di Paolo Ferretti De Luca
Le scuole italiane per la
libertà di espressione in Turchia
Libertà per avvocati, musicisti,
docenti e giornalisti incarcerati
Sono oramai all’ordine del
giorno notizie sulla repressione fatta in tutti i modi da parte del regime
turco nei confronti degli oppositori ma anche contro chi esprime semplici
opinioni non allineate al pensiero comune. Repressione che si è
esponenzialmente alzata dopo il “tentato golpe” del luglio 2016 ed il
susseguente Stato di emergenza decretato lo stesso mese. Stato di emergenza
formalmente revocato dopo oltre due anni ma con tutta una serie di decreti
emergenziali diventati ora, per gran parte, leggi dello Stato.
In
sostanza uno Stato di emergenza perenne.
Da
quando l’ascesa politica di Erdogan è arrivata al suo culmine, la Turchia non è
più il paese che abbiamo tutti imparato a conoscere ed amare nel passato. Un
popolo fiero e legato profondamente alle sue tradizioni, una grande nazione
cerniera tra oriente ed occidente che ha lentamente rinnegato il suo glorioso
passato per diventare vittima di un sistema politico in cui non possiamo
minimamente riconoscerci.
Da
anni il popolo turco vive in una situazione inquietante che ci dimostra che le
grandi conquiste dei popoli del '900, come la democrazia e la laicità, possano
essere ribaltate nel giro di pochi anni nel silenzio assoluto del mondo.
E questo lo ribadiamo, non in un piccolo Stato ma nella più grande potenza democratica laica medio orientale che si sia affermata in quell’area del pianeta.
La Turchia è sempre stato un paese ricco di contraddizioni e di certo, siamo consapevoli che non sia possibile attribuire al regime di Erdogan tutte le gravi storture del sistema politico turco, eppure quello che sta avvenendo in questi anni non può lasciare indifferenti.
E questo lo ribadiamo, non in un piccolo Stato ma nella più grande potenza democratica laica medio orientale che si sia affermata in quell’area del pianeta.
La Turchia è sempre stato un paese ricco di contraddizioni e di certo, siamo consapevoli che non sia possibile attribuire al regime di Erdogan tutte le gravi storture del sistema politico turco, eppure quello che sta avvenendo in questi anni non può lasciare indifferenti.
Un
Paese difficile dove, però, il dibattito democratico è sempre stato vivace,
magari anche forte nei toni e nei modi ma sempre presente e vivo. La
partecipazione è stata la cifra distintiva di quel popolo che proprio la sua
fierezza non l’ha visto essere mai sottomesso.
Una classe intellettuale e culturale che si è sviluppata nella culla della cultura occidentale, una sintesi unica che fino a pochi anni fa era l’esempio vivente che culture come quella orientale e quella occidentale potevano convivere pacificamente.
Cosa è successo poi? Qualcosa si è rotto con l’avvento di Erdogan, eletto prima sindaco di Istanbul nel 1994 e poi tra i fondatori, nel 1998, dell’AKP, Partito per la Giustizia e lo Sviluppo.
Erdogan ha ottenuto una grande vittoria alle prime elezioni alle quali ha partecipato, nel 2002, assumendo l’anno dopo proprio la carica di Primo Ministro. Durante questo suo mandato istituzionale ha dato grande impulso ai negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.
Una classe intellettuale e culturale che si è sviluppata nella culla della cultura occidentale, una sintesi unica che fino a pochi anni fa era l’esempio vivente che culture come quella orientale e quella occidentale potevano convivere pacificamente.
Cosa è successo poi? Qualcosa si è rotto con l’avvento di Erdogan, eletto prima sindaco di Istanbul nel 1994 e poi tra i fondatori, nel 1998, dell’AKP, Partito per la Giustizia e lo Sviluppo.
Erdogan ha ottenuto una grande vittoria alle prime elezioni alle quali ha partecipato, nel 2002, assumendo l’anno dopo proprio la carica di Primo Ministro. Durante questo suo mandato istituzionale ha dato grande impulso ai negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.
Nel
2014 Erdogan vince le prime elezioni presidenziali turche con elezione diretta
del Presidente, precedentemente eletto dal Parlamento e di lì portando avanti
una riforma della costituzione finalizzata ad accentrare sempre più poteri sul
presidente e così facendo puntando a destabilizzare il paese.
La
politica di Erdogan punta non solo alla repressione dell’opposizione ma entra
nelle scuole e nelle università con opere di intimidazioni se non vere e
proprie rappresaglie verso coloro i quali non si allineano alle idee del
regime.
Ogni giorno ci arrivano centinaia di segnalazioni di insegnanti ed avvocati arrestati e ad oggi, di molti di loro, non si hanno più notizie. All’ordine del giorno ci sono opere di intimidazione che vedono oramai abolita la libertà di insegnamento.
Ogni giorno ci arrivano centinaia di segnalazioni di insegnanti ed avvocati arrestati e ad oggi, di molti di loro, non si hanno più notizie. All’ordine del giorno ci sono opere di intimidazione che vedono oramai abolita la libertà di insegnamento.
Il
mondo della scuola indipendentemente dal grado e dal luogo, non può rimanere
indifferente rispetto a ciò che accade in un paese vicino ed amico.
È
a scuola che abbiamo imparato come gli orrori che si sono compiuti non debbano
ripetersi e occorre prendere una posizione chiara per non essere tra coloro che
nel silenzio si sono resi complici di olocausti e genocidi.
Perché abbiamo imparato che la storia non solo si studia ma se ne diventa parte mentre si vive la propria epoca, in un modo o nell’altro. La scuola, luogo simbolo dell’educazione, della convivenza pacifica e della solidarietà non può restare indifferente a quello che si sta compiendo nelle scuole e nelle università della Turchia, ma anche nei luoghi di cultura e fino ad invadere ogni aspetto della vita del popolo di Turchia.
Perché abbiamo imparato che la storia non solo si studia ma se ne diventa parte mentre si vive la propria epoca, in un modo o nell’altro. La scuola, luogo simbolo dell’educazione, della convivenza pacifica e della solidarietà non può restare indifferente a quello che si sta compiendo nelle scuole e nelle università della Turchia, ma anche nei luoghi di cultura e fino ad invadere ogni aspetto della vita del popolo di Turchia.
Per
questo invitiamo tutte le scuole italiane a partecipare a questa ed ad altre
iniziative di solidarietà agli insegnanti, agli studenti e a tutto il popolo
turco diffondendo e pubblicando sul sito della propria scuola questa lettera
aperta scritta da un nostro collega, nella quale si chiede al governo turco di
smettere immediatamente tali politiche repressive e liberare tutti i detenuti
per reati di opinione contro il regime.
Per dare sostegno ai nostri colleghi l’importante è essere uniti e compatti perché possano sentire un’unica voce forte e decisa di solidarietà.
Per dare sostegno ai nostri colleghi l’importante è essere uniti e compatti perché possano sentire un’unica voce forte e decisa di solidarietà.
Puoi
confermare la tua adesione e partecipazione all’iniziativa ti basterà inviare
una mail all’indirizzo: scuoleperlaturchia@gmail.com