UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

domenica 31 maggio 2020

LA DATA DEL REFERENDUM
di Franco Astengo


Sul tema della riduzione del numero dei parlamentari chi ha ancora a cuore la democrazia repubblicana ha il dovere di essere particolarmente chiaro, questa volta senza sfumature: Il Comitato per la Democrazia Costituzionale dovrebbe chiedere udienza al Presidente della Repubblica, naturalmente non per chiedere un suo intervento che sicuramente non può eventualmente oltrepassare il limite di una “moral suasion”.

L’occasione dovrebbe però essere colta per fare in modo che alla più Alta Magistratura della Repubblica possano essere direttamente illustrate le ragioni di chi si oppone a questo sicuramente nefasto provvedimento.
La riduzione nel numero dei parlamentari, nelle condizioni in cui questo provvedimento potrebbe realizzarsi se il voto del Parlamento dovesse essere confermato nel referendum, rappresenterebbe il “vulnus” più grave inferto alla Costituzione dal 1948 in avanti.
Si tratterebbe, infatti, del frutto avvelenato dell’antipolitica accettato dai gruppi parlamentari soltanto per pavidità e opportunismo, al di fuori dai 5 Stelle che ne sono stati promotori all’insegna “dell’aprire le Camere come una scatola di tonno” (discorso che echeggiava “l’aula sorda e grigia, bivacco di manipoli”).
Un’ emergenza questa della pavidità e dell’opportunismo che rappresenta un vero problema per il corretto funzionamento delle istituzioni, come abbiamo constatato anche nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria, suggellando così la davvero mediocre qualità politica e di dimensione istituzionale che fin qui è stata espressa dal combinato disposto Governo-Parlamento.
Un Parlamento eletto ancora una volta attraverso una legge elettorale nel cui testo si ravvisano diversi profili di incostituzionalità.
Del resto i Parlamenti della XV, XVI, XVII legislatura erano stati eletti con leggi elettorali dichiarate incostituzionali dall’Alta Corte.
Quello dell’incostituzionalità delle leggi elettorali rappresenta un altro particolare dimenticato quando si cerca di definire un profilo della classe politica che ha agito sul piano istituzionale nel corso degli ultimi anni.
Appare meschino il tentativo di confondere una scadenza come quella referendaria, di massima importanza per il futuro della qualità della democrazia italiana, con la canea di basso profilo che si misurerà con l’elezione diretta dei Presidenti di Regione (si tralascia, in questa occasione, il discorso sulla vera e propria “disgrazia democratica” rappresentata dall’elezione diretta a cariche monocratiche).
È necessario far emergere con chiarezza i termini della questione in gioco che ancora una volta, come nell’occasione dei due altri referendum confermativi del 2006 e del 2016, riguarda il cuore stesso dell’impianto previsto dalla Carta fondamentale sui temi delicatissimi della forma di governo, del ruolo delle Camere, della rappresentatività dei soggetti politici in entrambe le direzioni della piena rappresentatività delle più significative sensibilità culturali e dei territori.
Dobbiamo sollevare il tema al massimo livello.
Il voto referendario necessita di una accurata e specifica preparazione, nel corso della quale le diverse ragioni in campo debbono poter disporre dello spazio temporale e fisico per essere esposte all’intero corpo elettorale, senza interferenze varie e senza asimmetrie nel numero di schede da votare da territorio a territorio, come accadrebbe nel caso dell’accorpamento. Si sta compiendo, in questi giorni, un vero e proprio “sopruso” al riguardo dell’esercizio pieno e legittimo della democrazia nella sua espressione più alta che è quella del diritto di voto dal punto di vista della libertà personale di espressione. Occorre riprendere da subito la mobilitazione e portare al massimo della visibilità e della presa di coscienza collettiva, i motivi che sostengono la necessità di un regolare svolgimento del voto.

