A PIÙ VOCI
Elaborazione grafica di Giuseppe Denti |
Proseguono su Odissea gli interventi
sulla interrogazione “Cosa
ci ha insegnato la tragica esperienza del coronavirus?” Risponde: Alessandro
Calabrìa
Ci
ha insegnato che il mondo è irreversibilmente globale; che siamo tutti
inestricabilmente connessi; che i nazionalismi sono profondamente sbagliati e stupidi.
Ci ha insegnato che la tecnologia è il vero futuro
dell’umanità; che il suo uso corretto ci aiuterà a vincere crisi finora ritenute
insuperabili; che, ad esempio, l’ampliamento della tecnologia in remoto, nell’ambito
della stessa diagnostica sanitaria, diminuirà drasticamente anche il pericolo
epidemiologico, poiché la gente potrà essere curata a casa propria.
Ci ha insegnato che lo sforzo sociale, politico e
scientifico di tutto il mondo per sconfiggere il virus è l’esempio migliore dell’immensa
forza che l’umanità unita può esprimere per sconfiggere qualsiasi avversità;
che nelle persone vi sono capacità umane di generosità e abnegazione
straordinarie; che gli esseri umani sono migliori di quello che molti credono.
Ci sta insegnando, nello specifico europeo, che questa
è l’occasione imperdibile perché gli stati dell’Unione Europea realizzino una definitiva
unità politica e finanziaria, che può dare all’Europa quella leadership
mondiale non solo nel campo economico-finanziario, ma nella pratica dei valori di
libertà, democrazia e giustizia sociale compiute, che né gli USA né tantomeno
gli stati asiatici (dalla Russia alla Cina) posseggono.
Ci sta insegnando, nello specifico italiano, che
questa è l’occasione per ricentralizzare alcune funzioni essenziali ora
demandate agli enti locali (regioni, province e comuni) in nome di un malinteso
e interessato federalismo; che occorre riscoprire l’interesse comune nazionale
oltre le sguaiate, pregiudiziali, contrapposizioni politiche; che è urgente semplificare
la burocrazia e debizantinizzare la legislazione e la giurisprudenza, ritornando
a chiarezza e linearità logico-giuridica comprensibili a tutta la cittadinanza.
Come diceva Macchiaveli: “Dove c’è una grande volontà, non possono esserci grandi difficoltà”.