di Teodosio De
Bonis
Sono 142 ad oggi i
medici che hanno sacrificato la loro vita per preservarla a tanti di noi.
Odissea non li dimenticherà.
Passata è
la tempesta:
odo augelli
far festa, e la gallina,
tornata in su
la via,
che ripete il
suo verso.
Ecco il
sereno.
rompe là da
ponente…
Caro Angelo,
Sarà così. Dimenticheremo tutto: il
coraggio dei medici, l'infermiera che si appisola per la stanchezza sul
"cuscino telematico" di un computer; i nonni morti senza una carezza;
i morti nelle bare ammassati sui veicoli militari e trasportati altrove per
essere inceneriti.
Quando
rivedremo la luce e respireremo all'aria aperta, dimenticheremo tutto
ciò. Tutto sarà buttato dietro alle spalle dei ricordi e i morti
diverranno una statistica nei libri di storia. Loro avranno fatto la
storia, e noi la leggeremo.
L'Italia è un
Paese abituato a dimenticare presto le proprie sventure.
Ci rimarranno
solamente alcune fotografie simbolo: il Papa Francesco che il 27 di marzo, in
una Piazza San Pietro insolitamente deserta, sotto la pioggia, con le luci
della sera di un dolce colore azzurro; la lunghissima fila di autoveicoli
militari che il 19 di marzo attraversa una Bergamo deserta per trasportare le
bare dei defunti; una giovane infermiera, il 10 di marzo, che nell'Ospedale di
Cremona, dopo un estenuante lavoro al Pronto Soccorso, si "concede",
alle sei del mattino, un po' di riposo sulla tastiera del computer; il
ragazzino, il 30 di marzo, che con indosso la maglia della Roma, tra le rotaie
del tram, palleggia da solo; e non ultimo, il 18 di aprile, due poliziotti che,
allertati da un drone, scendono dal quad e multano un bagnante che sulla
spiaggia deserta di Rimini prende il sole.
Per non
dimenticare, propongo di inserire su Odissea e sul computer, novello sacrario
della memoria, le foto e i nomi dei medici, degli operatori sanitari e sociali
ad imperitura memoria.
Ti abbraccio,
Teodosio