Libri
Carcere e territorio


Carcere e Territorio: Comitato di Iniziativa prima e Associazione giuridicamente riconosciuta poi, ha attraversato quarant’anni di storia bergamasca, coinvolgendo istituzioni e volontariato nella non facile impresa di umanizzare il carcere locale e sensibilizzare il territorio bergamasco rispetto ai bisogni dei suoi cittadini in esecuzione di pena. Il percorso fatto dall’Associazione Carcere e Territorio di Bergamo per dare attuazione alla riforma carceraria in tutte le sue potenzialità riabilitative, con la partecipazione corale delle istituzioni locali e nazionali, delle realtà del Terzo Settore e dei singoli cittadini, ha contribuito a disegnare un modello di interventi coordinati “a rete” su una difficile area dell’emarginazione sociale, che chiama direttamente in causa la cittadinanza nelle sue molteplici articolazioni e nei suoi aspetti etici, politici e socio-culturali. Il presente libro si pone, da una parte come memoria di un’esperienza ancora in corso, dall’altra come proposta per sollecitare anche altre realtà territoriali ad intraprendere nuove strade per affrontare con coraggio il problema della detenzione e dell’espiazione della pena, nodo cruciale per il divenire in civiltà di una popolazione. Un libro, questo, concepito come un primo sommario “affresco” per non dimenticare e per aprire la strada ad ulteriori ricerche di approfondimento.    

Oliviero Arzuffi
Carcere e territorio
Ed. Equa, 2020
Pagg. 280 €       

LA POESIA

Vinicio Verzieri
"Gioire"

Granitico il divenire
non scompone il suo piano
ma ha aperture
pronte ad accogliere
gli entusiasmi creativi.

Le dispute per l’avere
sortiscono perdite di valore umano
bisogna recuperare l’umiltà
che abbracci lo spirito della natura
fiorente al suono della brezza.

Con questo fare al ribasso
si distrugge il residuo
di valori dello spirito.

Attestare la piacevolezza
dei sogni fuori dal comune
senza teatralità
ma col sorriso dell’applauso.

Il tiglio dà macchie di profumo
e l’aria gioisce nella limpidezza.

Le implicazioni della bellezza sensuale
rafforzano l’accostamento alla poesia.

La negligenza sociale
appassisce lo spirito
mentre la morte ancora sconcerta.

La luna è una virgola
o una parentesi tonda che chiude
un discorso forse millenario
o mai fatto.

[Vinicio Verzieri]
25 maggio 2020




IL PENSIERO DEL GIORNO

Vinicio Verzieri
"Introversione"

“Ognuno compie il suo viaggio da solo,
nonostante la compagnia”.
Laura Margherita Volante

L’AFORISMA

Nicolino Longo
con una barba alla Tolstoj

“La giovinezza è lo spettacolo pirotecnico, 
le cui scie luminose scenderanno presto 
a farle terra bruciata intorno”.
Nicolino Longo

DANTESCA


“Ho deciso di iscrivermi ad un corso di lingua straniera:
mi è stato consigliato l’Italiano”.
Teodosio De Bonis

Musica

Giordano Dall'Armellina

We are the lord
Noi siamo il signore
Parole e musica di
Giordano Dall’Armellina

We are the lord we pray to in the sky.              
We are the lord deep in our heart.          
We are the lord who may save this world.                
We are the lord, not the masters of this earth.

Siamo noi il Signore che si prega nel cielo.
Siamo noi il Signore nel profondo del nostro cuore.
Siamo noi il Signore che può salvare il mondo.
Noi siamo il Signore, non i padroni della terra.

There is no god somewhere in the sky,            
There is no god providing for us all,                          
There is no god awaiting for you,                     
The only god is the one inside your heart.       

Non c’è alcun dio da qualche parte nel cielo. 
Non c’è alcun dio che provvede per noi.
Non c’è alcun dio che ti aspetta.
L’unico dio è quello dentro al tuo cuore.

So, make this god a joyful one,                         
no holy books open in your hands.                  
A loving god who cares about you,                            
and about the other people too.
                           
