benassi, Alessandro Carandente, Domenico Cipriano, Pietro Civitareale, Luigi Fontanella, Vincenzo Guarracino, Piera Mattei, Daniela Pericone, Salvatore Violante. Gli
scritti mettono in evidenza da un lato il carattere appartato dell’uomo, il
pudore, “la clandestinità”; dall’altro l’onestà della sua poesia, la coerenza
stilistica, l’andamento narrativo del verso, lo humour amaro ed ironico
insieme, una certa assertività aforistica. Ma si veda anche con quale maestria,
con l’uso di pochi versi, Carlo sa definire impressionisticamente paesaggio
esteriore e paesaggio interiore; la condizione esistenziale, lo spazio dell’io:
Peso leggero
Peso leggero è questa pietra
che porto da quando nacqui,
come la notte che solleva la luna
sulle spalle curve del cielo
e se ne illumina.
Sono due
ottime preziose letture per illuminare la figura di questo singolare poeta, e
vi suggerisco di procurarvi i libri.
Per Macabor Editore:
Tel. 389 – 6411603
(Bonifacio Vincenzi)
Per Orizzonti Meridionali:
Tel. 328 – 906 5192
I libri sono ordinabili anche tramite IBS su Internet