di
Angelo Gaccione
Giuseppe Denti "I virus" |
Coronavirus e complotti
Ogni volta che succede un evento
drammatico di grossa portata che riguarda comunità più vaste di uomini e donne,
si scatena, su quelli che chiamiamo con una orrenda espressione Social Media,
una ridda di ipotesi fra le più balzane, ridicole, estreme. Si va dal
misticismo più fideistico e credulone alla più elaborata e fantasiosa idea del
complotto, mescolando elementi reali a ipotesi tanto azzardate quanto surreali.
Lasciamo stare l’aspetto mistico e religioso che è tuttavia una valvola di
rassicurazione: la paura e l’incertezza davanti a un pericolo non dominato,
spinge a questa necessità per molti aspetti comprensibile ed umana. Ci dobbiamo
invece chiedere perché una marea di persone ricorre all’idea del complotto. La
risposta che mi sono data io è che tantissima gente nel mondo non ha alcuna
fiducia nei Governi e negli Stati. Per diversi aspetti non possiamo darle
torto; come ha affermato lo scrittore boemo Milan Kundera: “Il potere che
diventa sempre più opaco, esige che la vita dei cittadini sia il più
trasparente possibile”.
Stanno circolando in questi giorni, a proposito del coronavirus,
documenti inquietanti che mettono sotto accusa i laboratori militari. Persino
una mia amica cinese molto equilibrata e tutt’altro che incline all’allarmismo,
non esclude una tale eventualità. Vero o no che sia, non possiamo negare che
gli Stati (di ogni tipo e colore) abbiano arsenali zeppi di armi di sterminio
non solo convenzionali, ma anche chimiche e batteriologiche. Che continuano a
fare esperimenti ed esercitazioni militari con l’impiego di armi i cui effetti
sulla salute umana e del pianeta, non sono certo salutari. Pensiamo soltanto
alla radioattività, all’uranio impoverito diffusamente impiegato nelle guerre
più recenti, ai gas nervini, alle bombe al fosforo e via enumerando. Ci sono
stati gruppi terroristici che avevano progettato perfino di avvelenare le
condotte dell’acqua con prodotti che qualcuno ha realizzato e che qualche altro
glieli deve aver forniti. Mercanti di morte e trafficanti di armi: Stati e
industriali. Per non allontanarci troppo da casa nostra basta ricordare cosa è
successo alla Stazione di Bologna, a Piazza della Loggia a Brescia, o alla
Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano. Stragi apertamente
di Stato, come hanno comprovato le sentenze e le poche (purtroppo) condanne.
Per concludere questa breve riflessione, gli Stati possono tornare ad essere
credibili solo se rinunceranno a tutti gli strumenti criminali
che hanno accumulato nei loro arsenali. Viceversa, una vasta quantità di
cittadini continuerà ad avere paura più dei loro
apparati militari e spionistici, più dei loro arsenali pieni di armi chimiche e
batteriologiche, che di quanti si ribellano ad essi.