E allora rendi questo dio un dio gioioso
Non c’è bisogno di avere libri sacri in mano.
Un dio amorevole che si prende cura di te
Ma anche di tutti gli altri.

We are the demons we fear in the flames.                
We are the demons deep in our soul.               
We are the demons who cheat with our cards.
We are the demons who will destroy this world.   

Siamo noi I demoni che temiamo fra le fiamme
Siamo noi I demoni nel profondo dell’anima.
Siamo noi I demoni che imbrogliamo con le nostre carte.
Siamo noi I demoni che distruggeranno il mondo.

There is no devil somewhere below,                          
There is no devil whispering in your ear,                  
There is no devil awaiting for you,                   
The only devil is the one inside your mind.              

Non c’è alcun diavolo da qualche parte sottoterra
Non c’è alcun diavolo che ti sussurra all’orecchio
Non c’è alcun diavolo che ti aspetta
L’unico diavolo è quello dentro la tua mente.

So, turn that devil into a good one,                           
who may erase the hell from the world.           
Let yourself be a caring guy,                            
and sing this loving song with me.                   

E allora trasforma quel diavolo in un buon diavolo
Che possa cancellare l’inferno dal mondo.
Permettiti di essere un tipo premuroso
E canta questa canzone amorevole con me.

We are the lord we pray to in the sky.              
We are the lord deep in our heart.          
We are the lord who may save this world.                
We are the lord, not the masters of this earth.

Siamo noi il Signore nel profondo del nostro cuore.
Siamo noi il Signore che può salvare il mondo.
Noi siamo il Signore, non i padroni della terra.
Siamo noi il Signore che preghiamo nel cielo.
  
Per l’ascolto su Youtube


sabato 30 maggio 2020

Libri
FINZI E GUARRACINO

Vincenzo Guarracino

Questo libro dal titolo bellissimo e premonitore (Gilberto Finzi. Parole a guardia del futuro) che porta in copertina la formula della semplice curatela, avrebbe dovuto contemplare, a pieno titolo, il nome di Vincenzo Guarracino come autore a tutti gli effetti. Suoi sono i saggi che introducono con la solita maestria, con il solito acume critico, alcune delle raccolte poetiche prese in esame; sua la scelta dei testi poetici riprodotti; suo l’agile e prezioso itinerario culturale ed umano condito da notizie più private che molti di noi ignoravamo; sua la documentata bibliografia, e sua, infine, la scelta delle “Testimonianze” di amici ed estimatori del poeta mantovano, riprodotte a fondo volume. Quell’a cura ci conferma, ancora una volta, la generosità e la modestia di uno dei critici e letterati italiani fra i più attrezzati e duttili, e lo stile di una “scuola” intellettuale, di una civitas, che da anni sono scomparsi dall’orizzonte delle patrie lettere, e dunque il Cielo ce lo preservi a lungo. Di Gilberto Finzi Guarracino è stato più che un amico. Credo che assieme a Sanesi, costituissero una triade poetico-affettiva solidissima, cementata, oltre che da comuni interessi, da un profondo sentire umano e civile; da una assidua frequentazione e da una stima, come ora è difficile trovarne. Una fedeltà verso i due amici, questa di Guarracino, che si è rivelata immediata già all’indomani della loro scomparsa, e che è andata successivamente, consolidandosi con la curatela di libri, convegni, incontri pubblici, scritti e interventi vari, a Milano e fuori.
Quanto Guarracino abbia penetrato a fondo il lavoro di Finzi ce lo mostrano un paio di brevi passaggi compresi nel volume di cui ci stiamo occupando, e che consiglio caldamente ai nostri lettori: “(…) la sua poesia ha attraversato tutti gli umori culturali e la ricerca poetica del Novecento, avendo come punto di riferimento Salvatore Quasimodo () e Antonio Porta, con uno spirito particolarissimo: con una lucida e acuta visione critica che si trasmette su cose e persone () con una carica di forte indignazione e di sferzanti invettive”. E ancora: “Un ‘formalista’ che ama la novità della parola e del verso e non teme di sfidare la ‘qualità de’ tempi’, il magma delle cose e degli eventi, entro cui si gioca non solo ogni storia ma anche ogni ‘progetto’ di futuro…”.
È lungo questo solco che Guarracino ci invita a seguire l’avventura di scrittura di un poeta certamente non facile al primo impatto, anzi, come ben scrive Guarracino, facitore di una versificazione “ardua, inamabile, a tratti ostica, umorosa e umorale, perseguita in solitudine per tutta quanta la vita”. In questa sequela precisa di aggettivi non c’è solo l’essenza più vera della poesia di Finzi; c’è anche l’uomo Finzi, l’intellettuale rigoroso ed esigente, ipercritico, verso se stesso e incontentabile verso gli altri; c’è, infine, il suo carattere scontroso perché forgiato sulla convinzione che su un terreno tanto arduo non è possibile barare, non ci sono scorciatoie. Vale per lui e vale per gli altri. E soprattutto perché consapevole che l’arte della parola, resta una delle più insidiose e fallaci: e bisogna prenderne atto. La sua coerenza e il suo rigore sono ancora lì, ad ammonirci.
[A. G.]

