PORTAEREI "ROOSEVELT"
Come
vecchio obiettore di coscienza anni 66/68, 26 mesi di carcere militare
complessivi, volevo esprimere la mia vicinanza, simpatia per il gesto che ha
compiuto questo militare per la salvezza dei "suoi" marinai che a
centinaia, per la ristrettezza degli spazi, erano colpiti dal virus presente in
questo momento. Ha preso decisioni rapide in linea con il progredire dei
contagi, ma troppo rapide per la mentalità di qualcuno superiore di grado, e
che forse pensava alle esercitazioni aereonavali Nato, qui in Europa nel
Mediterraneo, che si sono svolte nonostante questa presenza silenziosa, che non
distingue tra chi indossa divise graduate o no e persone "civili". È stata
una piccola ventata di aria fresca rispetto a chi, militare anch'esso, si
vantava della "riuscita" dell'esercitazione. Chiedo scusa, nel caso
non lo fosse stato verrebbe detto? Questo, nonostante, il mondo fosse preso da
altri problemi ben più immediati e reali, di vita o di morte oggettiva o magari
futura (se avvenisse una guerra nucleare cui gli Stati si stanno preparando).
Non dirò, va bene, con il nostro consenso, bensì utilizzando la nostra violenza
risparmiata e capitalizzata e alienata in bombe e strutture di vario genere.
Non
so cosa farà adesso il capitano, dopo il ritiro del comando della portaerei.
Probabilmente rimarrà ancora nell'ambiente, gratificato dalla risposta dei
marinai che hanno capito che avevano in lui una persona che li aveva a cuore.
Non entro nel merito delle altrui decisioni. Per me è stato sufficiente quello
che ha realizzato: la cura per la salvezza del suo "personale".
Ci
sarà in un futuro, sperabilmente vicino, un qualcuno, militare, civile,
politico, che dirà alle persone di cui ha la responsabilità, che nel caso di
una guerra nucleare non ci sono molte speranze di salvezza per ciascuno di noi?
E che bisognerebbe cambiare politiche? Magari, intanto, approvando il Trattato
di proibizione delle armi nucleari? Ci sarà qualcuno che si senta
"solo" uomo o donna, nei confronti di altri uomini o donne?