di Vincenzo Guarracino
Vincenzo Guarracino |
Pubblichiamo la versione integrale della nota uscita
sul quotidiano “Avvenire” domenica 8 marzo.
La forma è
quella, esatta, dell’epigramma, un genere che ab antiquo fa della brevitas ed esattezza, unita a una punta
spesso amabilmente velenosa la sua caratteristica. Una brevità tesa a raggiungere immediatamente, nel giro di pochi versi (“l’epigramma perfetto è di due versi”, ammonisce
Cirillo, poeta ellenistico del I secolo a.C.),
l’acme della poesia e di mantenerlo per tutto il componimento; una esattezza
che vuol dire una cura formale perseguita con scrupolo. Se a ciò si unisce una
spiccata soggettività, ecco che si capisce come l’intento dell’autore sia
quello di mettersi in gioco senza intermediari in prima persona fissando uno
stato d'animo o una vicenda della vita intorno ai temi più diversi (l'amore, il vino, la morte,
un paesaggio, una disputa letteraria, la descrizione di un ambiente o di un
mestiere), non risparmiando strali anche acuminati di critica o di
risentimento, giusto secondo l’adagio virgiliano che vuole certe espressioni pondere culicis leviores, “leggere e
pungenti più del peso di una zanzara”.
È in questi termini, entro cioè un genere siffatto,
che si configurano i testi di Angelo Gaccione raccolti per Interlinea nelle due
parti di un libro intitolato Spore: sono
componimenti poetici brevi, “esatti come proverbi”, come li ha definiti,
Alessandro Zaccuri. Testi costruiti cioè con rigorosa attenzione alla misura e
tesi, come da statuto del genere, ad effetti di straniamento, sconfinanti in
breve volgere in una morale, in quella che retoricamente si chiamava una volta
“agnizione”, “epifania”, ossia rivelazione. Non meno convinta, l’altra “spalla”
critica, Lella Costa, ne loda agudeza
e sonorità (“possiamo leggerla, ascoltarla, e perché no, anche danzarla”).
Angelo Gaccione |
Ma prima di dire cosa c’è
nel breve libro, spendiamo due parole sull’autore. Angelo Gaccione, nato a Cosenza, vive e lavora a Milano, luogo d’elezione
civile e intellettuale, dove dirige un pugnace giornale di cultura online,
“Odissea”. Narratore e drammaturgo ha all’attivo libri di saggi, racconti,
fiabe, aforismi e testi teatrali, oltre che di poesia (una raccolta, Lingua
Mater, in lingua dialettale con testo italiano a fronte, ha visto la luce
recentemente). Anche un best seller, fra i suoi titoli più noti, Lettere ad
Azzurra e da poco i racconti L’incendio di Roccabruna (Di Felice Ed.). a testimonianza del
suo vivace impegno civile, Disarmo
o barbarie (assieme a Carlo Cassola, autore con cui ha
intrattenuto un lungo carteggio, Cassola e il disarmo. La letteratura non
basta, dato alle stampe nel
2017 per il centenario della nascita).
La copertina del libro |
Detto questo, cos’è Spore? Partiamo dal titolo: spore, come dire cellule riproduttrici, semi di vita
e di saggezza, che si offrono a contaminazione umana e sapienziale, toccando il
lettore nelle parti più sensibili e profonde inducendolo a pensare. Conoscendo
Gaccione e il suo multiforme ingegno e (e impegno), come sorprendersi?
Sorprende, certo, il tono (pacato e familiare), ma non l’intento. Educando castigat mores, dicevano gli
Antichi: ecco, è questo che in un certo senso fa Angelo e lo dice esplicitamente
nei versi conclusivi della seconda parte, dove rivolgendosi alla figlia le
affida giusto questo testimone morale (“Ho consegnato il testimone a te, figlia
/ e mi ricorderai. // Tu lo hai consegnato alla tua, / e ti ricorderà”).
Messaggio chiaro ed esplicito, una missione, da non sottovalutare: “Se hai
paura non metterti in cammino, / la strada è infida, le svolte perigliose…”.
Tenendo conto dell’”inverno che ci attende”, convinti che “sono le cose più
umili, / ad esserci indispensabili”: pillole di saggezza, inattese da un
“guerriero”, disincantato ma non rinsavito (come il Didimo foscoliano) e chiuso
nella sua lucida corazza intellettuale e civile, quale è Gaccione.
Angelo Gaccione
Spore
Interlinea,
Novara 2020
Pagg. 90, € 12,00