di Laura Margherita Volante
Giuseppe Denti "L'abbraccio" |
“Ognuno sta solo
sul cuor della
terra
trafitto da un
raggio di sole
ed è subito sera.”
(Salvatore
Quasimodo)
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e
paradossi, fa pensare...
Il
cambiamento climatico ha causato disastri ambientali a livelli preoccupanti, ma
l’arrivo del coronavirus ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo
diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli
che portano le malattie.
Bloccati
in casa a fare i conti con il tempo, un valore nella società attuale misurabile
in denaro; infatti, secondo un detto “il tempo è denaro”.
Questa
situazione si ripercuote nella crescita dei figli, delegata spesso a figure istituzionali,
che a causa del virus richiede misure di emergenza: scuole chiuse costringendo
a trovare soluzioni alternative, a reinventare un nuovo tipo di famiglia.
In una
dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate
prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social network, offrendo
illusioni aleatorie, il virus è un bagno di realtà privo di contatti reali, di
abbracci, di baci, di mano nella mano, di saluti e strette di mano, perciò
l’imperativo categorico è paradossalmente: nessuno si tocchi, niente baci,
niente abbracci, a distanza, nel distaccato non-contatto.
Il virus
in questa dimensione di segregazione, di limitazioni delle libertà personali e
allerta apre nuovi orizzonti umani, i cui capisaldi sono termini quali
reciprocità, senso di appartenenza e di comunità. Il sentire di essere parte di
qualcosa di più grande, di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi,
diventa urgente con un nuovo sguardo sulla realtà individuale e sociale, in una
ritrovata visione che gli altri siamo
noi. La presa di coscienza che dalle azioni degli uni dipendono quelle
degli altri in una sorte condivisa fanno la differenza, fra un terreno arido e
uno ricco di umori di emozioni di sentimenti e di amore. L’amore è visionario
in uno spazio di relazione dove l’altro viene legittimato in quanto tale, dove
l’altro emerge, non più invisibile ma con tutta la sua umana presenza.
Allora di fronte a qualsiasi domanda non si trova una risposta
plausibile sulle responsabilità, ma solo l’apprendimento che unica via è il
cambiamento, attraverso la riflessione, la meditazione il cui viaggio è tutto
dentro e non fuori. Il monito di ogni particella umana, quindi, richiama
all’unità, in Universo = Verso l’Uno e le sue leggi.