di Antonio Mazzeo
Giochi di guerra nucleare in tempi di
pandemia per l’Aeronautica Militare italiana
Sono sette i
militari di stanza nella base aerea di Nellis, Nevada, risultati
positivi al COVID-19. Nelle ultime 24 ore il numero è quasi raddoppiato,
mentre è allarme pandemia in tutta la Contea di Clark, dove secondo il
Distretto sanitario del sud Nevada sono già stati registrati tre morti e altri
126 cittadini contagiati, dieci dei quali in gravi condizioni, anche se nelle
prossime ore le autorità locali prevedono una forte crescita del numero di
pazienti positivi al virus. Il 20 marzo scorso nella Nellis Air Force Base si è
conclusa la grande esercitazione aerea Red Flag 20-02 a cui
hanno partecipato i reparti di volo provenienti da quattro paesi, Stati Uniti
d’America, Germania, Spagna e Italia, con oltre duemila militari e una
ottantina tra cacciabombardieri e grandi velivoli da trasporto. Proprio qualche ora prima che venisse
ufficializzata la chiusura dei war games, il Comando dell’US Air Force aveva
dato notizia che uno dei “membri delle forze Nato” partecipanti a Red
Flag era stato messo in isolamento dopo essere risultato positivo al
tampone sul Covid-19, mentre il personale militare con cui era entrato in
contatto negli ultimi giorni era stato “tenuto al rispetto delle linee guida
previste dal Centro di controllo e prevenzione delle malattie infettive Usa”.
“Il militare Nato è stato sottoposto ad esami urgenti dopo che sabato 14 aveva
accusato gravi sintomi influenzali”, ha dichiarato il colonnello Cavan
Craddock, comandante del 99th Air Base Wing di US Air Force. “Martedì 17 il
paziente è stato trasferito con un aereo Nato al Nellis Emergency Department e
stamani è stato accertato il contagio da Covid-19. Le operazioni aeree di Red
Flag 20-2 si sono appena concluse e il personale che vi ha partecipato
sta per rientrare alle rispettive basi di appartenenza”. Nel comunicato il
Comando della base militare di Nellis ometteva tuttavia di precisare il paese
di origine del “militare Nato” ricoverato d’urgenza.
Il 21 marzo veniva confermato il contagio di un secondo militare impegnato nelle esercitazioni aeree in Nevada, un pilota del 57th Wing dell’Aeronautica Usa di stanza a Fairchild, Washingon. Altri cinque militari sono stati sottoposti ad isolamento nelle ultime 48 ore mentre è stata ordinata la chiusura di tutti gli impianti sportivi e ricreativi e delle strutture religiose ospitate nella base di Nellis, mentre sono stati ridotti gli orari di apertura degli store alimentari con “turni speciali riservati al personale militare, ai dipendenti civili, ai familiari e ai contractor”. L’allarme pandemia ha infine convinto i comandi delle forze aeree del Pacifico ad annullare, “in accordo con i paesi partner” la terza fase delle esercitazioni di Red Flag prevista dal 30 aprile al 15 maggio in Alaska. Intanto si sono concluse le operazioni di rientro in Italia dei reparti dell’Aeronautica presenti a Red Flag 20-02: il 4° Stormo di Grosseto, il 14° di Pratica di Mare, il 32° di Amendola (Foggia), il 36° di Gioia del Colle, il 37° di Trapani-Birgi e la 46^ brigata di Pisa. Ad oggi l’ufficio stampa dello Stato Maggiore della Difesa non ha fatto alcun accenno all’epidemia da coronavirus esplosa a Nellis né a quali misure di prevenzione e controllo sono state adottate per verificare l’eventuale contagio del personale italiano di ritorno dall’esercitazione in Nevada. Di contro si sprecano gli entusiastici commenti sull’inopportuna partecipazione a Red Flag in piena emergenza sanitaria in Italia. “Si è trattata della più importante esercitazione aerea organizzata dagli Stati Uniti a cui l’Aeronautica Militare ha partecipato insieme alle forze aeree tedesche e spagnole”, ha dichiarato il Colonnello Luca Maineri, a capo del team in trasferta negli Stati Uniti. “Un’esperienza unica al mondo, in grado di contribuire in un contesto altamente realistico a migliorare la prontezza e l’integrazione tra piloti di diversi assetti ed appartenenti a differenti Paesi. Per l’Aeronautica Militare ha rappresentato il più importante evento addestrativo del 2020, per la prima volta in assoluto con tre tipologie di velivoli: gli F-35 del 32° Stormo, gli Eurofighter del 4°, 36° e del 37° Stormo ed il CAEW del 14° Stormo di Pratica di Mare. Per consentirci di operare in America ad una tale distanza da casa, la Forza Armata ha saputo ancora una volta dar prova della sua capacità di logistica di proiezione, grazie alla quale siamo in grado di raggiungere con personale e mezzi, in brevissimo tempo, qualsiasi destinazione ed essere in grado di operare ed addestrarci in ogni angolo del mondo esattamente come se fossimo in Italia”.
Un appuntamento, quello di Red
Flag, a cui i vertici delle nostre forze armate non potevano certamente
mancare, anche a costo di mettere a comprovato rischio di contagio i propri
uomini. Nell’immenso poligono desertico del Nevada hanno fatto bella mostra di
sé le nuove bombe termonucleari B61-12 destinate ad essere stoccate nei depositi
Usa in Europa, compresi quelli delle due basi in Italia di Ghedi ed Aviano. I
media statunitensi hanno riprodotto le immagini sul montaggio delle armi
atomiche sotto le ali degli F-15E “Strike Eagle” di US Air Force e del loro
trasporto in volo durante le esercitazioni di inseguimento e tiro effettuate
congiuntamente con i velivoli dei paesi Nato presenti a Red Flag,
primi fra tutti i cacciabombardieri F-35A del 32° Stormo di Amendola. “La
presenza in Nevada ci ha consentito di accrescere e consolidare il
ruolo del nuovo velivolo quale enabler fondamentale in
scenari complessi, che includono minacce aeree e
terrestri avanzate”, ha commentato enfaticamente l’Aeronautica militare. È ai
costosissimi caccia di quinta generazioni che le dottrine Nato affidano lo
strike nucleare per le prossime guerre prossime venture.