E L’UOMO NUOVO CHE SARÀ
di
Federico Migliorati
“La nube nel giorno più
nera
fu quella che vedo più
rosa
nell’ultima sera”
G.
Pascoli
Il medico di famiglia, l’insegnante in pensione,
l’operaio, la casalinga, il sacerdote, il presidente di associazione, l’oste:
storie di vita che il Coronavirus ha travolto come un fiume in piena, in quella
che doveva essere una tranquilla fine dell’inverno. Un’immagine su tutte ci
rimarrà impressa, tra le tante che quotidianamente i mezzi di informazione ci propinano
a ritmo serrato: è quella delle numerose bare che vengono caricate sui camion
dell’Esercito a Bergamo ove l’epidemia ha stroncato uomini e donne più che
altrove. Si dirigono, quei mezzi, verso altre città: sotto le Orobie il forno
crematorio non ha più capienza per accogliere i tanti, troppi morti. Come per
l’ultimo tratto di vita, affrontato da soli lontano dai propri cari, in una
stanza d’ospedale asettica pur se attorniati dall’impegno instancabile di
medici e infermieri, anche la morte li conduce altrove. Questo triste periodo
che pare non conoscere fine ci ha costretto ad apprendere il vero significato
della parola assenza, termine a cui
avviciniamo immediatamente quelli di dolore, patimento, sofferenza, angoscia.
In pochi giorni il mondo che abitavamo è stato spazzato via da un vortice senza
precedenti. Viviamo un presente tragico e ci dirigiamo verso un futuro
inconoscibile, a cui affidiamo speranze e auspici di un pronto ritorno a quella
normalità da tutti agognata. Ma da ciò non usciremo uguali a prima: avremo finalmente un
cuore rafforzato, irrobustito dal bene che è stato prodotto, finito in mille
rivoli ad aiutare sofferenti e operatori che a loro si dedicano. Avremo riscoperto
il senso di comunità, al di là delle divergenze politiche e ideologiche, di
territorio o di ceto sociale: tutti finalmente uniti perché tutti ugualmente
feriti, nell’anima e, alcuni, anche nel corpo. Ci disporremo ad inseguire e
custodire l’importanza degli affetti più cari, riportati al loro giusto valore,
a ridare al diuturno dipanarsi dei giorni un ruolo diverso, meno superficiale e
banale, a rendere l’amore e la carità i contenuti essenziali del nostro agire.
Qualcuno, infine, avrà speso questo tempo cercando e trovando la fede, come un
tesoro prezioso a cui affidarsi non per opportunismo, ma per convinta adesione
al messaggio di Colui che mai delude.