di
Franco Astengo
“Nella Costituzione di Weimar, stracciata poi da Hitler,
c’era una norma di questo tenore: l’articolo 48, che consegnava al presidente
del Reich il potere di sospendere le libertà fondamentali. Anche la
Costituzione francese (articolo 16) permette al presidente di adottare le
misure richieste dalle circostanze, nessuna esclusa. Ma quella italiana
no, non lo consente. La nostra Carta custodisce l’ambizione, o forse
l’illusione, d’assoggettare lo stato d’eccezione alle regole dello Stato di
diritto. E la prima regola è proprio questa: il primato delle assemblee
legislative.” Così scrive Michele Ainis su Repubblica (19 marzo).
Da questo articolo toglierei “o forse l’illusione”
sostituendolo con un termine di certezza. Il nostro impegno deve concentrarsi
proprio su questo punto, del primato delle assemblee legislative e
dell’impossibilità di sospensione del complesso di garanzie democratiche
previste dalla Costituzione. Non deve essere consentita nessuna concentrazione
di poteri in una persona o in un solo organismo e anche il confronto con la
comunità scientifica, cui spettano enormi responsabilità, deve avvenire nel
pieno della trasparenza politica. Senza mai interrogarci su: “a chi giova?”. Interrogativo
furbescamente utilizzato da soggetti capaci soltanto di muoversi in modo
strumentalmente utilitaristico. È l’antico discorso della “centralità del
Parlamento” e del ruolo delle forze politiche su cui abbiamo tanto dibattuto
nel passato in diverse sedi e che adesso si sta palesando in tutta la sua
crudezza.
Mostra la corda un sistema
politico fragile verso il cui rafforzamento non sono certo sufficienti i
richiami patriottici con il tricolore e l’Inno, oppure ottimistici sondaggi. Dentro
questo complesso itinerario dell’emergenza siamo pericolosamente vicini a punto
di rottura che sarà causato, con ogni probabilità, da un possibile (e temibile)
corto circuito tra disposizioni riguardanti l’isolamento privato e la realtà
del tessuto produttivo ed economico pesantemente investito ormai ai limiti
della sopportabilità.
Corto circuito che
potrebbe verificarsi nel giro di pochissimi giorni. In quel momento, se ci si
arriverà com’è francamente realistico temere, la tenuta costituzionale
rappresenterà il solo punto di saldatura possibile per il mantenimento del
quadro democratico e di una ragionevole possibilità di colloquio tra le
istituzioni e i cittadini, senza che i nostri generali seguano l’esempio di
Cadorna a Caporetto dando la colpa alla vigliaccheria dei soldati. La
situazione è vicina al punto di rottura considerato che, infine, sono
impietosamente salite a galla tutte le falle di un sistema dove stanno
presentando un salatissimo conto i tagli imposti ai punti più delicati del
welfare nella fase del passaggio (antico) dall’universalistico
all’individualistico. Un passaggio sulla base del quale, per far arricchire i
pochi e far crescere le disuguaglianze, quei tagli furono effettuati a
vantaggio del privato sul pubblico e non solo nella sanità.