La copertina del libro

GILBERTO FINZI
Parole a guardia del futuro
A cura di Vincenzo Guarracino
Puntoacapo Ed. 2020
Pagg. 134 € 15,00















LA POESIA


La luna che vedi
è la stessa che guardo
dall’abbaino
senza una stella
a far compagnia.

Nel tuo cielo
la luna non è
un’altra
ma c’è una stella
che spia un rimpianto.

[Laura Margherita Volante]

IL PENSIERO DEL GIORNO

Vinicio Verzieri
"Opera"

“Nel Centro Sud, oggi, i lombardi,
a causa del coronavirus,
fan più paura dei longobardi”.
Nicolino Longo


REPRESSIONE
Il piede sul collo


Che gli Stati, di qualunque colore, con le loro polizie ed eserciti, in varie parti del mondo, si dimostrano sempre più violenti e criminali, è sotto gli occhi di tutti. Non è solo in Turchia, come qui sotto denunciato da Carla Nespolo. Avviene in Palestina come ad Hong Kong; in Brasile come negli Stati Uniti; in Russia come in Egitto. La verità è che gli Stati si mostrano sempre più nemici dei loro popoli e insofferenti alle libertà. È davvero una beffa della storia vedere che chi dovrebbe tutelare la vita e la prosperità dei propri amministrati, ne diventa il carnefice.

***

TURCHIA
Lo scempio dei diritti umani



Dichiarazione della Presidente nazionale 
dell’ANPI, Carla Nespolo.

Seguo con apprensione e sconcerto quello che sta avvenendo in Turchia ai danni delle libertà civili e di espressione. I membri della band “Grup Yorum” sono sotto processo per terrorismo perché suonano e cantano i diritti degli ultimi. Alcuni componenti del gruppo hanno già pagato con la vita attuando uno sciopero della fame per protestare contro il regime di Erdoğan e i suoi processi farsa. Helin Bölek, Mustafa Koçak e il bassista Ibrahim Gökçek sono morti da perseguitati. La persecuzione della band e del loro centro culturale Idil a Istanbul va avanti da tempo. Il regime di polizia e privazione delle libertà - consolidato in due decenni di potere di Erdoğan – si è intensificato dal 2016, anno del tentato golpe in Turchia: centinaia i politici, i giornalisti, gli artisti, i musicisti, gli scrittori, gli attivisti in carcere, fra cui Nûdem Durak, artista e musicista curda condannata a 19 anni di carcere perché ha cantato nella sua lingua! Con la scusa dell'emergenza Covid-19 la repressione aumenta di ora in ora. L'Italia e l'Europa hanno il dovere di intervenire. Faccio appello alle forze democratiche, al Ministro degli esteri, al governo: non è più tollerabile assistere a questo scempio dei diritti umani continuando a fare affari con la Turchia di Erdoğan. Mai più questa colpevole indifferenza!
[Carla Nespolo - Presidente nazionale ANPI 
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia]
 


venerdì 29 maggio 2020

SPAZIO LIBERO

Lettera aperta ai miei amici Onorevoli,
Consiglieri Regionali, Sindaci, Assessori.

