Proseguono su Odissea gli interventi sulla
interrogazione
“Cosa ci ha insegnato la tragica esperienza del coronavirus?”. Risponde: Adam Vaccaro
“Cosa ci ha insegnato la tragica esperienza del coronavirus?”. Risponde: Adam Vaccaro
Il
miglior regalo che potrebbe farci questo terribile coronavirus sarebbe quello
di far saltare in aria la costruzione neoliberista dell’EU, che infiniti lutti addusse e dolori, e ancor
più addurrebbe, ai popoli europei. Questo virus sta evidenziando oltre ogni
dubbio le ingiustizie, le barbarie e le contraddizioni insanabili che
permangono tra i vari interessi nazionali, risolti sempre a danno dei più
poveri e a favore di una élite ristretta.
Anche a tanti fiduciosi iniziali
sostenitori, appare evidente l’impossibilità di procedere con questa dittatura
finanziaria (propagandata come massima libertà), sostenuta da un mainstream mediatico gigantesco e
asservito alla ideologia dominante del pensiero unico. La forma di globalizzazione
economica, messa in atto e che ne deriva, non tollera limitazioni democratiche
e nazionali di ogni genere. Ogni relazione che sia conformata al dio profitto, interessato
a ridurci solo a merce e a consumatori, senza differenze identitarie. È un
contesto che moltiplica la difficoltà, ma esalta insieme la necessità, di un
pensiero critico che sappia recuperare un disegno umano, degno della nostra
migliore civiltà culturale, magistralmente sintetizzata nella nostra
Costituzione.
Questo 2020 ci
pone dunque davanti a due virus - corona e neoliberismo - e non so proprio
quale dei due ci farà pagare il prezzo più alto! Dobbiamo dunque cercare di
mettere in atto, singolarmente e collettivamente, sufficienti energie di
autodifesa sociale che riescano a impedire ai poteri nazionali e internazionali
del neoliberismo di utilizzare senza freni questa terribile occasione, per
imporre arretramenti sociali ben più feroci di quelli che abbiamo finora visto.
E, al tempo stesso, non va ovviamente tralasciata la necessità di elaborare
tutti i mezzi possibili che ci consentano di resistere psichicamente e
fisicamente, se l’attuale condizione di carcerazione domiciliare dovesse
continuare - come penso - diversi mesi.
[28 marzo 2020]