di
Don Pino Demasi
La
lettera che qui pubblichiamo, è arrivata a “Odissea” inviata da vari amici, ma
solo oggi. È una lettera del parroco di Polistena ai suoi giovani parrocchiani in
occasione della Festa della Liberazione. Stamattina ci è arrivata anche da Marco
Vitale che a don Pino ha scritto, a sua volta, una lettera di apprezzamento.
Carissimi
ragazzi,
tra
qualche giorno, Sabato 25 aprile, il nostro Paese festeggerà i 75 anni della
nostra Liberazione. Il mio dovere di educatore e di sacerdote mi impone, in
occasione di tale ricorrenza, di rivolgermi anche quest’anno a tutti voi, così
come ho fatto negli anni precedenti. Faccio questo, nella consapevolezza del
mio dovere di educarvi, nella logica e nello Spirito di San Giovanni Bosco, a
diventare “bravi cristiani ed onesti cittadini”, continuando a mettervi tra le
mani il Vangelo e la Costituzione. Lo faccio anche perché consapevole che uno
dei doveri principali di noi adulti è quello di trasmettere memoria alle nuove
generazioni, in quanto senza memoria non c’è futuro.
Lo
faccio infine perché ritengo che l’anniversario di quest’anno ci trovi in una
situazione particolare, molto simile, sotto certi aspetti, a quella che hanno
vissuto i nostri antenati, 75 anni orsono.
Nel
1945, infatti, donne e uomini, giovani e meno giovani sono stati capaci di dare
la vita per sconfiggere l’odio ed i totalitarismi, per regalare al nostro Paese
la pace dopo la guerra. I nostri Padri scoprirono l’importanza di rinascere
insieme e grazie agli altri, a livello di singoli individui, di comunità e di
popoli. Ebbene, vorrei partire da questa eredità, che loro ci hanno lasciato, per
cercare di trovare insieme a voi qualche coordinata che ci permetta di vivere
questo 25 aprile come una nuova resistenza, resistenza non solo e non tanto
contro il coronavirus, ma contro il virus delle paure, delle incertezze, degli
egoismi. È certamente un tempo inedito e drammatico quello che stiamo vivendo,
di cui, un domani, dovrete trasmettere memoria ai vostri figli. La memoria non
di un disimpegno, ma di un’esperienza di eccezionale valore, di una crisi
profonda che è diventata invece un’opportunità di crescita e di crescita
globale, di una tempesta che ci ha fatto capire che “non possiamo andare avanti
ciascuno per conto suo, ma solo insieme” (Papa Francesco, omelia durante la
preghiera straordinaria del 27 marzo).
Ed
è questo, allora, cari ragazzi, il punto di partenza di questa nuova
Resistenza. “Non è forse questa la tremendissima lezione del Covid19? Nessuno
si salva da solo… il coronavirus ci insegna il valore della solidarietà”
(Massimo Recalcati, La nuova fratellanza, in “la Repubblica” del 14-3-2020). In
questi giorni in cui siamo costretti a stare chiusi in casa, stiamo avvertendo
maggiormente il bisogno di stare con gli altri. Ci manca la presenza fisica del
ragazzo o della ragazza, degli amici, dei compagni di scuola e/o di gioco, dei
nostri insegnanti, dei nostri educatori, delle persone a noi care. Aveva
proprio ragione Pietro Calamandrei quando affermava che “la libertà è come
l’aria…ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. E allora questo
bisogno di stare insieme agli altri non può, da ora in avanti, essere vissuto
solo a livello emotivo. Si tratta invece di riappropriarsi di quel “noi”
collettivo su cui abbiamo da sempre insistito e di quell’umano ed evangelico
“prendersi cura gli uni degli altri”, che è stato alla base dell’impegno di
alcuni di voi in questi giorni. Partiamo da qui per immaginare e costruire una
nuova stagione di resistenza, fatta di nuovi stili di vita e di relazioni, di
valori messi da parte e che oggi più che mai si rivelano essenziali.
