di Alessandro Pascolini*
Il confronto militare
nello spazio
L’attuale fase della civiltà
mondiale si basa in modo sempre più cruciale sull’accesso allo spazio per una
varietà di applicazioni di grande rilievo economico: transazioni finanziarie
globali, sistemi di pagamento elettronici, reti di telecomunicazioni mobili,
controllo del traffico aereo, navigazione satellitare, previsioni del tempo,
prospezioni e controllo del territorio, ... tutto dipende da infrastrutture
spaziali. Il superamento di barriere
tecnologiche e la diminuzione dei costi consentono a un numero crescente di
paesi e di aziende commerciali di partecipare alla costruzione e lancio di
satelliti, all’esplorazione dello spazio e al volo spaziale umano.
Proprio per
l’importanza delle nuove opportunità create dai servizi abilitati dallo spazio,
i progressi nella tecnologia spaziale hanno creato anche nuovi rischi,
vulnerabilità e potenziali minacce: vari governi stanno sviluppando mezzi che
minacciano la capacità di altri di utilizzare lo spazio. Ciò comporta che la difesa delle proprie risorse spaziali
diventa di cruciale importanza per ogni paese, come (e forse più) della difesa
della stessa integrità territoriale.
La principale motivazione della militarizzazione dello spazio viene
comunque dalle specifiche esigenze militari. Le risorse spaziali sono assolutamente centrali in
molte operazioni militari, tra cui allarmi missilistici, geo-localizzazione e
navigazione, identificazione dei bersagli e tracciamento delle attività
avversarie. Di fatto ogni attività militare difensiva o aggressiva, nucleare o
convenzionale è oggi impensabile senza il supporto di strumenti orbitanti
pienamente efficienti.
Un fattore chiave nella proliferazione di capacità di sistemi spaziali
militari offensivi è il maggior uso dello spazio in guerre convenzionali. Per
gran parte della guerra fredda, lo spazio era praticamente limitato a un ruolo strategico:
raccolta di informazioni sulle forze nucleari, controllo del rispetto dei
trattati sul controllo degli armamenti e segnalazione di potenziali attacchi
nucleari. Di fatto gli apparati spaziali mantenevano un ruolo stabilizzatore
del confronto strategico e come “national technical means” erano protetti nei
trattati bilaterali. Ma, a partire dalla prima guerra del golfo (1990), gli
apparati spaziali hanno trovato nuovi e crescenti ruoli nel diretto supporto delle
varie forme di guerra convenzionale, fornendo vantaggi operativi e tattici alle
forze combattenti.
Aspetti della militarizzazione
dello spazio
I principali ruoli militari dei sistemi spaziali
sono:
• comunicazioni
su tutto il mondo e ad ampio spettro: voce,
televisione, internet a banda larga, servizi di trasferimento dati e di
telefonia mobile
• sistemi di informazione, sorveglianza e
riconoscimento (ISR) ottici, radar ed elettronici; oltre a ricognizioni di
specifici luoghi terrestri, marini e dell’atmosfera, i sistemi ISR militari
forniscono supporto a una varietà di operazioni, mettendo a disposizione
informazioni
sulle
attività degli avversari (e non solo), incluse quelle
missilistiche, sulle caratteristiche e disposizione delle forze armate,
valutazioni dei danni prodotti in battaglia e verifica dell’effetto di
operazioni anti-missile balistico (ABM)
• allarme tempestivo di lanci di missili mediante
sensori sensibili all’infrarosso; la rivelazione satellitare del lancio
permette a sistemi radar terrestri di analizzare le caratteristiche del missile
e la sua traiettoria per poter implementare risposte operative difensive o
aggressive.
