di
Francesco Curto
"Un fiore al partigiano" Milano 25 aprile 2020 |
Perugia. Ci
risiamo. Ogni anno la solita polemica per il 25 aprile. Il giorno della
liberazione festa nazionale che tanti ancora vorrebbero abolire. Qualche anno
fa pensavo anch’io che forse era arrivato il momento e il tempo della
riconciliazione per vinti e vincitori. Speravo che i primi avessero
metabolizzato il passato con tutto il disastro che avevano creato in venti anni
di regime e che i vincitori smettessero di esacerbare con manifestazioni
fortemente ideologizzate le piazze per umiliare quanti in quella stagione
avevano combattuto e creduto. In quei vent’anni l’Italia era tutta fascista,
tranne quegli oppositori puri che, se non erano stati incarcerati, si erano
rifugiati all’estero. Però, se il 25 aprile non può essere una festa per tutti
e di tutti, allora io dico che non si può chiudere dentro un libro di storia un
periodo di vent’anni, senza quella narrativa giusta della lotta contro il
fascismo, con tutti i suoi abusi e soprusi, le torture e le pretese guerre di
conquiste per l’impero, dei giorni di fame, dei lutti e di quelle tante vittime
sacrificate in nome della razza. Tutto questo non può e non deve essere
dimenticato. Se poi anche qualche vincitore, e ripeto qualcuno, ha abusato
senza il rispetto delle regole, pur condannandoli, non si può non tenere conto
in quei tristi giorni di quel principio fisico, che cita: ad ogni azione
corrisponde una reazione uguale e contraria. Settantacinque anni ormai
trascorsi da quel primo 25 aprile, e tanto oggi più che mai, ci sono rigurgiti di
fanatici di quel regime che osano senza pudore sfilare e presentarsi in piazza
con violenza, supportati da partiti camuffati di populismo e sovranismo, che
oggi hanno diritto di esistere perché siamo in una democrazia. Il diritto è
alla base di uno stato democratico. Questa gramigna, invece cresce e si nutre
con la falsa propaganda di chi con violenza alimenta l’odio e in nome del
popolo si arroga la presunzione per la richiesta di più potere. Io credo che
oggi, alla luce di quanto accade, e soprattutto nel tempo del covid19, non sia
anche il tempo di pacificare nessuno con nessuno. Anche oggi c’è chi rema
contro e non per il bene comune. C’è oggi chi gioca a perdere in questa partita,
che ci vede in difficoltà con noi stessi e con l’Europa. Bisognerebbe fare
fronte comune ed invece c’è appunto chi gioca allo sfascio. La storia, dicitur,
è maestra di vita. Uomini e donne e giovani tantissimi hanno combattuto e vinto
con il proprio coraggio e tanto sangue per una società libera e democratica.
Non si può dimenticare le angherie, ma anche le privazioni e le violazioni dei
sacri principi di libertà, calpestati dagli stivali di squadristi e tanti
delinquenti assoldati dal regime. Non si può dimenticare, e non dimenticheremo
mai, le tante vittime di un regime che ha portato l’Italia al disastro e alla
distruzione fisica e morale. L’uomo forte, e l’uomo solo al potere non è la
soluzione al problema dell’Italia di oggi. Un uomo solo o l’uomo della
provvidenza può soltanto portare nuovamente l’Italia alla rovina. Il 25 aprile,
il popolo ha potuto respirare un’aria nuova e pura che mancava da 20 anni.
Perciò io festeggio, anche se non potrò scendere in piazza o sfilare per le
strade, ma festeggerò con un canto intimo di un pensiero ad onore degli eroi
della montagna che non hanno avuto la fortuna di vivere la democrazia. Canto
questa volta O bella ciao…Una mattina vorrei svegliarmi e raccontare di
questa festa ad un bambino che oggi, per la sua età, non potrebbe comprendere. Perciò
affermo e grido: Oggi e sempre resistenza per difendere il 25 aprile.