“Cosa ci ha insegnato la
tragica esperienza del coronavirus?”
Risponde
Angelo Gaccione
"Povera Patria" |
Premessa
Ho
detto a molti amici che dobbiamo parlare ora; dobbiamo mettere in circolo idee
e proposte proprio nel corso di questa drammatica contingenza, farle entrare
nel dibattito pubblico perché quanta più gente possibile ne prenda coscienza e
diventino materia del fare. Naturalmente rispetto le opinioni di quanti
ritengono che ora sia prematuro. Per parte mia riconfermo che il salvagente
serve mentre si sta annegando.
Sono
molti gli insegnamenti che da questa immane tragedia provengono a ciascuno di
noi, agli elementi più sensibili dei popoli, ma anche ai membri di governo e
agli Stati. La prima lezione, come abbiamo abbondantemente detto in altri
scritti, è di tipo biologico. È venuta meno, negli uomini
di questo tempo e della civiltà occidentale, l’illusione della invulnerabilità.
Ora possiamo finalmente renderci conto di che cosa potrebbe accadere
all’umanità nel suo insieme, se gli Stati impiegassero in un conflitto bellico
le loro armi chimiche, batteriologiche e nucleari.
Il
secondo insegnamento è di tipo economico: il sistema capitalistico con la sua
visione liberistica predatoria, è un sistema criminale. Si impossessa di tutte
le ricchezze naturali, dei beni comuni che dovrebbero tutelare la vita degli
esseri umani, e li concentra nelle grinfie di un gruppo di multinazionali.
Privatizza ogni bene possibile riducendolo a puro strumento di profitto,
impoverendo miliardi di uomini, donne, bambini. Le élites finanziarie
fanno il resto attraverso una scandalosa speculazione che non rende conto a
nessuna legge, a nessuna regola, strozzando Stati e Governi che le lasciano
agire impunemente.
Il
terzo insegnamento è di tipo politico e si lega al precedente. Le classi dirigenti
espresse dai partiti politici e i tecnocrati di cui questi ultimi si servono,
non facendo nulla per contrastare queste politiche predatorie (anzi,
assecondandole) e svendendo i beni collettivi agli speculatori con la scusa del
libero mercato, di una malintesa modernizzazione, si trasformano in complici
del saccheggio e nemici dei loro popoli e delle Nazioni.
Gaccione al tempo del coronavirus |
Le
privatizzazioni di settori chiave del nostro Paese, per esempio, hanno mostrato
in questa contingenza, e in modo inequivocabile, cos’è accaduto alla Sanità
Pubblica; al settore, vale a dire, preposto alla tutela del diritto alla vita.
Diritto che sta in cima a tutti gli altri diritti dell’uomo.
Non
è vero che non ci siano colpevoli per la marea di morti di questa pandemia. I
colpevoli hanno nomi e cognomi: sono gli osceni farabutti che hanno consegnato
ai privati gran parte della Sanità del nostro Paese; che hanno tagliato i fondi
per la ricerca, le sperimentazioni, i laboratori, la professionalità dei
medici, la strumentazione, lasciando che fossero i privati a ingrassare in
questa vasta prateria dove il denaro pubblico scorreva a fiumi. Siamo arrivati
al punto che nella “efficiente” sanità pubblica lombarda ci vuole un anno e
mezzo per fare una gastroscopia, e un solo giorno se hai soldi per pagartela
presso le numerose strutture private.
Sono
coloro che hanno trasformato gli ospedali in aziende chiudendone una marea in
ogni dove, mettendoci a capo direttori incompetenti quasi sempre lecchini di
partito e delle consorterie politiche; che hanno lasciato le strutture
sanitarie al degrado e allo sfascio; che non hanno mai terminato quelli
inaugurati; che non hanno vigilato sulla corruzione diffusa, sullo sperpero di
denaro pubblico, sulla loro efficienza; che si sono ben guardati di coinvolgere
cittadini e lavoratori nella gestione e nella supervisione della loro
conduzione. Molti dei farabutti che hanno ridotto la Sanità in questo stato,
sono stati da tempo divorati dai vermi, ma molti, molti altri, siedono in
Parlamento, occupano posizioni di potere nei posti più ambìti della burocrazia
e delle istituzioni, e sono parte integrante della vita civile.
Il
quarto insegnamento è di tipo culturale: tutti dovremmo avere imparato che fra
un respiratore, un letto d’ospedale, un macchinario per la risonanza magnetica,
un farmaco salva vita e l’acquisto di un carrarmato o di un cacciabombardiere
c’è un’abissale differenza. Le prime sono scelte in favore della vita, le
seconde in favore della morte. Non sono scelte neutrali queste che abbiamo
portato come esempio; presuppongono due concezioni di vita, due culture
contrapposte. Se accettiamo che si acquistino ordigni di morte, significa che
non ci importa se i nostri ospedali chiudano o siano privi di attrezzature
utili per le nostre vite. Se accettiamo che si sprechi per l’apparato militare
la ricchezza della Nazione, vuol dire che abbiamo rinunciato a che di quella
ricchezza benefici la sanità.
