Io canto per Lorenzo
Io non m’affaccio a mezzogiorno alla
finestra
A sventolare il tricolore fino ad oggi
offeso
Non ho voglia di cantare una canzone
allegra
Esibendomi al balcone come fossi in
televisione
Siamo lontani oggi e soli in questo
tempo
Rotto e vuoto del coronavirus, un
nemico
Invisibile e crudele che ti prende
senza preavviso
Tu sei lontana dentro una antica storia
Nella paura che si fa rabbia ed
impotenza
Passa dentro la mente e arriva al cuore
Fino a rubarti la pace e di notte il
sonno
Si muore tristi in una solitudine
assurda
Dentro una morte atroce e senza
conforto
Non porti dietro neppure un pianto di
amici
O di qualche parente e non ti salva
una preghiera nell’assenza e quanto
resta
non ha più valore e non si ha la forza
di una preghiera tanto siamo codardi
anche se non si disprezza la vicinanza
a un dio
Tutto il mondo è un pugno di ricordi
una voglia abortita dentro un silenzio
assordante dell’abitudine alla speranza
Cambieremo dopo e chi vivrà avrà il
tempo
Per ripensare il giorno con un colore
nuovo
Per disegnare un altro futuro
Perché avrà compreso il senso della
vita
Bisogna fermarsi e bere un sogno tutto
intero
Riprendere il cammino senza fretta
Avremo, avranno tempo per guardare un
fiore
Alzare gli occhi al cielo per vedere le
stelle
Volare per un viaggio leggero nel
passato
E ritrovare tra i rifiuti il senso del
riuso
Vorrei evitare questa caduta inattesa
Per poterti vedere bambino un po’ più
grande
Da ricordarmi preoccupato e stanco
Ma per te quel nonno folle e un po’
bislacco.
Francesco Curto
Perugia, marzo 2020, inedita