•
rilevazione di eventuali esplosioni nucleari atmosferiche, mediante
osservazione dello speciale doppio impulso luminoso rilasciato dall’esplosione
stessa
• sistemi di posizionamento, navigazione e temporizzazione (PNT): costellazioni di satelliti per la navigazione permettono ai mezzi militari di terra, cielo e mare e ai singoli soldati di conoscere la loro posizione e velocità in ogni istante e ovunque. I sistemi PNT permettono l’impiego delle armi “intelligenti” e ai missili cruise di raggiungere con precisione i loro obiettivi. Combinati con i sistemi di comunicazione, garantiscono l’impiego remoto di UAV (droni) e sono essenziali per i programmi di gestione integrata del campo di battaglia sintetici. Attualmente sono operative e in continuo potenziamento le costellazioni BeiDou, cinese, Galileo, europea, GLONASS, russa, GPS, americano, NAVIC, indiana, e QZSC, giapponese, con diversi livelli di accuratezza per usi civili e militari.
• sistemi di posizionamento, navigazione e temporizzazione (PNT): costellazioni di satelliti per la navigazione permettono ai mezzi militari di terra, cielo e mare e ai singoli soldati di conoscere la loro posizione e velocità in ogni istante e ovunque. I sistemi PNT permettono l’impiego delle armi “intelligenti” e ai missili cruise di raggiungere con precisione i loro obiettivi. Combinati con i sistemi di comunicazione, garantiscono l’impiego remoto di UAV (droni) e sono essenziali per i programmi di gestione integrata del campo di battaglia sintetici. Attualmente sono operative e in continuo potenziamento le costellazioni BeiDou, cinese, Galileo, europea, GLONASS, russa, GPS, americano, NAVIC, indiana, e QZSC, giapponese, con diversi livelli di accuratezza per usi civili e militari.
Le orbite
satellitari possono essere vicine alla terra (LEO), fino a 2.000 km di
altitudine, per sistemi di comunicazione e ISR, di media altezza (MEO), da
2.000 a 35.000 km, per comunicazione e sistemi PNT, orbite fortemente elittiche
(HEO o Molnya), inclinate di 63° rispetto all’equatore con apogeo a
39.000 km e perigeo a meno di 1.000 km utilizzate per comunicazioni, sistemi
ISR e allarmi missilistici e orbite geostazionarie (GEO) collocate a 35.786 km
d’altezza in modo che il loro periodo orbitale sia esattamente di un giorno i
satelliti appaiano dalla terra in una posizione fissa nello spazio; anche i
satelliti GEO sono impiegati per comunicazioni, sistemi ISR e allarmi
missilistici.
Esistono
poi missioni segrete, come quelle del velivolo orbitale autonomo americano X37,
che dopo alcuni mesi in una LEO rientra autonomamente a terra; l‘ultima
missione si è conclusa il 27 ottobre 2019, dopo 780 giorni in orbita.
L’operatività dei sistemi
spaziali militari richiede una specifica architettura di comando e controllo
satellitare (C2); il centro di controllo utilizza il collegamento ascendente al
veicolo spaziale per fornire comandi e riceve i dati inviati dal satellite a
una stazione di terra che ha le necessarie antenne, ri-trasmettitori e
ricevitori. Alcune costellazioni satellitari utilizzano satelliti a relè, che
consentono la comunicazione tra satelliti al di fuori dell’area di ricezione di
una stazione di terra. Qualsiasi componente dell'architettura è vulnerabile
agli attacchi, che vanno dalle vulnerabilità fisiche di un sito di terra alla
guerra elettronica (EW) che interrompe la connessione tra il segmento spaziale
e l’operatore.
Armi anti-sistemi-spaziali (ASAT)
Per lo stretto legame tra
capacità spaziali e guerra nucleare, USA e Unione sovietica durante la guerra
fredda hanno sviluppato e testato capacità antisatellite, finalizzate
essenzialmente a creare una forma di deterrenza contro attacchi reali ai cruciali
sistemi spaziali. La nuova dimensione tattica delle potenzialità spaziali ha
aumentato gli incentivi per i vari paesi a sviluppare capacità offensive
anti-sistemi-spaziali, al fine di confondere, interrompere, negare, degradare o
distruggere i satelliti degli altri paesi, con un enorme sviluppo di programmi
per un diretto confronto nello spazio, inclusa la creazione di vere armi
spaziali.
