LE PARAFILIE IN SCENA
di Mila Fiorentini
Il teatro da
sempre è specchio sociale e oggi non può che ruotare intorno alla coppia che
cambia e che scoppia, al modello della famiglia tradizionale sovvertito e alla
precarietà del lavoro, condito con una politica che è perennemente nel guado
nella migliore delle ipotesi. Con Stringimi
che fa Freud, lo spettacolo per la regia di Vanessa Gasbarri, in programma
a Roma al Teatro degli Audaci (dal 25 al 28 aprile), il tema è quello delle
parafilie, trattato come si annuncia dal titolo con ironia. Per saperne di più
abbiamo incontrato Alessandra Merico, autrice del testo nonché una degli
interpreti.
È il suo secondo testo: come nasce l'ispirazione ed
è stato pensato fin dall'inizio per il teatro?
"Mi divertiva
l’idea di parlare di sesso, un tema costellato ancora da tabù e pudori,
attraverso una commedia destinata a un pubblico eterogeneo, senza dare allo
spettatore la sensazione di osservare la vita sessuale di altri dal buco della
serratura chiamandolo al contrario in causa in una discussione e cercando di
togliere, con fatica, il “giudizio” in camera da letto. I protagonisti sono
alle prese con le loro fantasie sessuali e con l’ironia e la leggerezza si
affrontano paure e desideri di ognuno, mentre l’imbarazzo cade col sorriso e
riesce facilmente ad essere superato proprio perché dichiarato. Inoltre
il testo parla anche di rapporti e del concetto di famiglia, altra tematica
scottante in questo periodo."
Il titolo al di là del gioco ha un riferimento specifico alla dottrina
freudiana?
"Sigmund Freud è
stato il primo a dare luogo a una rivoluzione copernicana nell’ambito della
psiche e il suo contributo, soprattutto sulle questioni sessuali, ha portato a
una generale revisione delle credenze precedenti, ancora troppo influenzate da
un moralismo imperante.
Già più di un secolo
fa sosteneva che viviamo in una società sessualmente repressa, ma allo stesso
tempo ambivalente. Da un lato vorrebbe lavoratori affidabili con obblighi
economici, morali, doveri sociali e familiari; dall’altro bombarda la nostra
quotidianità di stimoli provocatori e liberatori. E le cose ad oggi non sono
cambiate di molto, basti pensare alla distanza tra la vita sessuale prescritta
ancora dai dogmi di alcune religioni e quello che troviamo sul web e in
televisione. E la sessualità femminile, in particolare, è entrata in modo
sempre più esplicito nella cultura popolare, senza essere accompagnata però da
una vera educazione e consapevolezza a livello sociale. Ecco, io credo che sulla
sesso ci si sia ancora molto da dire e da imparare e siccome la commedia è
incentrata sul decidere cosa può essere definito strano oppure no nelle
fantasie di ognuno, ho voluto, anche nel titolo fare omaggio a chi ha scavato
per primo in questa direzione."
Cosa si intende per parafilie e che tipo di ricerca
ha fatto?
"Un tempo le
chiamavano “perversioni sessuali”. Oggi, per riferirsi a tutti quegli interessi
e pratiche erotiche ritenute atipiche, sessuologi, psichiatri e psicoterapeuti
parlano di parafilie. Il termine deriva dal greco para, “attorno” e filia, “amore” e si riferisce a impulsi,
fantasie o comportamenti sessuali inusuali.
Determinare la
devianza di una persona nell’area della sessualità non è semplice,
infatti, implica stabilire chiare norme per il comportamento sessuale, sia sul
piano psichiatrico sia dal punto di vista legale. In questo senso, l’evoluzione
della definizione da “perversioni” a “sfumature della sessualità” riflette i
cambiamenti storici della nostra società. Il caso dell’omosessualità ne è un esempio
lampante: considerata per lungo tempo una perversione e punita dal codice
penale come “atto di libidine contro natura”, è oggi accettata e riconosciuta
come normale manifestazione della sessualità in molti paesi del
mondo (anche se non tutti). L’omosessualità è definitivamente scomparsa dal DSM
(Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) solo nel 1990 dopo 17
anni di dibattito sul tema.
Stringimi che fa Freud vuole esplorare i tabù della sessualità attraverso
alcune piccole devianze alla norma etero, fatta di copule non troppo fantasiose
nel porto sicuro di rapporti di coppia stabili, che non scandalizzano mai, e
dove comunque è l'amore a farla da padrone, prima del sesso."
Qual è il ruolo del teatro nell'affrontare questi temi?
"Il teatro per
me è uno spazio di confronto nel quale ci si pone delle domande, un luogo di
ricerca e di pensiero e deve essere fruibile a tutti, trovo sia il posto giusto
per parlare anche di sessualità e del concetto di famiglia allargata, tematiche
così attuali, perché si deve necessariamente continuare ad avere una
particolare attenzione verso i cambiamenti sociali e culturali. La
società sta velocemente cambiando è questo porta inevitabilmente tanta
confusione, è il momento in cui dobbiamo essere pronti a non stupirci più di
fronte a certe “irregolarità” rispetto alla tradizione, a certi stereotipi
mancati, a certi riferimenti scomparsi. È il ruolo del teatro è fare da
specchio a questa confusione, così da permettere allo spettatore che guarda da
fuori di cambiare punto di vista."
Ha deciso di affrontare l'argomento con ironia e in
una commedia. Che tipo di scelta rappresenta?
"Volevo
affrontare con leggerezza argomenti “delicati”, credo che attraverso l’ironia
ci si possa concedere di dire più cose perché, ridendoci sopra, si toglie il
giudizio e in qualche modo le parole si esorcizzano. Inoltre credo che uno
spettacolo divertente coinvolga il pubblico e lo predisponga a un ascolto
maggiore, empatico."
Quale risposta si attende dal pubblico e a che tipo
di fruitore si rivolge?
"Lo spettacolo,
per il tema trattato non è adatto ai bambini, per quanto nel testo non ci sia
alcun accenno di volgarità. Ma per il resto è aperto a tutti. Perché in fondo, quello che
si vuole raccontare non sono le perversioni, fantasie o i feticci,
quanto ribadire che far bene l'amore fa bene all'amore. E che ciò che
piace a ognuno di noi nella propria intimità, se non lede a
nessun’altro, può essere semplicemente declinato come sfumatura della sessualità stessa. Detta in
altri termini, che c'è necessità di lasciarsi alle spalle ogni tipo di pregiudizio,
e di essere in grado di raccontare e raccontarsi con sincerità quali siano i nostri
reali desideri in ambito sessuale. Perché, affinché l'amore (r)esista, deve continuare ad (r)esistere
anche il sesso."
Non è alla sua prima scrittura e so che ha in
programma altri progetti: ci vuole anticipare qualcosa?
“La tematica della
famiglia e di come questa stia cambiando è un tema tutt’altro che esaurito per
me, vorrei continuare a scriverne. Inoltre dalle parafile mi piacerebbe passare
ad indagare anche alcune forme di nevrosi, da quelle più diffuse ad altre meno comuni.
Ecco credo che i miei prossimi testi teatrali potrebbero prendere queste
direzioni, nel frattempo nella prossima stagione teatrale oltre a Stringimi che fa Freud dovrebbe tornare
in scena a Roma anche il mio primo testo Non ti vedo da vicino sempre con la regia di Vanessa Gasbarri.