LA
SACRA SINDONE AL TEMPO DI INTERNET
di Chicca Morone
Sindone e
coronavirus
Goffredo di
Charny, valoroso cavaliere e scrittore trecentesco, fu il primo proprietario
della Sacra Sindone, portata in Francia dall'Oriente dove era stata
acquistata. Dopo aver fatto costruire la chiesa a Lirey, vi fece custodire il
Telo dai canonici, affermando essere il Lino nel quale era stato avvolto il
corpo del Cristo dopo la crocefissione, senza però precisare come ne era venuto
in possesso.
Era il 1353 e da
allora molte volte la Sacra Sindone è stata esposta: la prima notizia di cui si
ha riferimento è quella dell’ostensione avvenuta nel 1389 che causò una
infuocata diatriba tra il vescovo di Troyes e la famiglia di Goffredo di
Charnay: questioni finanziarie in quanto i pellegrini erano attratti a Lirey
facendo offerte e donazioni, presumibilmente tolte alle casse del vescovo;
inoltre proprio in quella occasione venne messa in dubbio l’autenticità del
telo in quanto nessuna testimonianza di tale reliquia risultava nei Vangeli.
Christopher
Knight e Robert Lomas nel loro libro Il secondo Messia, hanno persino
ipotizzato che il lino avesse contenuto il corpo di Jacques de Molay
imprigionato nonché torturato per ordine di Filippo il Bello - re di Francia e
in accordo con il Papa Clemente V - deciso a impadronirsi del cospicuo tesoro
dei Templari.
A noi la Sacra
Sindone è giunta - dopo varie traversie e questioni legali - in quanto ceduta al
duca Luigi di Savoia direttamente dalle mani della proprietaria Margherita di
Charny, figlia di Goffredo II. La contessa fu in seguito scomunicata dal papa a
causa della sua determinazione nel non aver voluto consegnare alla chiesa la reliquia.
Al di là della
sua autenticità o meno, la Sacra Sindone è il simbolo della cristianità, della
sofferenza di un uomo, sicuramente crocefisso e seviziato per un credo per
nulla gradito ai suoi persecutori, il cui motivo scatenante è stato però sempre
il potere e di conseguenza il denaro.
Nel Novecento le
ostensioni si sono succedute ben otto volte: questa, organizzata in occasione della
Pasqua 2020, sarebbe la nona e potrebbe veramente essere un rituale di grande
risultato nella situazione terribile in cui ci troviamo.
Sapere che la
reliquia viene esposta nel Duomo, anche se non in presenza dei pellegrini,
potrebbe riunire le invocazioni dei devoti in una unica preghiera affinché la
pandemia cessi di mietere vittime: oggi avrebbe un significato davvero profondo
di fratellanza e di comune impegno per un futuro di maggiore consapevolezza.
Non siamo stati
capaci di tutelare la nostra salute: che si tratti di un virus sfuggito dal
laboratorio; di una infezione da penetrazione nell’organismo di microrganismi
patogeni assorbiti in mercati di animali esotici raccapriccianti; di frequenze
nocive del 5G e di altre mille spiegazioni, più o meno deliranti, poco importa.
La realtà è che
dobbiamo imparare a non credere di essere onnipotenti, impregnati come siamo di
quella arroganza tanto ben descritta nel Paradiso perduto di John Milton.
Così l’atto di
fede e di possibile meditazione in presenza - seppur attraverso gli schermi -
dell’impronta di un corpo martoriato, può renderci sensibilizzati al dolore del
passaggio tra a vita e la morte in un momento in cui davvero sfioriamo ogni
giorno la nera signora fornita di falce.
L’ostensione
della Sacra Sindone è sempre stata legata a eventi particolari:
nel Novecento la
prima è avvenuta dal 3 al 24 maggio 1931, in occasione del matrimonio
tra il principe Umberto di Savoia e la principessa Maria José del Belgio;
mentre per celebrare l’Anno Santo straordinario dal 24 settembre
al 15 ottobre del 1933;
dal 16 al 18 giugno 1969 a Palazzo Reale,
nella cappella del Crocefisso, affinché una commissione di studio potesse
effettuare una ricognizione sul Telo durante la quale furono fatte le prime
foto a colori;
il 23 novembre 1973, nel Salone degli
Svizzeri di Palazzo Reale, venne esposta in verticale e ripresa in diretta
televisiva per la prima volta;
dal 26 agosto all’8
ottobre 1978 in occasione del
quarto centenario del trasferimento da Chambéry a Torino rimase mostrata al
pubblico sopra l’altar maggiore del Duomo in orizzontale;
dal 18 aprile al 14
giugno 1998 la Sindone fu esposta per celebrare i cinque secoli del Duomo di Torino e
i 1500 anni del «Concilio di Torino». I pellegrini giunti da ovunque furono due
milioni e 400 mila. Per la prima volta l’ostensione nell’era di Internet.
Grazie a una telecamera all’interno del Duomo, fu possibile il 24 maggio,
seguire anche la visita del Papa Giovanni Paolo II;
dal 12 agosto al 22
ottobre 2000, l’ostensione, organizzata in occasione del Giubileo, ebbe il
motto scelto dal Custode Severino Poletto: «Il tuo volto Signore io cerco»;
dal 10 aprile al 23
maggio 2010 hanno varcato la soglia del Duomo due milioni e mezzo di
pellegrini tra i quali anche il Papa Benedetto XVI. Il motto è stato «Passio
Christi, passio hominis».
Durante l’ostensione
del 2010 i malati passati di fronte al Telo furono oltre 40 mila.
Ora l’esperienza si ripete, donandoci così un
pellegrinaggio virtuale per alleviare il dolore di quanti vivono nel corpo e nell’anima
la passione di Cristo sofferente proprio nei giorni dedicati alla morte e
resurrezione di Nostro Signore.