Va anche osservato che l’uso
diffuso di ASAT comporta potenziali ripercussioni globali ben oltre i fini
militari, in quanto enormi parti dell’economia globale e della società
dipendono sempre più dalle applicazioni spaziali.
I singoli satelliti e globalmente
l’architettura di comando e controllo C2 possono venir colpiti con una varietà
di mezzi, in una
continuità di gravità crescente, da danni reversibili o riparabili, fino alla
completa distruzione fisica, a seconda del tipo di arma e del modo d’impiego. Le armi ASAT variano in base al tipo di effetti
che creano e al livello di complessità tecnologica e di risorse necessarie per
svilupparle e per porle in campo. Differiscono anche nel modo in cui sono
impiegate e nella difficoltà di rilevarle e attribuirne l’origine.
In ordine di intensità crescente si possono distinguere sei classi:
• attacchi elettronici, per interferire con le funzioni di trasmissione e
ricezione delle comunicazioni, degradando, disturbando e mistificando i segnali;
• attacchi cibernetici, sia direttamente sugli oggetti nello spazio, sia sulle infrastrutture
terrestri attraverso la rete dati e il software;
• attacchi energetici diretti, mediante laser, microonde o impulsi elettromagnetici per accecare, abbagliare o
danneggiare apparecchiature sensibili nello spazio o a terra senza contatto diretto; possono essere lanciati da
piattaforme terrestri, aeree, navali o spaziali;
• sistemi co-orbitali con la capacità di
incontrare, interagire fisicamente o colpire oggetti spaziali per danneggiare
o spostare i bersagli da un’orbita stabile; possono restare “dormienti” per tempi lunghi
prima di venir attivati;
• ASAT cinetici fisici, che possono distruggere oggetti spaziali o elementi
terrestri attraverso impatti ad alta velocità o esplosioni vicino
al bersaglio: richiedono tipicamente un attacco missilistico; in orbita possono creare enormi
quantità di frammenti, che possono danneggiare anche i propri satelliti;
• detonazioni nucleari, con gli effetti elettromagnetici (EMP) e radioattivi.
Armi di tutte le sei classi sono state sviluppate
e testate da vari paesi. In tempi recenti si sta dando alta priorità agli ASAT
cibernetici, con cui si può anche prendere il completo controllo del bersaglio
e alterare le comunicazioni e la navigazione delle forze avversarie; queste armi sono più economiche dei metodi fisici, non
creano rottami nello spazio, non rivelano l’attaccante ed evitano ritorsioni, e
possono evitare l’immediato
riconoscimento dei danni e quindi una possibile riparazione.
Le nuove posizioni delle
grandi potenze
Lo
spazio sta conquistando un ruolo centrale nei programmi militari dei maggiori
paesi e per il suo controllo vengono ristrutturate le stesse forze armate e della
dottrina militare.
La Russia è stato il primo paese a riorganizzare le
proprie forze spaziali militari. Nel 2015 l’aeronautica russa e le forze di
difesa aerospaziale furono unite in una nuova forza aerospaziale (VKS). La VKS
ha l’autorità di condurre i lanci spaziali, mantenere l’allerta tempestiva dei
missili balistici, gestire la rete di controllo satellitare e la rete di
sorveglianza e difesa antiaerea e antimissile. Secondo il ministro della difesa
russo Sergei Shoigu, la mossa è stata motivata dal riconoscimento di uno “spostamento
del centro di gravità” del confronto militare verso il teatro aerospaziale.
Nel libro bianco cinese
sulla difesa “nella nuova era” (luglio 2019) viene annunciata la creazione
della forza di supporto strategico PLASSF, per lo sviluppo di capacità per i
nuovi campi di guerra, informatici, cibernetici, spaziali, della sicurezza
informatica e per l’integrazione delle nuove tecnologie per obiettivi
strategici. Comprende forze di supporto
per la gestione del campo di battaglia, per informazioni, comunicazioni,
sicurezza delle informazioni e test di nuove tecnologie. In linea con i
requisiti strategici di integrazione dei sistemi esistenti e di allineamento
degli sforzi civili e militari, la PLASSF intende accelerare lo sviluppo
integrato di nuove forze di combattimento, in modo da costruire una moderna
forza di supporto.
