di
Giuseppe Bruzzone
Un pensiero e
un grazie a Franco Fornari
Psicanalisi della guerra atomica 1964
Vorrei aggiungere la mia voce
oltre quella di Sorbini e Navarra perché dai raffronti può nascere sempre
qualcosa di buono. Ho già esposto su Odissea il mio modo di considerare la
realtà che abbiamo davanti e che ognuno giudica in base alla propria formazione
culturale maturata nel tempo e le esperienze fatte. Vedrò di farlo in maniera
più compiuta e circostanziata.
Il mio punto di partenza è la considerazione, per me lampante,
che siamo in un periodo che chiamo nucleare, perché il confronto fra gli Stati,
o almeno fra una parte di loro, cioè la guerra, può significare l'uso di tali
armi, appunto, nucleari. Altri, ben più titolati del sottoscritto, hanno
perfino ipotizzato la fine della nostra specie umana con l'utilizzazione di
queste. È possibile constatare e ci converrebbe farlo prestamente, che mai
davanti ai nostri occhi umani si era presentata questa realtà. Un
"assaggio" di questa ci si era affacciata alla fine della Seconda
guerra mondiale con l'uso del nucleare su due città giapponesi sostanzialmente
inermi e con il processo cosiddetto di Norimberga, che ha stabilito la responsabilità
personale dei nazisti di fronte ai delitti da loro compiuti, "perché
ordinati dallo Stato". Ecco i punti importanti cui faccio personalmente
riferimento: il comportamento dello Stato, in questo caso gli Stati Uniti che
hanno sganciato le bombe su Hiroshima e Nagasaki per lanciare un avvertimento
ad un altro Stato, l'allora URSS, su chi fosse più forte in quei tempi, a resa
avvenuta con il contemporaneo ingresso di truppe russe in Giappone. Non è
possibile non considerare il comportamento ignobile degli Stati che si sono
messi a rubare le capacità dei tecnici nazisti per rimpolpare il loro desiderio
di essere "forti "alla ripresa. Non sono bastati i 65milioni di morti
della Seconda guerra mondiale. Bisognava preparare la Terza, quella di oggi,
per fortuna, non ancora scoppiata, e neanche per sbaglio, anche se abbiamo
rischiato molto. Ecco, lo Stato. Abbiamo visto come può comportarsi. I gruppi
non si "amano" di per sé, dove hanno il "corpo"?
Figuriamoci i gruppi-Stato con i loro responsabili che arrivano anche alla
guerra per raggiungere determinati scopi. Ai tempi attuali non è più possibile:
può esserci la reciproca distruzione.
Chiedo scusa, ma chi ha dato questa "possibilità" di scontro?
Non siamo noi cittadini con la delega ai nostri rappresentati? Non possiamo
ritirare quello che è già nostro, quindi senza violenza alcuna, dichiarando
apertamente che come nati al mondo in questi anni, dopo tanta storia vogliamo
vivere, uomini e donne, e rispondere con la Vita alla Morte e distruzione che
c'è stata finora? E non è da questa
libertà responsabile di ciascuno di noi il più possibile dispiegata, che può
nascere un'economia, un'attenzione alla Natura, al Clima, alla socialità? una
valorizzazione delle proprie specificità italiane o francesi, inglesi o russe,
cinesi o americane? Non sarebbe un Socialismo veramente dal volto umano perché
realmente nato con il nostro corpo e la testa; dai bisogni reali che abbiamo di
fronte, di cui possiamo discuterne insieme le priorità, accompagnati da pareri
di esperti che possono esserci vicino? È una parola forte, sacrilega, che ho
usato sopra? Ma non sarebbe bello, noi padroni di noi stessi, della nostra vita,
finché la Natura lo vorrà, vivere fianco a fianco se si potesse realizzare
questo? Allora forse anche tutti i virus sarebbero sconfitti dalle nostre sagge
scelte sanitarie, utilizzando i capitali che oggi sono destinati alle vendette e
alle guerre dei vari gruppi-Stato.
[Milano 18 aprile 2020]