Lapide partigiana a Milano |
Caro Angelo,
il
25 Aprile è una festa che continua a dividere gli Italiani. Perché?
Così
come ancora oggi viene propagandata non ha senso.
Il
25 Aprile deve essere la festa della libertà e della democrazia contro tutti i totalitarismi:
fisici, finanziari e psico-intellettuali. Oggi, per restare ai nostri giorni, e
per citare un fatto eclatante, abbiamo la Cina con i suoi metodi e orrori:
nessuno ne parla e promuove manifestazioni.
Dove
sono le prefiche di professione che non ci difendono dal sottile esautoramento
del regime parlamentare?
Dove
si sono nascosti i difensor fidei della “più bella Costituzione del
mondo”? Nella mia famiglia, nel 1938, quando massima era l’adesione al
fascismo, mio zio, privato della cattedra di letteratura, dovette emigrare a
Vancouver, e lì morì. E non desidero parlare di mio padre.
La
liberazione dal fascismo e la libertà non ce la dettero la Resistenza, ma gli
angloamericani. La Resistenza era formata anche dai contadini che davano da
mangiare ai partigiani, dai religiosi non collusi col passato e tanti
democratici sinceri ma non facinorosi.
Fra
i fascisti e gli antifascisti c’è stata la maggioranza degli italiani che non ha
preso parte alla “guerra civile”: erano gli sbandati dell’8 settembre, i
monarchici che divennero democristiani, gli umili cittadini, molti che al
concetto della religione laica del rispetto naturale dell’individuo, vi
aggiunsero quella della “carithas” cristiana.
La
bimillenaria storia dell’Italia, la civiltà passata, il Rinascimento, il
Risorgimento, la Grande Guerra, non può ridursi agli ultimi 75 anni del 20°
secolo, dissimulando di credere che l’Italia sia nata con la Resistenza.
C’è
una Italia silenziosa, turgida di carità e di senso civico che fortunatamente
vegeta e si è palesata, senza chiacchiere e clamore durante questa pandemia del
Covid-19.
Tutte
le privazioni delle libertà vanno combattute. Con l’esempio, la
de-cloroformizzazione delle menti e la corretta informazione.
Te
lo dice, caro Angelo, uno che si è “distillato” in sacrestia.
Ti
abbraccio, Teodosio