Nel novembre 2019 è divenuta operativa l’indiana agenzia di difesa spaziale
(DSA) con sede a Bengaluru direttamente afferente allo stato maggiore
integrato delle forze armate. La DSA ha i compiti di proteggere gli interessi
indiani nello spazio e di sviluppare una strategia di guerra spaziale per
potenziali conflitti nello spazio. Molto significativa l’operazione che ha
portato alla distruzione di un (proprio) satellite nel marzo 2019 mediante un
missile lanciato da terra.
Il
20 novembre 2019 i ministri degli esteri della NATO hanno formalmente
dichiarato lo spazio un campo di operazioni militari (“operational domain”) a fianco di aria, terra, mare e cyberspazio:
“Lo spazio fa parte della nostra vita quotidiana sulla
terra. Può essere usato per scopi pacifici, ma può anche essere usato in modo
aggressivo. I satelliti possono essere bloccati, le loro comunicazioni
interferite o controllate da hacker; possono anche venir dotati di vari tipi di
armi. Le armi anti-satellite potrebbero paralizzare le comunicazioni e altri
servizi su cui le nostre società fanno affidamento, come il traffico aereo, le
previsioni del tempo o le operazioni bancarie. Lo spazio è anche essenziale per
la capacità deterrente e la difesa dell’alleanza, inclusa la capacità di comunicare,
navigare, raccogliere informazioni e rilevare lanci di missili.”
Il
successivo 20 dicembre gli USA costituiscono
come sesta forza armata la US Space Force (USSF): “La missione della
Space Force è di organizzare, addestrare ed equipaggiare le forze spaziali
militari degli Stati Uniti per garantire un accesso illimitato e la libertà di
operare in, da e verso il dominio spaziale; fornire opzioni militari
indipendenti per la leadership nazionale; e per rafforzare la letalità e
l’efficacia delle forze congiunte. La Forza Spaziale degli Stati Uniti dovrebbe
includere sia funzioni di combattimento che di supporto al combattimento per
consentire operazioni spaziali offensive e difensive tempestive e sostenute e
per operazioni congiunte in tutti gli altri domini.” Il 31 marzo è iniziato il
trasferimento di 23 missioni con le relative strutture operative dal
Dipartimento dell’aereonautica all’USSF.
Lo
scorso 9 gennaio il ministro della difesa francese ha creato e organizzato il Commandement
de l’espace
(CDE) nell’ambito
dell’Armée de l’air, che diviene “l’Armée de l’air et de l’espace”,
a sottolineare quanto lo spazio sia cruciale per le operazioni delle forze
armate francesi. Il CDE è
un’organizzazione di servizi congiunti che eserciterà le responsabilità nel
campo della progettazione e dell'attuazione della politica spaziale militare,
nonché nei settori operativo e organico. Le linee principali della strategia spaziale
francese mirano a rafforzare le capacità di supporto spaziale per operazioni
delle forze congiunte, migliorare la consapevolezza della situazione spaziale e
ad essere pronti a condurre operazioni militari nello spazio.
Anche paesi come il Regno Unito, il
Giappone, la Corea del Nord e l’Iran stanno prestando particolare attenzione ai
sistemi ASAT e anti-ASAT.
L’inadeguatezza della
giurisdizione internazionale
Il punto di partenza è la Declaration of Legal Principles Governing the Activities of States in the Exploration and Uses of Outer Space (1963), che afferma: “tutte le esplorazioni spaziali devono essere compiute con buone intenzioni ed essere ugualmente aperte a tutti gli stati che rispettano la legislazione internazionale. Nessuna nazione può proclamare proprietà dello spazio esterno e di qualsiasi corpo celeste.”
Il punto di partenza è la Declaration of Legal Principles Governing the Activities of States in the Exploration and Uses of Outer Space (1963), che afferma: “tutte le esplorazioni spaziali devono essere compiute con buone intenzioni ed essere ugualmente aperte a tutti gli stati che rispettano la legislazione internazionale. Nessuna nazione può proclamare proprietà dello spazio esterno e di qualsiasi corpo celeste.”
