OMAGGIO A DE CHIRICO
di
Angelo Gaccione
Santo Catanuto "Omaggio a De Chirico" |
Catania. Non capita tutti giorni di trovarsi forzatamente a casa, “ai
domiciliari” come dico celiando io, ma in fondo mica tanto, per chi come noi la
libertà l’ha più cara della vita; e come mi scrive in un messaggio Santo
Catanuto, che “ai domiciliari” sarà pure, ma lo è ai piedi dell’Etna, di un
Etna innevato, e con una distesa di mare davanti agli occhi e un clima che più
primaverile non si può. E non capita tutti i giorni che un lapillo ti piombi
nel proprio giardino; un lapillo “più tenero del basalto lavico” (sono ancora
parole di Santo) che se ne è rimasto lì, buono ad aspettarti, fino a quando una
sorta di predestinazione ti ha ricondotto da Milano nella tua isola, e una
circostanza dolorosa, un virus che a Milano fa strage, ti trattiene colà. Ti
trattiene al sicuro nella tua casa con giardino ai piedi dell’Etna e con
davanti il mare, ed hai quel lapillo a portata di mano. Ti ricordi allora che
la scultura l’hai pur sempre frequentata, anche se da tempo maneggi più il
pennello che scalpello e mazzuolo. Ha una forma semisferica e ricorda vagamente
una testa: in fondo non occorre molto per abbozzarne una forma che metta in
rilievo occhi e labbra, per dare pronuncia ad un naso. Se volevi fare un
omaggio al “dipintore di piazze vuote e sagome inerti (anche vagamente
antropomorfe)” dall’atmosfera metafisica, in un tempo di non grandi slanci
avanguardistici, non hai che metterti all’opera. Ed eccolo allora in tre foto
questo “Omaggio a De Chirico”, nato da tre combinazioni che ha messo assieme un
lapillo, un virus, un giardino, in un giorno di primavera.