PALAZZO MARINO IN MUSICA
di Angelo Gaccione
Una veduta della Sala Alessi |
Seppure non ci fosse nessun’altra
motivazione, la Sala Alessi di Palazzo Marino (il Municipio di Milano) avrebbe
comunque la sua legittimità nella struttura stessa della sua composizione. A
parte gli altri ricchissimi elementi pittorici e scultorei che arredano il suo
imponente rettangolo, sono ben 12 le figure degli affreschi a contenuto
musicale presenti lungo l’intero perimetro del Salone e dunque che in questo
contenitore così istituzionale si svolga una rassegna musicale, è del tutto
naturale. In verità di tanto in tanto i milanesi vi possono ammirare singole
opere pittoriche provenienti dai musei più diversi, e le file davanti
all’ingresso di Piazza della Scala sono sempre ordinate e ben nutrite. Mi è
capitato, in prossimità di un Natale, di ammiravi anche l’allestimento di un
magnifico artistico presepe. La stagione di Palazzo Marino in Musica è giunta
ormai all’ottava edizione, e la particolarità è che si svolge alla domenica
mattina. Di domenica mattina vi si svolge anche Area P, quella P è l’iniziale
della parola Poesia, ed anche questa rassegna è ben seguita. Lo scorso anno
avevo preso parte ad una bella mattinata dedicata alla poetessa Antonia Pozzi.
Cinzia Barbagelata |
Questa
ottava rassegna musicale si è aperta domenica 7 aprile con un omaggio
all’Italia tardo-barocca, fondendo musiche e testi vocali di Pergolesi con
quelli di autori poco noti al grande pubblico: Carlo Ignazio Monza, Domenico
Gallo, Wilhelm van Wassenaer. A proposito di quest’ultimo, dalla nota al
programma di Cinzia Barbagelata (che è poi anche la direttrice musicale del
gruppo - Maestro di concerto si definisce -), abbiamo appreso che nuove
ricerche, dovute soprattutto ad Albert Dunning, hanno permesso di attribuire
proprio a lui i Concerti armonici.
Per lungo tempo si era creduto che fossero della mano di Pergolesi, e prima
ancora di quella del violinista Carlo Ricciotti che li aveva dati alle stampe
nel 1740. Al concerto-spettacolo è stato dato il titolo: Alle fonti del Pulcinella di Stravinskij proprio perché si tratta
delle musiche che il compositore russo utilizzò per il suo balletto dedicato
alla celebre maschera partenopea. E in questa proposta di Cinzia Barbagelata
(regia di Sonia Grandis, movimenti scenici e coreografie Simone Magnani,
drammaturgia e coordinamento vocale Marinella Pennicchi) di napoletanità ce n’è
a bizzeffe a cominciare dalle canzoni e dai recitativi, dalle figure dei Farfarielli, specie di folletti
maliziosi e dispettosi che sedotti dalle musiche e dai canti, su quelle note
romantiche e quelle parole amorose, ricostruiranno anch’essi il loro idillio,
il loro scambio amoroso. E senza dimenticare la presenza di uno strumento come
il mandolino e l’aperto omaggio a quella danza popolarissima che è la
tarantella.
Uno spettacolo godibilissimo, un gruppo musicale ben nutrito (flauti, violini, viole, violoncelli, clavicembalo, tiorba, chitarra barocca, mandolino, contrabbasso, percussioni), tutto formato da allievi del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, anche nelle sue componenti vocali e coreografiche, che hanno deliziato un pubblico attento e divertito. Giovanissimi e talentuosi, tutte le individualità orchestrali sono state valorizzate con dei brani eseguiti da soli o a piccoli gruppi, e di questo va dato merito ad una Barbagelata generosa, che si è prestata con ironia anche ai dispetti dei Farfarielli. Non c’è nota di questa musica che non sia gradevolmente bella, armoniosamente gioiosa e insieme toccante; ben si sposa alle atmosfere galanti e arcadicamente amorose che intende celebrare.
Uno spettacolo godibilissimo, un gruppo musicale ben nutrito (flauti, violini, viole, violoncelli, clavicembalo, tiorba, chitarra barocca, mandolino, contrabbasso, percussioni), tutto formato da allievi del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, anche nelle sue componenti vocali e coreografiche, che hanno deliziato un pubblico attento e divertito. Giovanissimi e talentuosi, tutte le individualità orchestrali sono state valorizzate con dei brani eseguiti da soli o a piccoli gruppi, e di questo va dato merito ad una Barbagelata generosa, che si è prestata con ironia anche ai dispetti dei Farfarielli. Non c’è nota di questa musica che non sia gradevolmente bella, armoniosamente gioiosa e insieme toccante; ben si sposa alle atmosfere galanti e arcadicamente amorose che intende celebrare.