Nello stesso anno si
raggiunse un fondamentale accordo per
la proibizione di armi nucleari nello spazio: il Treaty Banning Nuclear Weapon
Tests in the Atmosphere, in Outer Space, and Under Water (“Partial Test Ban
Treaty”). L’interruzione delle esplosioni nello spazio ha appunto
impedito lo sviluppo di armi speciali deputate a massimizzare l’impulso elettromagnetico (EMP) nucleare al
fine di distruggere le strutture di comunicazione, comando e controllo del
nemico, danneggiando calcolatori, apparecchiature elettroniche ed elettriche e
la rete elettrica, oltre che disturbando seriamente i segnali radio e radar.
In seguito, l’United
Nations Committee on the Peaceful Uses of Outer Space (COPUOS) portò a termine
fra il 1967 e il 1979 quello che costituisce tuttora la totalità della
giurisdizione spaziale. Il principale
documento è il Treaty on Principles Governing the Activities of
States in the Exploration and Use of Outer Space, including the Moon and Other Celestial
Bodies (“Outer Space Treaty”) del 1967. Il trattato impedisce ogni forma di
colonizzazione della luna e altri corpi celesti, che dichiara aperti a tutta
l’umanità e utilizzabili solo a scopi pacifici; impone la disseminazione delle
informazioni raccolte nell’esplorazione spaziale; precisa forme di assistenza,
collaborazione e protezione degli astronauti e responsabilità delle spedizioni.
In particolare l’articolo IV limita le attività militari in orbita, sulla
luna, altri corpi celesti e in stazioni spaziali: proibisce la collocazione di
armi nucleari o altre armi di distruzione di massa, vieta l’installazione di
basi militari o fortificazioni, l’esecuzione di test di ogni tipo d’arma e la
conduzione di manovre militari. Attualmente
ha 109 parti; dei paesi “significativi” manca l’Iran.
Il
Trattato dello spazio esterno ha avuto come significativo impatto sullo
sviluppo militare la proibizione del Fractional Orbital Bombardment System (FOBS) sviluppato dall’URSS
negli anni ‘60 per far compiere alle ogive nucleari una traiettoria non
balistica ma su una porzione di orbita depressa in modo da poter colpire gli
obiettivi nemici da direzioni imprevedibili. Un altro programma interrotto il
progetto americano HORIZON (1959 -1967) per una base missilistica nucleare permanente
sulla luna, creando una forza di reazione inattaccabile contro gli avversari
terrestri e assicurando di fatto l’appropriazione americana della luna.
Negli
anni successivi vennero messe a punto convenzioni per precisare e rendere
operativi punti specifici del trattato sullo spazio esterno: l’Agreement on the
Rescue of Astronauts, the Return of Astronauts and the Return of Objects
Launched into Outer Space
(1968), la Convention on International Liability for Damage Caused by Space Objects (1972), la Convention on Registration of Objects Launched into Outer Space (1975); l’Agreement Governing the Activities of States on the Moon and Other Celestial Bodies (1979) avrebbe dovuto estendere significatamene il trattato, ma non ha trovato una minima accettazione (solo 17 parti).
(1968), la Convention on International Liability for Damage Caused by Space Objects (1972), la Convention on Registration of Objects Launched into Outer Space (1975); l’Agreement Governing the Activities of States on the Moon and Other Celestial Bodies (1979) avrebbe dovuto estendere significatamene il trattato, ma non ha trovato una minima accettazione (solo 17 parti).
Dalla metà degli anni '70, la comunità internazionale ha
riconosciuto che lo sviluppo di armi anti-satellite rappresentava una minaccia
per il mantenimento della stabilità strategica tra gli Stati Uniti e l'Unione
Sovietica compromettendo la credibilità della deterrenza mediante ritorsione
nucleare. Dal 1977, le due superpotenze hanno intrapreso tentativi pluriennali
per negoziare un divieto delle tecnologie ASAT, ma senza raggiungere una
convergenza. Sebbene nessuna delle parti si sia formalmente ritirata dalle
consultazioni, i negoziati sono venuti meno, a causa del generale
deterioramento delle relazioni bilaterali.
