In questi giorni
tanto amari, per me e per tutti, sono arrivate queste affettuose parole di
amicizia e di stima da parte del poeta romano Leopoldo Attolico, e del medico e
pubblicista Teodosio De Bonis. Le accogliamo come buon auspicio e come sostegno
morale.
Vedo che
accetti il rischio (la scommessa) di giocarti tutto sulla parola, rinunciando
meritevolmente alla pletora dell’apparato retorico e ai suoi simboli,
troppo stantii ormai, vecchi, abusati. La poesia si deve prendere viva, e tu lo
fai da sempre: la parola, dunque, per quello che si merita, nella sua valenza
critica, descrittiva, ben lontana dal significante e dall’azzardo intellettuale
che troppo spesso lo penalizza. Ti sono vicino, sicuro che proseguirai su
questa linea. Hai la mia solidarietà, calorosa, sincera (quella che piace a
noi).
Abbraccione e Buon Tutto!!
Leo
In questi giorni così difficili e sconcertanti, può essere confortante ascoltare
un po’ di musica, affidarsi alle visioni dei pittori e degli scultori o leggere
una bella poesia. E cosa c’è di meglio di meglio che meditare sulle ultime
liriche di Angelo Gaccione comprese nel libro Spore. L’antico scivola
sul nuovo. Racconta in modo attuale antiche verità. Sicuramente, la poesia non è
più al centro del cosmo letteraria a causa della caduta della funzione
storico-civile di quella che Montale definiva “la più discreta delle arti”.
Ma la realtà è
più articolata e sicuramente più rosea di come appaia.
La poesia di
Angelo è quella senza tempo: classica voce del passato che si innesta nella
turbolenza della quotidianità. Gaccione è un poeta che trasforma in versi i
nostri sogni che non riusciamo ad esprimere. I suoi, sono versi di incantevole
chiarità. Ed ecco apparire con levità e amara soavità le memorie dolorose e
struggenti del nostro quotidiano. Li considero a livello dei lirici greci, per
la profondità e la forza della loro sapienza.
“Tutto il male
del mondo non bastò,
a fare dei nostri
cuori una pietra.
Si era seminato
bene in quella stagione.
Molto bene”.
Teodosio De Bonis