Cara, Caro,
tu dici di fare battaglie per i cittadini. Allora inizia a lottare nel tuo partito per rompere il corto circuito che vede la Salute appannaggio e ostaggio delle Case Farmaceutiche. Questo cappio deve sciogliersi. Abbiamo lasciato loro tutta la delega, senza il controllo. Le Farmaceutiche sono diventate dei ricercatori di malattie, ovvero produttori di medicine che poi devono essere vendute. E devono poter fare il loro lavoro ci mancherebbe. Ma non devono poter occupare tutto lo spazio monopolizzando la cultura scientifica sostenendo economicamente le riviste, finanziando le università e la ricerca al posto dello Stato, allevando medici dalla culla alla tomba accompagnandoli alle Maldive, controllando gli enti deputati al controllo dei farmaci in Italia, Europa e mondo. E poi tramite la controllata OMS dettare l’agenda della politica sanitaria ai Governi, compreso quello italiano.
Lo Stato deve riappropriarsi del tema Salute che è un valore costituzionale. La Salute si costruisce dal basso, le medicine vanno benissimo e, quando non intossicano, salvano le vite, ma sono solo l’ultima spiaggia e non devono rappresentare una parte della spesa, della dieta e del mobilio in una società sana. Prima c’è un mondo bellissimo a costo zero e che infatti non viene venduto. Molte persone come me vogliono che quel mondo non sia occupato solo dai produttori di farmaci.
Lasciare quello spazio solo alle Farmaceutiche è alto tradimento.
Paolo Perrone 

UN PAESE CHE HA SMARRITO L’ETICA PUBBLICA
di Franco Astengo


Lo svilimento della sanità e dell’assistenza pubblica che è alla causa della strage prodotta dall’epidemia, in particolare per quel che riguarda le scelte compiute verso gli anziani ricoverati in RSA, appare come la cartina di tornasole dello smarrimento dell’etica pubblica avvenuto nel corso di questi anni nella politica e nella società italiana.
Il giudizio deve essere netto: questo è un paese nel quale il contagio circola ancora “in abundantiam” e i mezzibusti televisivi annunciano che è “andata bene” riferendo di centinaia di morti mentre si discute della movida e dello shopping e si trucca come un “Piano Marshall” acquisito una trattativa ancora da cominciare in sede europea.
La Spagna è riuscita a proclamare dieci giorni di lutto nazionale, in Italia non c’è stato un momento di raccoglimento generale salvo la reclame del canto e degli applausi dai balconi quale dimostrazione di mero folclore.
La “politica” ha fornito un deplorevole spettacolo di confusione al centro come in periferia, dimostrando tutta la fragilità di un sistema fondato sugli annunci e sull’apparire personalistico (come sta accadendo in queste ore circa le vicende a livello europeo). Un barcamenarsi di mediazioni al ribasso o di dichiarazioni roboanti per dimostrare di possedere la voce grossa in un clima di continuo “scambio politico”.
Un paese che negli ultimi decenni ha prodotto molto poco sul piano del pensiero. Ci si è dedicati essenzialmente al come applicare l’estetica alla politica. L’estetica intesa come “visibilità” del fenomeno politico portato nella dimensione pubblica. Meglio ancora, nell’esercizio di riti collettivi e consensuali portati alla mostra della scena pubblica.
La prospettiva è quella della teatralità della scena politica e il ruolo di “attori” degli agenti politici. Si valorizza l’aspetto ludico del politico, nel senso del non utilitaristico, l’agire comunicativo in luogo di quello strategico.
Una “forma del politico” armoniosa e composta nella cornice da un conflitto al più agonistico: laddove anche la più stridente contraddizione rimane “sovrastruttura” e il pubblico può essere oggetto soltanto di un processo di gigantesca “rivoluzione passiva”.