Max Hamlet Gli animali Sterminatori - 1980 - |
Se
questi sono alcuni degli insegnamenti, dobbiamo tirare le somme seppure in modo
parziale e provvisorio. Non possiamo allora sottrarci a qualche suggerimento
necessario. Dobbiamo pretendere l’immediata nazionalizzazione del Sistema
Sanitario Nazionale e toglierlo dalle mani dei partiti politici. Dobbiamo
pretendere che non venga speso più un solo euro per l’apparato militare
spostando metà del personale delle tre armi in una rivoluzionata Protezione
Civile che allarghi il suo compito alla tutela del patrimonio idro-geologico-paesaggistico
e artistico-ambientale. Un’altra buona parte deve confluire nei Vigili del Fuoco
e un’altra ancora nella Guardia di Finanza per avviare una spietata lotta
all’evasione fiscale, alla corruzione, ad accelerare la confisca e l’uso dei
beni delle mafie, nei confronti dei quali regna una scandalosa indifferenza. Il
resto dovrebbe essere impiegato per l’unica guerra di difesa necessaria: le
forme plurime e diffuse di criminalità, nemici veri che abbiamo in casa, dentro
i nostri confini.
Dobbiamo
pretendere il ritorno dei beni essenziali della Nazione (acqua, energia,
trasporti, patrimonio immobiliare, industrie strategiche, manifatture
essenziali, ricerca, cultura e quant’altro ritenuto inalienabile) sotto il
controllo pubblico, coinvolgendo nella sua gestione i cittadini, perché li
tutelino e se ne prendano cura contro ogni abuso e corruzione.
Dobbiamo
pretendere che quanti si sono smodatamente arricchiti in questi decenni,
versino il 20% del loro patrimonio in un Fondo di Salvezza Nazionale da
predisporre, per risollevare le sorti del Paese. Presto ci troveremo in una
crisi economica devastante e avremo bisogno di molto denaro, per evitare un
conflitto sociale spaventoso.
Dobbiamo
esigere un taglio del nostro debito pubblico del 50% frutto della speculazione
finanziaria e monetaria, e una moratoria sul pagamento del resto del debito a quando
la fine della crisi lo permetterà. Dobbiamo pretendere il varo di misure
radicali che aiutino chi non ha reddito per salvaguardarne la dignità, e
intraprendere al più presto un massiccio avvio di lavori pubblici
(potenziamento del sistema ferroviario, messa in sicurezza dei cavalcavia e del
territorio, bonifiche, rimessa in funzione degli ospedali chiusi, terminare
quelli lasciati incompiuti, rimozione dell’amianto, ripresa seria dei lavori
nei paesi colpiti dal terremoto, sostegno alle aziende che non hanno
delocalizzato, alla produzione di auto elettriche, alla mobilità sostenibile,
all’economia verde ed ecologica che aiuti a preservare l’ambiente e il
cambiamento climatico).
Abbiamo
visto come con lo scoppiare della pandemia, in un battibaleno i trattati
internazionali sono stati sospesi da molti Stati europei, incuranti da quanto
sottoscritto. Chiuse le frontiere, violato il patto di stabilità, e così via.
Segno che davanti ad eventi drammatici le formalità giuridiche diventano carta
straccia. Davanti al rifiuto degli Stati di accollarsi collettivamente il costo
della crisi europea, dovremo con forza rivendicare persino il nostro diritto di
stampare moneta per sostenere quella che si annuncia come la crisi più grande
del XXI secolo.
Può
darsi che alcuni salteranno sulla sedia nel leggere questi suggerimenti, ma
devono sapere che se non facciamo nulla, potremmo saltare in aria. Le prime
avvisaglie ci sono già.
Post
Scriptum
Non
si creda che non avendolo citato in questo scritto (è un semplice articolo di giornale,
non un trattato), io intenda assolvere quanti nel cosiddetto mondo scientifico
e sanitario, hanno dato in questa contingenza prova di superficialismo,
ignoranza, arrogante sicumera. Hanno ancora l’improntitudine, dopo avere
colpevolmente minimizzato la portata della catastrofe, parlato di semplice
influenza, di affacciarsi agli schermi televisivi e pontificare dai microfoni
di cronisti servi e stupidi. Non assolvo l’Istituto Superiore di Sanità, come
non assolvo politici e burocrati che nulla hanno predisposto in tutti questi
lunghi anni per far fronte ad una sicura pandemia. Il campanello d’allarme era
già suonato con le diverse precedenti epidemie, e molti scienziati avevano
avvertito che sarebbe stato solo questione di tempo. Non assolvo nemmeno molti
dei medici (non si sono comportati tutti allo stesso modo), e in tantissimi hanno
disonorato il loro ruolo e la loro missione. Hanno mostrato colpevole
superficialità non approfondendo i sintomi di moltissimi infettati, lasciando
prosperare il virus. Non si sono fatti venire un solo dubbio davanti a tante
polmoniti gravi e diffuse, e, addirittura, hanno rifiutato i tamponi a loro
stessi colleghi o a operatori impiegati in prima linea.
Quanto
denunciato da Report nella trasmissione di ieri 30 marzo, è di una gravità
inaudita; ci sono gli estremi per un processo come quello ai nazisti a Norimberga.
Riproduciamo qui il link di Report per quanti vogliono rendersene conto.