La Conferenza sul disarmo (CD) ha ripetutamente tentato
sin dagli anni ‘80 di avviare negoziati su un accordo per la “prevenzione di
una corsa agli armamenti nello spazio” (PAROS) con l’obiettivo centrale di
creare uno strumento giuridicamente vincolante per vietare armi nello spazio. Tuttavia,
l’incapacità della CD di concordare un programma di lavoro ha impedito qualsiasi
progresso verso questo obiettivo.
Nel 2008 e 2014 la Cina e la Federazione Russa hanno
proposto un trattato sulla prevenzione del posizionamento di armi nello spazio
cosmico, e della minaccia o l’uso della forza contro gli oggetti spaziali,
incontrando la resistenza dagli Stati Uniti per la mancanza di un meccanismo di
verifica.
Ogni anno il Primo comitato dell’Assemblea generale
dell’ONU affronta il problema della prevenzione di una corsa agli armamenti
nello spazio e delibera risoluzioni a maggioranza, che tuttavia non diventano
operative se non hanno l’accordo delle superpotenze. Nel lavoro del 2019 tre
risoluzioni proposte dalla Russia hanno trovato l’opposizione di Israele e
degli USA e l’astensione di gran parte dei loro alleati.
Nel 2017 l’Assemblea generale ha istituito (risoluzione
A/RES/72/250) un gruppo di esperti governativi per esaminare e formulare
raccomandazioni per uno strumento internazionale giuridicamente vincolante
sulla prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio cosmico e del
posizionamento di armi nello spazio. Sebbene il gruppo abbia tenuto discussioni
approfondite sulla questione, alla fine non è stato in grado di raggiungere il
consenso su un rapporto sostanziale (documento A/74/77).
Si deve prendere atto che mentre la composizione dell’ambiente
spaziale è profondamente mutata negli ultimi decenni e i rischi di un’aperta
competizione militare sono enormemente aumentati, lo sviluppo di un’adeguata giurisdizione
spaziale in termini di accordi internazionali non ha avuto luogo. Né ci sono
motivi di speranza.
Nella presente fase stiamo
passando dalla militarizzazione dello spazio a un effettivo schieramento di
armi spaziali e molti osservatori ritengono che sta diventando sempre più
possibile un conflitto nello spazio prima, o forse invece, di un conflitto
terrestre, marino o aereo.
*Università di Padova
Fonti
- Kestutis Paulauskas, Space: NATO’s
latest frontier, NATO Review, 13 March 2020.
- Challenges to security in space, Defense
Intelligence Agency, January 2019, Washington,
DC.
- Stephen M. McCall, Challenges to the United States in Space,
Congressional research service, IF10337 January 27, 2020, Washington, DC.
- Brian Weeden, Victoria Samson, Global counterspace capabilities: an open
source assessment, Secure World Foundation, 2018, Washington, DC.
-Joseph
Rodgers, Space Security and Strategic Stability, UNIDIR, 2018, Geneva.
- John Pike, The paradox of space weapons,
in SIPRI Yearbook 2003, SIPRI,
Stockholm, 433-438.
- Presidential
Memoranda, Text of Space Policy
Directive-4: Establishment of the United States Space Force, Infrastructure & Technology, Issued
on: February 19, 2019,
Washington, DC.
- Daniel Porras, Shared
risks: An examination of universal space security challenges,
UNIDIR 2019, Geneva.
- Fred L. Borch, Soldiers
on the Moon?!? The Army’s
Strange but True Plan for a Lunar
Outpost,
Historical Army Foundation, January 4, 2018
- Todd Harrison,
Kaitlyn Johnson, Thomas G. Roberts, Tyler Way, and Makena Young, Space Threat Assessment 2020, Center
for Strategic and International Studies, Washington, DC.