Un’estetica il cui obiettivo è quello dell’anestetizzazione del “dolore sociale”, come abbiamo ben visto in questo drammatico periodo.
Il confronto, però, a questo punto non può davvero che essere tra l’estetica e l’etica: l’etica intesa come il termine che designa le regole della condotta umana relativamente alla sfera del dovere, di ciò che è giusto/lecito fare, contrapposto a ciò che è ingiusto e/o illecito.
È soltanto l’etica che può consentire di guardare alla politica attraverso un costante confronto critico. Le risposte non possono star dentro al vecchio recinto della ricerca sulla priorità delle contraddizioni ma nella ripresa del confronto tra etica ed estetica.
Ricostruire, perché è il caso di ricostruire, l’idea dell’etica pubblica, dell’idea portante che vi siano dei criteri morali cui l’azione pubblica, l’agire politico, che riguarda la conduzione della vita dei cittadini, dovrebbe ispirarsi.
Beninteso, ispirarsi non a ideali generici, ma ad un “progetto di società” che riguarda il rinnovato rivolgersi all’Utopia da ricercarsi attraverso il conflitto, inteso come solo veicolo per l’avanzamento delle idee sulle quali fondare l’identità dei soggetti destinati a tramutarli in azione.
Una riconnessione in sostanza tra principi ispiratori e pratica corrente: ciò che oggi sembra proprio essere venuto a mancare anche nelle stesse proposizioni di una filosofia politica unicamente legata all’estetica.
Il giudizio complessivo sul comportamento delle classi dirigenti, nel quadro del grande dolore e del sacrificio di milioni di cittadini e soprattutto degli operatori della sanità sbattuti in prima linea nella stessa condizione dei fanti analfabeti della prima guerra mondiale, non può che essere quello espresso all’inizio: si è smarrita l’etica pubblica e con essa il senso dello spirito repubblicano, quello che dovrebbe valere proprio in prossimità del ricordo del 2 giugno e della cancellazione della barbarie fascista durante la quale, è bene ricordarlo, il ruolo dell’estetica (in particolare nel “culto del capo”) ebbe un peso determinante.

CUORE


“Quando ci piange il cuore,
i battiti ne diventano singhiozzi”.

***
“Quando un cuore balla nel petto,
non è per allegria, ma per grave aritmia”.
Nicolino Longo

L’AFORISMA


Vinicio Verzieri
"Purezza"

“Il coniuge è un congiunto…
l’amante è un valore aggiunto”.
Laura Margherita Volante

