Roberto Pazzi |
Diversi, in questi giorni, i poeti che hanno parlato - e
stanno parlando - in versi di questo evento epocale. Accade, come accade nei
momenti più tragici dell’esistenza collettiva, delle tragedie corali. Lo fanno
con la loro parola calda, con lo stilo doloroso che sa penetrare a fondo, che
sa incidere nella carne come a nessun’altra forma espressiva è possibile. Il
tema della sosta, della fermata necessaria, è una costante nei versi che
abbiamo letto in questi giorni.
“Dal correre al nulla nasce il male”
aveva scritto Campanella; e davvero il nostro correre, il nostro empio
affannarci di moderni, sembra condurci verso un inarrestabile precipizio, verso
un baratro senza speranze e senza senso. Ma qui, in questi versi di Roberto
Pazzi, la sosta, la fermata, hanno qualcosa di più intimo e privato; di più
umano e di più sacro. La foto che accompagna il testo, raffigura l’amata e
perduta sorella Emilia, e il poeta stesso colto in un tenero, affettuoso e
delicato gesto verso il nipotino Filippo. È una scena eloquente e che non ha
bisogno di commenti; chi è stato toccato negli ultimi mesi da tragedie
familiari come è accaduto a me, capirà cosa intendo dire.
È una poesia vera,
questa che offriamo ai nostri lettori; nitida nella sua classicità, ed al contempo
emozionante. Come ogni buona, vera poesia. È per questa ragione che abbiamo
deciso di metterla in prima pagina; siamo sicuri che i nostri attenti lettori
vi troveranno motivi di meditazione, più che nei tanti editoriali che da giorni, su queste pagine, stiamo pubblicando.
[A. Gaccione]
LA FERMATA DEL CORONAVIRUS
Pazzi con la sorella Emilia e il nipote Filippo |
Il mondo sognava di fermarsi,
di interrompere il galoppo verso il nulla,
era il sogno che mi volevi raccontare
ma non ci sei riuscita, stavi male
hai detto solo sono stanca
te lo dirò domani,
e non hai avuto quel domani.
È ormai finita la tua promessa,
ora so che avevi fretta, Emilia,
quasi morendo volevi aiutare
il mondo a fermarsi
prima che nemmeno a sostare
riuscisse più,
perché in quel temporaneo fermo
c’è un amore per la vita così grande
da bruciare le parole per dirlo.
Ecco perché oggi molti parlano
di quel che non sanno,
che invece tu sapevi.
E i molti che non sanno aiutano il mondo
con la loro paura,
non hanno altro.
[Roberto Pazzi]
Ferrara, 13 marzo 2020, inedita.