di Luigi Caroli*
Coronavirus. Un po’ di
cronaca
Fervono gli affari che non si sono mai fermati, mentre gli ottantenni si
stanno fermando per sempre.
21 febbraio: il primo morto. I più saggi e i meno stupidi
cominciano a preoccuparsi. Il virus è contagioso. In Cina è morto il 4,5% dei
contagiati.
26 febbraio: si registrano in Lombardia 258 casi di Covid 19.
Attilio Fontana (in quarantena) tenta goffamente di mettersi la mascherina di
fronte all’operatore televisivo. Non è il massimo ma è un utile avvertimento
per gli spettatori. Il problema sarà poi di trovarle le mascherine. Ma… i
grandi soloni che si spacciano per esperti - ma sono guitti da avanspettacolo -
irridono coloro che si preoccupano.
“È solo propaganda per rimanere al potere. L’influenza fa più vittime di questo preteso virus”. Per ora!
Sala è preoccupato. Per le
morti, per i malati o per gli affari? Si fa fotografare con Alessandro Cattelan
al tavolino di un bar dei Navigli mentre brindano con le birre. Ma, se uno è un
comico televisivo, l’altro è il sindaco della più importante città italiana.
Pare averlo dimenticato e che preferisca l’avanspettacolo anche lui. Dopo aver
brindato (ai futuri morti!), decide di riaprire i locali la sera dopo le 18. Che
brindino anche gli altri e che tornino subito gli incassi della movida con le
relative percentuali!
“Torna l’aperitivo! “Meglio l’apericena” si festeggia a
stomaco pieno.
“Riapre il Duomo, la città prova a ripartire” titola il Corriere,
toppando alla grande. “Milano non si
ferma” infatti precipita nel burrone. La Confcommercio consiglia ai
milanesi: “Approfittate degli ultimi
saldi”. Per qualcuno lo sono stati. “Se
ti rimangono dei quattrini, prenota una vacanza”.
“Dopo le 18, riempi i bar con gli amici”. Facciamo festa, altrimenti
gli stranieri non vengono più a Milano. Al Sindaco la riapertura della città
preme molto. È stato eletto per festeggiare, non per risolvere i problemi della
città.
Le sue archistar sono in
cassa integrazione (che è molto meglio che in cassa da morto).
8 marzo: non si festeggia la Festa della donna. Cominciano le fughe da
Milano. Si lascia la birra sui tavoli dei Navigli e si corre alla Stazione
centrale. A Milano non arriva più nessuno. Il Presidente Conte ha appena ben
illustrato la situazione ma, riferendo i provvedimenti, commette un errore (di
cui pochi s’accorgono). Dichiara che verranno stanziati parecchi miliardi (che
verranno poi aumentati). I soliti profittatori si fregano le mani. Quasi la
metà (10 miliardi non sono noccioline) delle somme stanziate verrà spesa per la
sanità. Chi finora ha guadagnato più che bene con la sanità potrà sedere al
banchetto. Potrà forse farlo l’ospedale Sacco? Neanche per idea! I loro dottori
e i loro infermieri si stanno distruggendo per aiutare i malati. In città
parecchi medici di famiglia stanno conducendo una vita da inferno. Il primario
del Sacco, prof. Galli, sta ottimamente illustrando i pericoli. Per esempio gli
asintomatici sono meno numerosi dei sintomatici ma sono più pericolosi per la
diffusione del virus perché difficilmente intercettabili.
È il numero dei tamponi che
andrebbe almeno triplicato!
L’assessore Gallera, dopo
l’esordio in foulard verde di cui vi ho parlato in una precedente lettera, ha
finalmente avuto un’ottima idea.
Gli ospedali pubblici
milanesi hanno pochi letti per i contagiati più gravi. Quelli privati ne hanno
ancora meno perché le malattie infettive non sono - per loro - vantaggiose come
le altre.
“600 letti in Fiera. Modello
Wuhan” titola un giornale serio. È una buona notizia. “Ventimila metri quadrati
su due piani per ricavare posti di rianimazione”.
È proprio questo il
grandissimo problema che potrebbe avere Milano tra dieci giorni. Sarebbe un
vero disastro. I due grandi e bellissimi padiglioni della ex Fiera sono già
disponibili. I tecnici “veri” hanno studiato il progetto e prevedono di poter
fare i collegamenti nel giro di una settimana.
Ma ecco la doccia fredda: “Mancano medici e ventilatori” è
l’obiezione di Fontana, togliendosi la maschera. È un problema di soldi.
Si sono trastullati
davanti alle televisioni per tre settimane, in attesa di soldi.
Al dunque stanno mostrando
le loro qualità. Sono politicastri incapaci e…
Elaborazione grafica di Giuseppe Denti |
150 medici e 800
infermieri - da assumere - costerebbero.
500 letti di terapia e i
famosi ventilatori (che costano circa 10 mila euro cadauno) costerebbero. E
questi costi verrebbero detratti dalle enormi somme che la Regione Lombardia
incasserà dallo Stato. È mai possibile che in Lombardia non si trovi una ditta
in grado di produrre i suddetti ventilatori in quindici giorni? È l’accordo
economico che non si vuole raggiungere. Sentono già i soldoni nelle loro
tasche.
In Emilia c’è una piccola
ditta che i ventilatori li sta costruendo. In Lombardia siamo forse meno bravi?
Consip (è l’ente pubblico addetto agli acquisti della Nazione) con risparmi
teorici e intrallazzi certi, non riesce a fare gli acquisti dei materiali
necessari. Per le mascherine ha fatto un bando per dieci milioni di pezzi che è
andato deserto. Se l’avesse fatto di tre milioni avrebbe potuto trovare
concorrenti. Gli altri avrebbe potuto ordinarli in seguito.
È immorale che la
situazione degli approvvigionamenti sia drammatica. La Consip è forse marcia
fino al midollo?
Leggo su il Fatto Quotidiano:
“Così salta l’ospedale in Fiera” e aggiunge (ho provato dei brividi
leggendo) “Ieri il Commissario Borrelli
ha parlato di requisizioni e di blocco totale delle esportazioni”.
Caro lettore, sei
d’accordo con me che se una ditta italiana può esportare attrezzature
fondamentali per la nostra salute è perché è in grado di produrle?
Anzi, le sta già
producendo. Non è che la soluzione giusta da adottare sarebbe quella di
iniettare il coronavirus nella vorace gola di alcuni italiani e impedire che
vengano ricoverati negli ospedali privati che li hanno sempre foraggiati?
*Un quasi ottantenne che abita a 500 metri dai padiglioni
della ex
Fiera.