TRIBUNA LIBERA
Covid e altro 

Ho qui davanti a me un articolo di un quotidiano on-line. Il titolo recita: "Corsa contro il tempo per il vaccino: ecco chi se lo aggiudicherà per primo".
Avrei voluto che il titolo si fosse fermato ai due punti. Non sarebbe stato più giusto e meglio? C'è un virus che nel mondo ha fatto e sta facendo migliaia di morti al giorno, corretto quindi parlare di corsa contro il tempo, per cercare di evitarle, attenuarle, secondo le circostanze. Problema che riguarderebbe uomini e donne di varie età, di tutti i Paesi. Proprio perché ci colpisce come specie umana che è sulla Terra, aldilà dei passaporti che possiamo esibire e che, evidentemente, neanche la morte, al momento, ci sta rendendo uguali. Lo stesso è il problema della Pace, in questi tempi storici, attuali, che proprio stiamo vivendo. Dovrebbe essere notorio che gli Stati, almeno quelli che, diciamo, hanno influenza sugli altri, si stanno preparando ad una guerra che mai c' è stata nel passato, spendendo enormi capitali a scapito, anche, di una miglior vita al proprio interno. Una guerra che se scoppiasse, per le sue conseguenze, riguarderebbe tutti gli Stati del Pianeta Terra da noi abitato oltre quelli, ovvio, dei belligeranti. Ha senso tutto questo? Gli Stati sono composti da marziani, venusiani o terrestri? E i terrestri italiani, francesi, russi, cinesi, americani, indiani, ecc. non possono farci nulla per impedire questo che è autodistruzione, non altro? Dimentichiamo, ad esempio, che il permesso per arrivare a ciò l'abbiamo dato noi? Non possiamo correggerlo? Noi stiamo vivendo in questi momenti, "adesso", non in altri. E se abbiamo delle persone cui vogliamo bene o anche altre che magari neanche conosciamo, non dovremmo permettere loro di fare la loro vita in pace nel vero senso della parola? Non è "arroganza" decidere per gli altri? Chi siamo? L'umanità è solo missili che viaggiano a velocità supersonica, o i laser, di cui si parlava già anni fa e rispolverati adesso? Il tutto per coprire, forse, altri "peccati? "
Sappiamo che in Natura esistono altre specie "sociali" come le formiche? Vivono in colonie, equivalenti dei nostri Stati. Hanno esercito, spie, fanno prigioniere, possono "comprare" parti delle colonie avversarie utilizzando certi secreti che alcune possono produrre per "ubriacare" le avversarie. Allevano larve, utilizzando, guarda un poco, le prigioniere. Guardandole dall'alto in basso come siamo abituati a fare, forse non ci accorgiamo che ci sono parecchie somiglianze con noi umani. Un entomologo americano che le ha studiate, ha perfino scritto che se avessero avuto la bomba atomica non avrebbero avuto problemi ad utilizzarla. Noi specie umana che può riflettere, considerare la nostra storia passata, che conosciamo il dolore che incide sulle carni, anche se lo abbiamo dimenticato regolarmente, possiamo adattarci alle nuove situazioni con l'intelligenza di cui disponiamo aprendoci agli altri e volendo essere il cambiamento che auspichiamo?
Giuseppe Bruzzone
Milano 28 maggio 2020

("Le formiche e l'arte della guerra"
Le Scienze - n° 522 febbraio 2012)


giovedì 28 maggio 2020

INDUSTRIE DI MORTE
di Antonio Mazzeo


Nigeria in guerra con gli elicotteri di Leonardo-Finmeccanica

Le forze armate della Nigeria intensificano la campagna bellica contro Boko Haram ed altre organizzazioni jihadiste ricorrendo alle armi prodotte dal complesso militare industriale italiano. Con un comunicato emesso dal Capo di Stato Maggiore della Marina militare nigeriana, ammiraglio Ifeola Mohammed, è stata annunciata la consegna di un nuovo elicottero da trasporto AgustaWestland AW139 da parte della Divisione elicotteri Leonardo (ex Finmeccanica). Il velivolo che può trasportare sino a 15 persone, era stato ordinato nel settembre 2016 dal Ministero della difesa nigeriano. L’accordo prevedeva la realizzazione di altri tre elicotteri della stessa tipologia, più la fornitura da parte di Leonardo di componenti e parti di ricambio e dei servizi di manutenzione.
L’AW139, classificato con matricola sperimentale CSX81969, era stato avvistato con la livrea della Nigerian Navy lo scorso novembre 2019 sopra i cieli di Venegono, in provincia di Varese, dove sorgono gli stabilimenti di Leonardo. Qualche mese fa la Marina militare nigeriana aveva ricevuto un altro elicottero AW139 dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la sicurezza navale che lo aveva acquistato da Leonardo nel settembre 2018.
A gennaio, inoltre, le forze armate nigeriane avevano confermato l’acquisto di due elicotteri Leonardo A-109 LUH Light Utility armati con mitragliatori e lanciatori di missili per “supportare la lotta in corso contro l’insorgenza e le organizzazioni criminali nel paese”. Secondo il Capo dello staff dell’Aeronautica, Sadique Abubakar, i due elicotteri A-109 erano giunti insieme ad altri equipaggiamenti nell’aeroporto internazionale “Nnamdi Azikwe” di Abuja a bordo di un Boeing 737-400 di Cargolux Airline decollato dallo scalo di Milano Malpensa il 15 gennaio. Ad attendere il cargo un team dell’Aeronautica militare guidato dall’Air Commodore Halim Adebowale e i manager di Leonardo Helicopetrs in Nigeria. I tecnici militari, insieme agli ingegneri italiani hanno poi provveduto all’assemblaggio delle componenti elicotteristiche. Gli AW109 LUH sarebbero già stati utilizzati in missioni di combattimento contro le milizie jihadiste nel nord-est della Nigeria e per l’addestramento tattico degli allievi-piloti di elicotteri.


