di
Chicca Morone
Chicca Morone |
L’immagine
dell’Uroboros, serpente che si morde la coda rappresenta la ciclicità del tempo
come una delle dimensioni attraverso la quale la creazione si manifesta!
Ci
avviciniamo al 21 marzo, data in cui - nella cultura induista - il serpente addormentato
“si risveglia” spinto dall’energia creatrice Shakti che è la vita stessa,
l’espressione femminile del Divino.
Per
noi occidentali è il primo giorno di Primavera, data in cui effettivamente
dovrebbe iniziare il bel tempo, il risveglio della vegetazione, schiudersi della
vita in noi.
“In
passato c’era un tempo prestabilito per ogni cosa. Si coltivava in un certo
mese o stagione, e un mese particolare era fissato per il raccolto. In quei
tempi non c’erano pozzi artificiali. I contadini dipendevano solo dall’acqua e
dal sole che la Natura benignamente concedeva. La gente viveva in armonia con
la Natura e non provava mai a sfidarla. La gente aveva completa fiducia che
sarebbe piovuto se si fosse seminato in un particolare tempo del mese... L’uomo
e la Natura sono interdipendenti ma quando l’uomo sfrutta la
Natura, il suo ritmo è perduto. Siamo giustificati se prendiamo dalla terra ciò
di cui abbiamo bisogno ma è nostra responsabilità garantire che il ritmo e
l’armonia della Natura non vadano persi!” sono parole di
Amritanandamaji, l’illuminata - nota per il suo abbraccio purificatore - che
risiede nell’Ashram di Trivandrum (Kerala), spesso in tour, ovunque nel mondo, per
benedire le migliaia di persone che restano svegli una notte intera per assistere
al suo Devi Bhava.
In
effetti abbiamo perso il senso della misura e siamo stati travolti dagli
elementi perché non abbiamo rispettato le regole basilari per un corretto
rapporto tra noi umani e la Natura. Catastrofi prevedibili data l’incuria con
cui le strutture pubbliche e private vengono gestite, epidemie dalla matrice ambigua
foriere del sicuro collasso della nostra economia… insomma un panorama da definitiva
Apocalisse se non guardassimo l’altra faccia della medaglia: siamo costretti a
definire in modo diverso spazio e tempo, noi che siamo andati sulla Luna,
facciamo ricerca sull’intelligenza artificiale e inventiamo le auto che guidano
da sole. A noi è bastato un microrganismo per metterci in ginocchio.
La
verità è che dobbiamo entrare dentro di noi e vivere la nostra vera essenza in
empatia con la Natura, non gettandoci fuori alla conquista di chissà che, per
raggiungere chissà quali traguardi se prima non abbiamo definito i nostri
limiti e le nostre risorse. D’altra parte dicono che sul frontone del tempio di
Delfi stesse pur scritto “Conosci te stesso” e non è solo Socrate che indica il
criterio con cui incamminarsi nella giusta direzione.
Non
abbiamo bisogno di essere intelligenti come Rita Levi Montalcini o possedere i castelli
della Regina Elisabetta per vivere armonicamente nel nostro piccolo habitat: è
sufficiente essere noi stessi e ascoltare i ritmi della Natura che canta un’antica
nenia dentro di noi. Quella nenia che è il canto delle sfere e che non possiamo
sentire se non ci ascoltiamo. Un piccolo metro quadro vicino a un altro e i
chilometri quadrati potrebbero moltiplicarsi all’infinito per realizzare un
panorama totalmente diverso. Sembra banale, ma non lo è.
Anche
il messaggio “State in casa” sembra banale, ma non lo è.
Equinozi
e solstizi si alternano senza sosta, totalmente indifferenti alle direttive di
noi umani che abbiamo la presunzione di modificare la Natura; scandendo un
tempo che noi viviamo per la maggior parte dimentichi di quel che siamo, di
quello che è il nostro “sogno” da realizzare qui sulla terra.
Perché
di questo si tratta: veniamo al mondo con un programma iscritto nel nostro DNA
non solo biologico, ma anche spirituale. Abbiamo un compito, forse insignificante
se non ne conosciamo il vero significato. Ognuno il suo, uno diverso dall’altro,
non clonato, esattamente come non esistono due scritture uguali: simili, forse,
ma non uguali perché la nostra impronta è unica.
Conoscendo
i cicli della Natura è molto più facile entrare in armonia con i nostri bioritmi
nel nostro legame con gli elementi.
Intorno
al 21 dicembre cade il Solstizio d’inverno ed è il giorno il più corto dell’anno,
cioè la luce illumina la giornata meno di quanto il buio la avvolga. C’è quindi
più tempo per trovare la luce dentro, per illuminare quelle zone in cui è più
difficile raccogliersi quando il sole avvampa su una spiaggia o un sentiero di
montagna.
L’inverno è il periodo di purificazione e riposo,
mentre la Primavera, di rinascita: nell’antico calendario, rappresentava l’inizio
del nuovo anno, periodo in cui possiamo lasciar andare il superfluo, che siano
pensieri, oggetti, relazioni non costruttive.
Non a caso è il solstizio che dà inizio al tempo di potatura,
quando vengono tagliati i rami secchi, quando anche noi dovremmo fare un
bilancio dell’anno trascorso e togliere quello che abbiamo scoperto essere inutile
per il nostro anno a venire.
Pulizia del terreno sul quale la semina nuova possa
trovarsi al meglio: fare mente locale sui programmi da considerare fruttiferi per
poter meglio organizzare il lavoro dei prossimi mesi, quando i semi/idee avranno
modo di realizzarsi.
Elaborazione grafica di Giuseppe Denti |
Quest’anno il COVID-19 ci ha portato un
messaggio che definirei chirurgico: un virus contro cui non abbiamo difese esterne
e che solo il nostro sistema immunitario, per ora, può contrastare.
Un messaggio forte, da non sottovalutare perché non ci
sarà ricchezza, potere, amicizie o altro che potrà influire anche sulle cure
che potranno esserci offerte.
Dobbiamo prenderci cura di noi stessi, siamo noi che dobbiamo
prevenire i problemi, non possiamo affidare agli altri la nostra salute, se non
siamo ancora stati contagiati.
Il tempo e lo spazio. Due coordinate nelle quali siamo
costretti da qualche giorno a fare i conti e che sicuramente sono destinate a
perdurare almeno due cicli lunari.
Dall’equinozio di primavera - in cui ombra e luce
saranno in equilibrio - passeremo al solstizio d’estate passando attraverso
Pasqua e Wesak, due date in cui le preghiere si elevano dal maggior numero di
fedeli - tanto cristiani quanto buddisti - invocando la benedizione divina e quando,
si spera, il virus improvvisamente smetterà di essere attivo. Non ci sono
previsioni, ma sicuramente ci saranno persone che, costrette in uno spazio
limitato e con il tempo dilatato, cambieranno le loro abitudini, ci si augura
in meglio.
Tra i tanti messaggi più o meno divertenti uno in
particolare mi ha colpito “Ai nostri genitori/nonni è stato chiesto di armarsi
e andare in guerra. A noi di stare sul divano” e, se dal divano possiamo spostarci
alla scrivania davanti al pc, noi italiani “segregati in casa” ma liberi di lavorare
e comunicare con il resto del mondo, dobbiamo ammettere che non è poco in
paragone al destino dei molti che oggi sulla terra vivono in situazioni più che
drammatiche.