Corbetta. Lapide al partigiano P. Beretta (Foto: Jana Giupponi) |
Si
tratta di ri-costruire un nuovo modello di società, ripartendo ancora una
volta, per dirla con Bonhoeffer, il teologo protestante ucciso dai nazisti il 9
aprile del 1945, “dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei
maltrattati, degli impotenti. Degli oppressi e dei derisi, in una parola dei
sofferenti” (D. Bonhoeffer, “Lo sguardo dal basso” in Resistenza e Resa).
Viviamo,
allora, carissimi ragazzi il prossimo 25 aprile, in questa logica.
Uniamoci,
sì, ai momenti celebrativi via social. È importante anche questo per creare
memoria e cultura. Ma soprattutto partiamo da questo 25 aprile, per costruire,
dando spazio alle nostre energie positive, una nuova stagione di impegno e di
resistenza a favore di politiche coerenti di medio e lungo periodo che abbiano
al centro il rispetto della vita, l’equità e la sostenibilità, e contro chi, ad
ogni livello, vorrebbe continuare a fare il proprio gioco ed il proprio
interesse. A partire dalle mafie, che stanno approfittando della crisi sociale
ed economica di questi giorni per ottenere consenso e controllare il
territorio, come ci stanno ricordando i nostri bravi magistrati, ai quali
esprimiamo la nostra vicinanza ed il nostro grazie. Oggi più che mai, ragazzi,
sentiamoci tutti chiamati in causa, così come si sentì chiamata in causa la
parte sana del Paese nella lotta contro le dittature, anch’esse ladre di
libertà e di dignità.
Dopo
il coronavirus, ragazzi, ritornate a sognare! Siate soprattutto voi, gli
artefici della ricostruzione del nostro Paese. Da parte mia, continuerò a
starvi vicino e ad accompagnarvi, per quanto mi è possibile, in questo cammino.
In
attesa di incontrarci nuovamente nelle nostre strade, nelle nostre piazze e nei
nostri luoghi di vita, vi abbraccio tutti idealmente.
LA LETTERA DI VITALE
Caro Don Pino,
Domenico Cristofaro mi ha girato il link del Suo messaggio ai ragazzi di
Polistena in occasione del 25 aprile. Sono molto grato a Domenico perché
proprio oggi è il 25 aprile ed è stato per me emozionante leggere in questo
giorno un messaggio ai giovani calabresi, che potrebbero sembrare così lontani
da questa ricorrenza, da parte di un parroco calabrese che rievoca per loro il
significato del 25 aprile proiettandolo ai nostri giorni, alle sfide dell’oggi
e del domani. Il 25 aprile è sempre stato per me un giorno speciale, perché
appartengo a una famiglia autenticamente antifascista, da prima della mia
nascita, negli anni ’30. Mio padre è stato antifascista vero sin dagli anni
’20, in carcere, partigiano. La nostra casa, in Val Camonica, era un
riferimento per i partigiani locali e di passaggio. Io ricordo come se fosse
ieri, le serate passate, vicino a questi uomini forti, ad ascoltare Radio
Londra e i suoi messaggi. Mi dilungo in questi ricordi personali solo per farLe
capire perché il suo messaggio ai ragazzi di Polistena del 25 aprile 2020 mi ha
donato un’emozione particolare.
Anch’io sento nei giorni che stiamo vivendo un po’ dello spirito di allora.
Ho cercato di esprimere questo sentimento in due miei scritti che Le mando,
il primo datato 6 aprile e il secondo 25 aprile.
Il primo di questi scritti ha suscitato settanta riscontri da molte persone
di vario tipo, formazione e località, dalla Val Seriana (BG) a Marsala a Caltanissetta.
La quantità e la qualità di questi riscontri mi ha indotto ad avviare la
pubblicazione di un libro che includerà i miei due scritti e i riscontri
ricevuti. Vorrei aggiungere, se me lo consente, il suo bellissimo messaggio ai
ragazzi calabresi, che ho anche mandato ai miei piccoli nipotini.
Se Le può far piacere verrò apposta a Polistena per incontrare i suoi
ragazzi.
Grazie di cuore
Marco Vitale.
[Milano, 25.04.2020]