Sempre secondo quanto dichiarato dalle autorità nigeriane, nel dicembre 2018 erano stati ordinati anche 6 elicotteri A-109 versione “Power” per svolgere un ampio spettro di missioni miliari, compreso il pattugliamento e la sorveglianza dei confini e delle acque territoriali e la ricerca e il soccorso. La Nigerian Air Force ha presentato i primi due velivoli di Leonardo in occasione delle celebrazioni per il 55° anno della fondazione della forza aerea, il 29 aprile 2019 ad Abuja. Il terzo A-109 è stato consegnato a fine maggio 2019, dopo una serie di test aerei realizzati a Venegono alla presenza di ufficiali e tecnici nigeriani. Per l’acquisto dei nuovi mezzi di guerra di Leonardo-Finmeccanica e l’aggiornamento dei velivoli già in dotazione alle forze armate e ad altri apparati dello Stato, nel bilancio federale del 2018 era stata stanziata una prima tranche di 19 milioni di dollari.
In dotazione delle forze armate nigeriane c’erano già 12 elicotteri AW109 LUH (in servizio con la Nigerian Air Force) e 4 elicotteri A109E (con la Marina militare). In passato, le aziende del gruppo Finmeccanica, poi confluite in Leonardo, avevano venduto alla Nigeria anche altri velivoli da guerra, tra cui 6 aerei da trasporto G-222 “Aeritalia”, 12 caccia-addestratori biposto MB.339A “Alenia-Aermacchi”, 2 pattugliatori aerei ATR 42MP di “Alenia Aeronautica” e 2 elicotteri AgustaWestland AW101 per il trasporto Vip.


OBESI
F. Botero
"Sposi"

“Per gli spazi stretti ogni obeso è folla”.
Nicolino Longo
IL PENSIERO DEL GIORNO

Vinicio Verzieri
"Abbraccio"

“L’enfasi è il primogenito di talento e passione.
L’equilibrio è la sua maturità.
Il genio il suo bambino”.
Laura Margherita Volante

CONTRO LA GUERRA


Torino. In occasione della Giornata Mondiale d’Azione, titolata “Fa’ che la pace sia la nuova normalità”, organizzata dall'IFOR (International Fellowship of Reconciliation), il MIR invia al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio, la seguente lettera per richiamare l’attenzione sulle richieste contenute nella lettera inviata dall’IFOR al segretario dell’ONU e a tutti le nazioni.

Signor Presidente,

mi pregio di segnalarle l’odierna Giornata Mondiale d’Azione, titolata "Fa’ che la pace sia la nuova normalità, organizzata dall'IFOR (International Fellowship of Reconciliation), di cui MIR Italia (Movimento Internazionale della Riconciliazione) è una branca. Con essa il nostro Movimento intende indicare la via del cambiamento per superare la dolorosa fase di pandemia che l’umanità sta vivendo, affinché il mondo, provato da questa tragedia, ne esca con rinnovata volontà di pace, che abolisca le guerre, le armi di distruzione totale e riduca le spese militari a favore di quelle civili, necessarie per la salute pubblica e per la salvaguardia del territorio.
Porgo alla sua attenzione la lettera aperta che l’IFOR ha inviato in questa occasione al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, perché possa arrivare il nostro appello a tutte le nazioni.

Un cordiale augurio di pace.
Pierangelo Monti
Presidente del MIR Italia


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